3 regioni-province a rischio alto, 11 a rischio moderato, di cui una in peggioramento. Il nuovo report ISS del 5 febbraio ha dato un indizio su chi passa e chi resta in zona gialla, arancione o rossa. Come cambia la mappa dei colori in Italia.
Ieri 5 febbraio è stato deciso un nuovo cambio di colore per le regioni italiane. Il report ISS-Ministero della Salute relativo al periodo 25-31 gennaio con dati aggiornati al 3 febbraio parla di un lieve peggioramento generale dell’epidemia in Italia.
Stando a quanto riportato, sono 3 le regioni a rischio alto (Puglia, Umbria e Provincia di Bolzano); 11 regioni (Abruzzo, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Provincia autonoma di Trento, Molise e Toscana) sono a rischio moderato, con il Molise ad alto rischio di progressione nelle prossime settimane. Rischio basso invece, in Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta e Veneto.
Diverse regioni registrano una situazione preoccupante a causa delle nuove varianti che possono portare a un rapido aumento dell’incidenza. Il documento sottolinea, infatti, la possibilità di un nuovo boom di casi e di un sovraccarico dei servizi sanitari nelle prossime settimane se non verranno messe in atto adeguate misure sia a livello nazionale che regionale.
La suddivisione dell’Italia nelle 3 fasce di rischio dovrebbe rimanere pressoché invariata da questo weekend: la zona gialla è stata confermata nella maggior parte delle regioni. Si attende l’ufficialità dal ministero della Salute, con le consuete ordinanze.
La speranza, però, è di rimanerci anche la settimana prossima: il 15 febbraio riaprono gli impianti sciistici e scade il divieto di spostamenti tra regioni gialle (che potrebbe essere prorogato oppure decadere). Nel frattempo preoccupa la crescente diffusione delle nuove varianti del virus che sta provocando la nascita di focolai. Ecco perché non si esclude l’introduzione di mini zone rosse locali per arginare i contagi, anche in regioni considerate a rischio basso o moderato.
Zone gialle, cosa cambia con il report di venerdì 5 febbraio
Venerdì 5 febbraio la Cabina di regia ha fornito i nuovi dati settimanali del monitoraggio Covid in Italia (periodo 25-31 gennaio), sulla base dei quali il ministro della Salute emanerà una o più ordinanze nelle prossime ore per stabilire il passaggio delle regioni da una zona di rischio all’altra. Ordinanze che potrebbero entrare in vigore domenica 7 febbraio o lunedì 8.
Con il monitoraggio di venerdì 5 febbraio è stata confermata la zona gialla per un’altra settimana per Lazio, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Calabria, Valle D’Aosta, Piemonte, Campania, Basilicata, Veneto, Liguria, Molise e Marche. A questa lista si è aggiunta anche la Sardegna, unica regione promossa questa settimana.
Le Regioni in zona arancione
Conferma della zona arancione per Puglia, Umbria, Sicilia e Provincia di Bolzano, anche se quest’ultima da lunedì si troverà in una situazione particolare. A causa dei troppi contagi registrati negli ultimi giorni (747 nuovi casi nelle ultime 24 ore e oltre 15mila persone in quarantena) la giunta provinciale di Bolzano ha imposto il lockdown per 3 settimane. Fino al 28 febbraio in Alto Adige, oltre alle misure già in vigore, saranno vietati gli spostamenti non essenziali fuori Comune, i negozi saranno chiusi e tornerà la didattica a distanza per medie e superiori.
Nessuna regione in zona bianca, almeno per ora, anche se la Basilicata - unica regione candidata - potrebbe rientrarci a partire dalla settimana successiva.
Le mini zone rosse locali
Per fermare i focolai legati alla diffusione delle nuove mutazioni più infettive del Covid-19 (inglese e brasiliana in primis) e per garantire la tenuta dei sistemi sanitari, si renderebbero necessarie ulteriori misure contenitive, più mirate.
Ecco perché potrebbero arrivare le mini zone rosse locali, circoscritte ad alcune province d’Italia dove si sta assistendo a una ripresa preoccupante dei contagi legati alla presenza delle nuove varianti.
A rischio l’Abruzzo, vista la difficile situazione negli ospedali di Chieti e Pescara, ma anche l’Umbria, con la provincia di Perugia che potrebbe finire in lockdown a causa dei focolai dovuti alle nuove varianti.
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