L’inflazione in Eurozona non si ferma e nella lettura preliminare di marzo si impenna ancora, segnando un +7,5% su base annuale. I prezzi energetici spingono il carovita a livelli drammatici.
Inflazione in Eurozona schizza verso nuovi livelli storici.
L’invasione russa dell’Ucraina ha sconvolto le catene di approvvigionamento globali e ha fornito un nuovo driver per i già impennati costi energetici, soprattutto nella regione a moneta unica fortemente dipendente dal gas di Mosca.
I dati europei non hanno fatto altro che confermare i risultati dell’inflazione di questa settimana di Spagna, Italia e Germania verso nuovi picchi. Le letture hanno spinto gli investitori ad anticipare le scommesse su quando la Banca centrale europea porrà fine a più di due anni di tassi di interesse negativi.
Con l’inflazione in Eurozona sempre più elevata, cosa sta rischiando il continente? I numeri aggiornati sui prezzi, con focus su energia.
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Inflazione in Eurozona sempre più in alto: i dati
Secondo la lettura flash dell’Eurostat, l’inflazione annua dell’area dell’euro dovrebbe essere del 7,5% a marzo 2022, in aumento rispetto al 5,9% di febbraio.
Considerando le principali componenti della misura dei prezzi, si prevede che l’energia avrà il tasso annuo più elevato a marzo (44,7%, rispetto al 32,0% di febbraio), seguita da cibo, alcol e tabacco (5,0%, rispetto al 4,2% di febbraio), beni industriali non energetici (3,4%, contro il 3,1% di febbraio) e servizi (2,7%, contro 2,5% a febbraio).
Il grafico Eurostat è chiaro nel mostrare la minacciosa impennata energetica:
Sebbene l’energia sia il principale traino, l’inflazione dei generi alimentari, dei servizi e dei beni durevoli è arrivata al di sopra dell’obiettivo del 2% della Bce, a ulteriore prova che la crescita dei prezzi è sempre più ampia e non semplicemente un riflesso del caro petrolio.
Anche i prezzi sottostanti, che filtrano la volatilità dei prezzi energetici e alimentari, hanno subito un’accelerazione, aumentando il rischio che l’inflazione elevata si radichi, un fenomeno difficile da invertire.
Nel dettaglio, senza i prezzi di generi alimentari e carburante, il tasso seguito da vicino da Francoforte è salito al 3,2% dal 2,9%, mentre una misura più ristretta che esclude anche alcol e prodotti del tabacco è balzata al 3,0% dal 2,7%.
La Bce al bivio: intervenire sui prezzi o no?
Tutti dati elencati lasciano alla Bce un difficile dilemma politico: aumentare i tassi di interesse per freddare l’inflazione galoppante, ma rischiare di far crollare un’economia che sta già vacillando per le ricadute della guerra e per l’impatto persistente della pandemia?
L’Eurotower stima che la crescita nel primo trimestre sia stata positiva, mentre la ripresa del secondo trimestre sarà prossima allo zero, poiché i prezzi elevati dell’energia intaccano i consumi e danneggiano gli investimenti delle imprese.
Ciò suggerirebbe che il blocco è vicino a uno stato di stagflazione, in cui una rapida inflazione è accompagnata da una crescita stagnante.
Per ora Lagarde e altri membri hanno scongiurato questo pericolo, pur ribadendo il massimo impegno e la più accurata osservazione di cosa sta accadendo per intervenire.
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