Migliora l’outlook globale: l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) rivede al rialzo le stime di crescita del Pil per il 2021 e il 2022. Ma sui numeri, sottolinea il segretario generale Gurria, potrebbe pesare ancora l’incognita vaccini, soprattutto nel breve termine.
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) scommette sulla ripresa, ma le parole del segretario generale Gurria lasciano intendere che il ritmo alterno delle vaccinazioni - a spron battuto negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in buona parte dell’Europa, ancora a rilento nelle economie meno avanzate – rimane un rischio soprattutto nel breve termine.
I dati aggiornati dell’OCSE sulle previsioni di crescita del Pil globale per il 2021 e il 2022 sono stati presentati oggi in occasione di un panel di apertura della serie “Stakeholder Talks” .
OCSE vede la ripresa, ma c’è ancora un rischio
Nel dettaglio, l’OCSE stima che grazie agli stimoli e alle schiarite sul fronte pandemico il Pil globale rimbalzerà del 5,6% quest’anno e del 4% nel 2022, ma visto lo scenario ancora mutevole – sottolinea Gurria – “i numeri potranno essere migliori quando li pubblicheremo nei prossimi giorni”.
D’altra parte, il segretario generale ribadisce che “l’outlook rimane incerto e il ritmo della ripresa dipende dai vaccini”. Uno snodo sul quale Gurria ha spesso posto l’accento, e che è tornato di straordinaria attualità con l’impennata dei contagi nel Sudest asiatico, dall’India alla Malesia, dove al proliferare di nuovi casi si combina una campagna vaccinale spesso asimmetrica, con intere regioni senza dosi.
Pe questo, nonostante l’ottimismo insito nelle nuove stime, per Gurria le strade restano due: da una parte una ripresa dettata dalle vaccinazioni, con l’economia globale che torna “dove sarebbe stata senza la pandemia entro la fine del 2021”, dall’altra uno scenario in chiaroscuro dove le vaccinazioni a singhiozzo portano il Pil globale “quasi al di sotto del 2% rispetto alle stime di fine 2022”.
“Una differenza enorme”, ammette lo stesso Gurria, che richiama la necessità di rinforzare la cooperazione per favorire l’approvvigionamento di quei paesi ancora fuori dai radar delle Big Pharma, dall’Africa all’Asia, e senza i quali – vista l’economia interconnessa del ventunesimo secolo – una vera ripresa appare impossibile.
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