La crisi tra Russia e Ucraina, le proteste degli autotrasportatori e la paura dei consumatori accelerano l’esaurimento di molti prodotti. L’olio di girasole è tra quelli più a rischio.
Il conflitto tra Russia e Ucraina impedisce l’esportazione di molti beni e la conseguente paura degli italiani, simile a quella scatenata dalla notizia della quarantena, rischia una spesa incontrollata da parte dei consumatori e scaffali vuoti nei supermercati.
A questo, ricordiamo, si aggiunge il malcontento degli autotrasportatori che a causa del caro benzina hanno deciso di protestare interrompendo in diverse occasioni il trasporto di materie prime e altri prodotti.
Insomma, il blocco delle importazioni e la conseguente preoccupazione mettono a rischio le scorte dell’olio di girasole e di prodotti simili. Ma vediamo più nel dettaglio cosa sta succedendo e a quali soluzioni ha pensato l’Italia.
Perché scarseggia l’olio di girasole?
Il 60% della produzione mondiale di olio di girasole proviene dalla Russia e dall’Ucraina. Coldiretti stima che, su 570 milioni di euro di prodotti importati da Kiev in Italia, 260 sono stati spesi per l’olio di girasole. Ci sono poi altri cereali, come mais e grano, e anche questi rischiano di non arrivare più nel territorio italiano.
Ma per quale motivo scarseggia l’olio di girasole? A causa degli scontri tra Russia e Ucraina, sono stati chiusi i porti ucraini di Odessa e Mariupol, e questo impedisce qualsiasi scambio tra Russia, Ucraina e i Paesi europei. Insieme ai semi di girasole, è vietato l’export anche di grano, segale, miglio, zucchero, sale e carne fino alla fine del 2022.
Tali notizie hanno gettato nel panico i consumatori italiani che temono di rimanere senza scorte e, per quanto le istituzioni rassicurino sul fatto che non siamo in un’economia di guerra, l’assalto agli scaffali è già iniziato.
Tant’è che cominciano i razionamenti nei supermercati: per sopperire agli effetti del panico, alcuni punti vendita in Italia si sono organizzati affinché le scorte di olio di girasole (insieme ad altri prodotti a rischio) venissero razionate e vendute a ogni famiglia in quantità limitata. Ma, come abbiamo detto, solo alcuni supermercati hanno messo in pratica tale precauzione: se i consumatori non praticheranno il buon senso di razionare il prodotto, l’olio di girasole verrà venduto in maniera iniqua e le conseguenze nel lungo termine potrebbero essere molto gravi.
Quali saranno le conseguenze? Principalmente due:
- l’aumento dei prezzi;
- l’esaurimento delle scorte disponibili.
L’Assitol (Associazione italiana dell’industria olearia) avverte che entro la fine del mese le scorte d’olio estratto dai semi di girasole potrebbero arrivare a zero. La situazione è grave perché l’olio di girasole è utilizzato anche per la produzione di prodotti come conserve, biscotti, salse, condimenti, sughi, fritture e pasta. Il suo esaurimento, quindi, potrebbe comportare la scomparsa dagli scaffali anche di questi prodotti, oppure, per evitare tale danno, le industrie alimentari si vedrebbero costrette a cambiare gli ingredienti dei loro prodotti, e questo fatto non è cosa di poco conto.
Ricordiamo inoltre che non è a rischio solo l’olio di girasole, ma anche grano e simili. Tali cereali sono anche alla base dell’alimentazione per gli animali da allevamento, come mucche, maiali e polli.
Dalla Toscana arriva l’allarme di Coldiretti, che avverte:
“L’esplosione dei costi e la crisi delle forniture di mangimi dall’estero sta costringendo gli allevatori toscani a iniziare a razionare l’alimentazione. Negli allevamenti bovini, per esempio, si sostituirà la farina con il fieno perché il mais inizia a scarseggiare e ha toccato prezzi folli. Siamo di fronte al rischio concreto di non riuscire a garantire l’alimentazione del bestiame."
Si tratta quindi di un disordine vorticoso che da prima ha coinvolto una sola categoria di prodotti, ma adesso sta travolgendo altri settori rischiando la crisi di più industrie.
Cambio di etichetta: la soluzione dell’Italia
Una soluzione potrebbe essere quella di trovare in tempo utile nuovi Paesi da cui ricevere i beni di cui abbiamo bisogno. L’Italia è già al lavoro su questo fronte, ma è innegabile che ci vorrà del tempo.
Il ministero dello Sviluppo economico, in una circolare pubblicata sabato, dà semaforo verde alle società produttrici di biscotti, maionese, creme spalmabili, sughi e altri alimenti lavorati per una modifica delle etichette.
Cosa significa? Stiamo parlando di una riformula dei prodotti.
Le etichette già pronte potranno essere sovrascritte, ad esempio attraverso stickers adesivi che indicano quali altri oli o ingredienti sono stati usati per sostituire l’olio di girasole. Per le etichette ancora da realizzare, invece, non sarà più necessario specificare se il prodotto contiene olio di palma, di mais o di soia, si potrà indicare nella lista degli ingredienti una generica denominazione “oli e grassi vegetali” seguita “dalle origini vegetali potenzialmente presenti”, questo in base alle forniture disponibili.
È una soluzione temporanea. Come accennato all’inizio di questo paragrafo, l’Italia si sta già muovendo per trovare altri Paesi a cui chiedere i prodotti necessari. Ma questa soluzione provvisoria aiuterà le industrie a non fermarsi.
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