Outlook mercati: i rialzi delle Borse non devono causare eccessivo entusiasmo

Mattia Prando

29 Gennaio 2019 - 14:59

Volatilità e tempo: questi gli ingredienti segreti suggeriti da un trader di successo come Giovanni Lapidari in questa fase di mercato

Outlook mercati: i rialzi delle Borse non devono causare eccessivo entusiasmo

Gennaio si candida ad essere un ottimo mese per le Borse mondiali, dopo le sferzate di volatilità che hanno accompagnato l’ultima parte del 2018.

Mercati azionari, oro, rallentamento economico: i temi al vaglio del mercato in questa fase sono davvero molti ed è per questo che più di qualcuno potrebbe decidere di mantenere un atteggiamento guardingo in attesa di ulteriori sviluppi.

Ne abbiamo parlato con Giovanni Lapidari (in foto), trader di lungo corso con più di vent’anni di esperienza sui mercati finanziari. Di seguito l’intervista integrale.

Il 2018 è stato dominato dalla volatilità che ha penalizzato le asset class globali in maniera trasversale. Per il 2019 qual è o quali sono le classi di attivo da cui aspettarsi i ritorni più interessanti?

Penso che i ritorni più interessanti possano venire da tre asset class, o per meglio dire da tre modalità comportamentali. La prima è la volatilità stessa. Andrà comprata su forti cali, stando attenti al timing, questo perché la volatilità ha caratteristiche di persistenza diverse quando è bassa rispetto a quando è alta. Questo sia su mercati azionari ma anche su bond e materie prime, mentre diverso è il discorso sulle valute, che hanno pattern di prezzo a sé stanti. Il secondo asset potrebbe essere l’azionario. Il recupero di dicembre indica che la tendenza degli operatori è quella di comprare correzioni forti in rapporto spazio/tempo e che possano matematicamente generare opportunità di ingresso su eccessi. Il terzo asset non è un asset, ma un modo di pensare. Io dico spesso che il medio/lungo termine è un copia e incolla di tanti momenti di breve, e quindi credo che nel 2019 l’asset da far fruttare maggiormente sarà il tempo.

In Europa l’indice che ha fatto peggio lo scorso anno è stato, a sorpresa, il DAX. Secondo lei come potrebbe evolversi la situazione tecnica alla luce dei recenti dati macroeconomici negativi per la Germania?

Il Dax ha recentemente fatto fatica a superare quota 11.000, dove però ha creato una flag che ha compresso la volatilità generando successivamente un breakout che pare interessante, anche se secondo me ha bisogno di prendere fiato. La situazione tecnica, alla luce dell’avvicinarsi delle elezioni europee, va venduta su strappi di eccesso ma soprattutto comprata sulla debolezza. Questa almeno sarà la mia operatività. Il mercato potrebbe in parte aver già prezzato il calo degli indicatori economici e per altri aspetti credo che vedrà con favore l’accordo politico Francia/Germania. L’incognita è l’Italia, scheggia abbastanza impazzita nel quadro politico dell’Ue e con numeri sulla crescita francamente illusori e imbarazzanti.

Nel nostro Paese il FTSE Mib è sceso senza però presentare performance significativamente diverse da quelle delle altre Borse del continente. Il peggio è alle spalle o c’è da aspettarsi qualche altro ribasso?

No, qualche altro ribasso ci sta, anche se forse non a brevissimo. Le banche sono piene di Npl, Draghi e Bce mandano avvisi, il governo è sempre più litigioso e molte zone del Paese faticano a creare valore aggiunto nella loro economia. Le Borse spesso salgono al di là dei fondamentali economici, ma se fossi un investitore estero mi muoverei con grande prudenza sull’Italia.

Sorvoliamo l’Oceano e andiamo a New York, dove dicembre è stato un mese estremamente volatile. Al netto dei fattori esogeni come la politica di Trump o le future mosse della Fed, lei vede valore nel mercato azionario statunitense?

Si, del valore c’è, e magari da qui ai prossimi giorni un altro 2 massimo 3% l’S&P 500 lo può fare, prima di incontrare la resistenza di 2.750, a maggior ragione se Trump trova un’intesa sullo shutdown coi democratici. Ma anche su Wall Street personalmente navigherò a vista. È vero che il buongiorno si vede dal mattino, e in tal senso gennaio si avvia ad essere un ottimo mese, ma non sono mai stato né un depresso nei momenti difficili né tanto meno un euforico quando tutto sale e sembra “per sempre”.

C’è molto ottimismo verso il mercato dell’oro in questa fase. Secondo lei è giustificato, oltre che da fattori tecnici, anche da aspetti di natura fondamentale?

Dal punto di vista fondamentale, non ne vedo uno che sia uno di motivi per comprare oro. L’idea che mi sono fatto del Gold è che per il 30% si muova per acquisti tattici a protezione di ipotetico calo di borsa, e per il 70% sia legato al dollaro, che quando scende lo aiuta. Strutturalmente, spazi di ulteriore progresso però, almeno nel breve, ve ne sono, dato che a 1.320 e 1.332 dollari vi sono zone di volume che potrebbero fare da polo di attrazione.

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