Pensione il prima possibile nel 2022: ecco le opzioni migliori

Simone Micocci

24 Gennaio 2022 - 12:47

Come andare in pensione il prima possibile? Ci sono diverse opzioni che consentono di smettere di lavorare con largo anticipo: ecco la situazione aggiornata al 2022.

Pensione il prima possibile nel 2022: ecco le opzioni migliori

Pensione il prima possibile: come si può fare nel 2022? Anche quest’anno c’è stato - visto l’avvicendamento di Quota 100 a vantaggio di una molto meno conveniente Quota 102 - un cambio delle regole per andare in pensione.

C’è appunto Quota 102, così come un ampliamento della platea dei beneficiari che possono accedere alla cosiddetta Ape Sociale: ma qual è tra le tante opzioni disponibili quella che permette di andare in pensione il prima possibile? Una domanda che si fanno coloro che sono oberati ormai dai tanti anni di lavoro, i quali sono alla ricerca di una via d’uscita anticipata che permetta loro di andare subito in pensione.

Ebbene, vediamo qual è l’opzione con cui andare prima in pensione nel 2022, in attesa della nuova riforma promessa da Mario Draghi che potrebbe entrare in vigore già il 1° gennaio del prossimo anno.

Pensioni: qual è l’opzione con cui andare il prima possibile

Se per “prima possibile” intendiamo l’età anagrafica, allora dobbiamo necessariamente guardare a quelle opzioni di pensionamento che consentono di andare in pensione guardando al solo requisito contributivo.

Sono queste, infatti, che consentono - allo scattare di determinate condizioni - di smettere di lavorare anche prima dei 60 anni.

Ad esempio, con la pensione anticipata si può “uscire” dal mondo del lavoro al raggiungimento del seguente requisito contributivo:

  • 42 anni e 10 mesi di età per gli uomini;
  • 41 anni e 10 mesi di età per le donne.

Ad esempio, chi ha iniziato a lavorare a 18 anni, mantenendo una carriera lavorativa senza interruzioni, potrebbe andare in pensione già a 60 anni e 10 mesi, se uomo, o a 59 anni e 10 mesi se donna.

Sono poche le altre opzioni che consentono di farlo a questa età: ad esempio, basti pensare che la neonata Quota 102 prevede un limite di età pari a 64 anni.

Abbiamo invece Opzione Donna, ovviamente riservata alle lavoratrici, che consente il pensionamento già all’età di 58 anni, o 59 anni nel caso delle autonome, a patto che nel contempo siano stati maturati almeno 35 anni di contributi. Entrambi i requisiti, sia l’anagrafico che il contributivo, devono essere stati maturati entro il 31 dicembre 2021.

Per le donne, quindi, è certamente questa la misura che consente di andare in pensione il prima possibile, ma con un prezzo da pagare. Accettando di andare in pensione con Opzione Donna, infatti, si dà l’autorizzazione a un ricalcolo dell’assegno di pensione, il quale viene calcolato interamente con il sistema contributivo. Un’operazione da cui potrebbe seguire un taglio considerevole dell’assegno.

Sia per uomini che donne, poi, c’è l’opzione riservata ai lavoratori precoci, ossia per coloro che prima del compimento dei 19 anni possono vantare almeno 12 mesi di contributi. Questi possono accedere alla pensione con soli 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età. Nella migliore delle ipotesi, ad esempio, chi ha iniziato a lavorare tra i 16 e i 17 anni e ha mantenuto una carriera continua, può andare in pensione tra i 57 e i 58 anni. Tuttavia, non basta essere lavoratori precoci: per l’accesso alla cosiddetta Quota 41 bisogna anche appartenere a uno dei seguenti profili: disoccupati, invalidi almeno al 75%, caregiver o lavoratori gravosi (tra questi non figurano le nuove categorie previste dal 1° gennaio 2022, le quali si considerano solamente ai fini dell’accesso all’Ape Sociale).

Come andare in pensione il prima possibile: due eccezioni

Ci sono due eccezioni che abbiamo deciso di trattare separatamente: ci riferiamo al taglio dell’età per l’accesso alla pensione riservato ai lavoratori con almeno l’80% d’invalidità e del contratto di espansione.

Nel primo caso, per coloro che possiedono un’invalidità riconosciuta almeno pari all’80% e i non vedenti si applica ancora l’agevolazione riconosciuta dal cosiddetto decreto Amato (D.lgs. 503/1992), la quale consente di accedere alla pensione di vecchiaia con 20 anni di contributi e 61 anni di età per gli uomini, persino 56 anni per le donne (rispetto ai 67 anni solitamente previsti). Per i non vedenti, invece, i requisiti di età sono pari, rispettivamente, a 56 anni per gli uomini e a 51 anni per le donne.

Altro tema è quello del contratto di espansione, misura riservata alle aziende con almeno 50 dipendenti. Con questo strumento spetta uno scivolo pensionistico che è destinato ai lavoratori che si trovano a non più di 5 anni dall’accesso alla pensione, sia per la pensione di vecchiaia che per quella anticipata. Grazie a questo strumento, dunque, si può uscire dal mercato del lavoro 5 anni prima dalla maturazione del requisito contributivo richiesto per la pensione anticipata, quindi già con 37 anni e 10 mesi di contributi (se uomini) o 36 anni e 10 mesi per le donne.

Sono queste due, di fatto, le opzioni che consentono l’accesso alla pensione più “velocemente”, ma visti i requisiti da soddisfare per entrambe (per il contratto di espansione sono previsti degli obblighi per l’azienda, la quale deve farsi carico di tutte le spese) sono poche le persone che possono farci affidamento per poter anticipare il collocamento in quiescenza il più possibile.

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