Come funziona la pensione integrativa? Conviene? Ecco rischi e vantaggi della previdenza complementare.
La pensione integrativa rappresenta una forma di risparmio che agisce in parallelo alla pensione ordinaria erogata dall’INPS. Conviene a livello fiscale ed esistono diverse tipologie di pensione integrativa oggi.
In un contesto in cui la sostenibilità dei sistemi pensionistici pubblici è sempre più in bilico, la pensione integrativa rappresenta una soluzione sempre più apprezzata per garantirsi un futuro sereno. Questo strumento di previdenza complementare, attraverso i vari fondi pensione e le diverse soluzioni proposte, offre la possibilità di costruire un capitale aggiuntivo da affiancare alla pensione di base, consentendo così una maggiore tranquillità nel corso degli anni della pensione.
Quando si tratta di fondi, investimenti, assicurazioni e banche e c’è di mezzo anche il tema spinoso delle pensioni, in molti si sentono confusi. Per questo motivo ad oggi sono in molti a chiedersi come funziona la pensione integrativa, se sia conveniente o no rivolgersi ai fondi pensione per poter ricevere in futuro una pensione più alta, quali sono i rischi e i vantaggi di investire nella pensione integrativa, tra cui la possibilità di dedurre nella propria dichiarazione dei redditi gli importi versati per la pensione integrativa fino ad un massimo di 5.264 euro.
Di seguito sono disponibili tutte le informazioni necessarie: cos’è e come funziona la pensione integrativa, perché e se conviene investire nei fondi pensione, quali sono i pericoli a cui eventualmente si va incontro.
Cos’è la pensione integrativa
Come anticipato, la pensione integrativa è una forma di risparmio con l’obiettivo di accumulare un capitale, che auspicatamente aumenta negli anni con gli interessi, di cui godere una volta andati in pensione, ingrando la pensione INPS o altra pensione pubblica.
Sempre più italiani valutano l’opzione della pensione integrativa date le misere prospettive legate alla pensione emessa tradizionalmente dall’INPS o dal proprio ente pensionistico.
Può essere una soluzione, dunque, provvedere durante l’età lavorativa affidandosi a un fondo pensione o ad un Piano Individuale Pensionistico (PIP) per mettere da parte e far fruttare i propri risparmi che poi saranno restituiti con gli interessi una volta maturati i requisiti pensionistici.
Come funziona la pensione integrativa
La pensione integrativa è essenzialmente una forma di risparmio di lungo periodo. I contributi versati dai partecipanti vengono investiti e, al momento del pensionamento, si trasformano in una rendita o, nei casi previsti, in un capitale.
La scelta di aderire a un fondo pensione è libera e aperta a tutte le categorie di lavoratori, inclusi non lavoratori come studenti e soggetti fiscalmente a carico. La pensione integrativa offre agevolazioni fiscali significative, rendendola un’opzione attraente per chiunque desideri garantirsi una fonte di reddito aggiuntiva per il futuro.
Per comprendere se conviene optare per una pensione integrativa, i passaggi da effettuare sono i seguenti:
- verificare l’importo della contribuzione sul quale si fa affidamento e, quindi, indicativamente, la pensione di cui si potrà disporre in futuro attraverso il calcolo di quanto prenderai di pensione secondo i requisiti attualmente previsti dalla legge;
- calcolato il proprio gap previdenziale, ovvero la differenza tra lo stipendio e la mensilità pensionistica prevista, è necessario adattare il proprio obiettivo di rendita insieme al fondo pensione così da compensarlo;
- individuare l’importo dello stipendio da destinare mensilmente al fondo o il TFR;
- scegliere la linea di investimento in base alla propria propensione al rischio e valutare le variabili di lungo termine;
- tenere conto della forma di liquidazione, ovvero del tipo di rendita prescelto.
Una volta scelto di investire i propri risparmi nella pensione integrativa, si succederanno tre fasi:
- Adesione: il lavoratore decide di attivare una forma di pensione integrativa per beneficiare delle agevolazioni fiscali e integrare la pensione di base. L’adesione è aperta a lavoratori dipendenti, autonomi, liberi professionisti e soggetti senza reddito fiscalmente a carico.
- Contribuzione: il lavoratore e, eventualmente, il datore di lavoro (come vedremo di seguito) versano i contributi al fondo pensione scelto. È possibile scegliere tra versamenti individuali o contributi trattenuti direttamente in busta paga. La scelta dipende dalle preferenze e dalle possibilità del lavoratore.
- Rendita: alla conclusione della carriera lavorativa, il lavoratore può beneficiare dei risparmi accumulati nel fondo pensione sotto forma di rendita. La rendita dipenderà dai soldi versati, dai tassi di rendimento del fondo pensione e dagli anni di investimento.
La rendita della pensione integrativa
La pensione ingrativa prevede quindi il ricevimento di una rendita, una somma mensile con cui integrare la pensione. Al momento della sottoscrizione è possibile scegliere tra diverse tipologie di rendita, tra cui le principali sono:
- rendita vitalizia immediata: il contribuente riceve una rendita ogni mese fino alla morte;
- rendita vitalizia differita: il contribuente riceve una rendita vitalizia con decorrenza un periodo precedentemente fissato, fino alla morte;
- rendita certa e poi vitalizia: il contribuente in pensione riceve una rendita per un numero di anni precedentemente stabilito (in caso di morte la rendita va ai beneficiari indicati). Al termine di tale periodo, la rendita diventa vitalizia se l’aderente è ancora di vita, e in caso di decesso viene interrotta.
In fase di sottoscrizione della prevvidenza integrativa, è possibile prevedere la reversibilità, così da rendere possibile far godere della rendita il coniuge dell’aderente o altro beneficiario precedenemente indicato, come anche un’assicurazione che preveda che i beneficiari continuino a riscuotere la rendita anche in caso di decesso dell’aderente, come anche una maggiorazione LCT, per permette una maggiorazione della rendita in caso in cui l’aderente diventi non più autosufficiente.
Una volta andato in pensione, l’aderente ha poi la possibilità di optare per una liquidazione del capitale accumulato attraverso la previdenza complementare fino a un massimo del 50% del totale.
La percentuale liquidabile può salire al 100% nel caso in cui la rendita di almeno il 70% del montante finale sia inferiore al 50% dell’importo dell’assegno sociale erogato da Inps.
Tipologie di fondi pensione
I fondi pensione, che sono il mezzo attraverso cui si realizza la pensione integrativa, si dividono in diverse categorie a seconda del soggetto che li istituisce e delle modalità di adesione:
- fondi pensione aperti, forme pensionistiche complementari istituite da banche, imprese di assicurazioni, società di gestione del risparmio (SGR) e società di intermediazione mobiliare (SIM);
- fondi pensione chiusi, forme di pensione intehrativa istituite dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro nell’ambito della contrattazione nazionale, di settore o aziendale;
- piani individuali pensionistici (PIP), contratti di assicurazione sulla vita con finalità previdenziale le cui regole dipendono non solo dalla polizza assicurativa, ma anche da un regolamento basato sulle direttive della COVIP;
- fondi pensione preesistenti al 15 novembre 1992, ovvero prima del Decreto legislativo del 21 aprile 1993, n. 124, con caratteristiche proprie che li distinguono dai fondi istituiti successivamente.
È importante valutare attentamente le caratteristiche di ciascun fondo pensione per fare la scelta più adeguata alle proprie esigenze personali.
La normativa a cui sono sottoposte queste tipologie di pensione integrativa è la stessa, come anche il trattamento fiscale, ma sono molte le differenze.
I Piani Individuali Pensionistici (PIP) sono un prodotto assicurativo, il che significa che dovrai versare dei soldi e questi soldi verranno investiti dal tuo intermediario sui mercati finanziari. In questo caso solo gli individui singolo possono avere accesso ai PIP.
I fondi pensione, invece, non sono dei prodotti assicurativi e possono accettare quelle che vengono definite “adesioni collettive”, in cui a versare la pensione integrativa è sia il lavoratore che il datore di lavoro.
Chi è titolare di un contratto di lavoro che prevede un fondo pensione chiuso, di solito opta per quello per provvedere alla sua pensione integrativa - un esempio tra tutti è il noto fondo Cometa.
Agli altri lavoratori, invece, rimane la scelta tra il Piano Individuale Pensionistico (PIP) e un fondo pensione aperto.
Conviene il (PIP) come pensione integrativa?
Analizziamo tipologia per tipologia di pensione integrativa partendo dal piano individuale pensionistico e illustrando se conviene o meno scegliere questo tipo di previdenza complementare.
Il PIP, più semplicemente, è un’assicurazione sulla vita dove l’importo che andrai a versare periodicamente non è altro che il tuo TFR, che in questo modo decidi di non mantenere nel tuo luogo di lavoro ma decidi di dedicarlo alla tua pensione integrativa. L’importo, che può essere mensile o annuale a seconda del contratto di assicurazione che vorrai stipulare, viene investito per tuo conto in un fondo gestito il più delle volte dalla compagnia di assicurazione.
Conviene? È sicuro?
Non esiste purtroppo una risposta univoca perché tutto dipende dal tuo profilo di rischio, ovvero quanto sei disposto tu a “rischiare” i tuoi soldi e, di conseguenza, che tipo di investimento decidi di dare. Se vuoi avere un rischio molto basso di perdere parte dei tuoi importi destinati alla tua pensione integrativa il tuo referente ti indirizzerà verso fondi che investono in obbligazioni o titoli di stato. Tuttavia, il prezzo da pagare per incorrere in bassissimi rischi e quello di avere un rendimento minore, quindi più basso.
Quando iniziare?
Se vuoi optare per il PIP come tua pensione integrativa ti conviene iniziare abbastanza presto, così da avere un buon capitale da ricevere una volta che andrai in pensione, che verrà integrato naturalmente con l’assegno dell’INPS.
Potrai scegliere se ricevere la tua pensione integrativa come rendita vitalizia (quindi una parte ogni mese da quando sarai andato in pensione) oppure riceverà la metà subito e il resto a rate.
Vantaggi
Ecco i vantaggi e se conviene la pensione integrativa attraverso i PIP:
- fiscali - Puoi dedurre nella tua dichiarazione fino a 5.164 euro dai redditi dichiarati
- non solo TFR - Non sei obbligato a versare il tuo TFR e soprattutto non sei obbligato ad avere un lavoro per scegliere il PIP come tua pensione integrativa. Puoi semplicemente versare quando e quanto vuoi del denaro nel tuo piano;
- aliquota fiscale agevolata - Se tieni aperto il tuo piano fino a 15 anni, le tasse che dovrai pagare sulla tua liquidazione saranno pari al 15%. Oltre i 15 anni lo Stato italiano per ora ha stabilito che si ha il diritto ad un calo dell’aliquota dello 0.3% all’anno fino a raggiungere un minimo del 9%;
- cultura al risparmio - In questo modo, destinando i soldi alla tua pensione integrativa, sarai più agevolato al risparmio (invece che tenerli sotto al materasso e rischiare di spenderli).
Rischi
Vediamo se conviene realmente la pensione integrativa sotto forma di PIP esaminandone gli svantaggi:
- investimento a rischio. Per sua natura, il capitale investito nei mercati è a rischio, il valore dei titoli può variare da un momento all’altro e le perdite possono superare i guadagni;
- costi - Nel sottoscrivere un piano individuale pensionistico, oltre a guardare il tasso di rendimento garantito dal tuo intermediario, devi avere un’idea chiara di tutti quelli che saranno i costi. Il contratto prevede un’informativa sul piano di costi previsti ed è sempre opportuno prestare la massima attenzione ai suoi contenuti, oltre a chiedere delle delucidazioni qualora avessi qualche dubbio. Esistono i costi di gestione, i costi di ingresso e di uscita, i costi di frazionamento ed altri. Fai ben attenzione se il gioco vale realmente la candela;
- rigidità - Una volta versati i soldi, semmai dovessi averne bisogno per un’emergenza ti sarà molto difficile riuscire nell’impresa. Chi non ha un lavoro molto stabile potrebbe preferire detenere i suoi risparmi in un semplice conto corrente, per poter accingere al capitale in qualsiasi momento in caso di necessità.
Come prelevare i soldi per emergenza?
Potrebbe succederti, come anticipato, di aver bisogno del capitale investito e di voler ritirare parte del tuo piano.
Ecco i casi in cui ti sarà possibile accedere ai tuoi risparmi:
- capitale al di sotto del 75% in caso di malattie gravi per spese mediche e interventi di te che hai sottoscritto ma anche di coniuge e figli,
- dopo 8 anni dall’apertura potrai ritirare una cifra sempre al di sotto del 75% per l’acquisto della prima casa o ristrutturazione per te o un figlio,
- dopo 8 anni puoi avere accesso al 30% dell’importo versato per altre spese non giustificate.
Puoi ritirare tutto l’importo (riscatto) della tua pensione integrativa se:
- sei inoccupato per più di 48 mesi
- diventi invalido permanente per un calo di oltre ⅓ della tua capacità lavorativa
- in caso di morte. L’importo, in questo caso, va agli eredi o ai beneficiari che tu avrai designato.
Conviene il fondo pensione aperto come pensione integrativa?
Chiunque può accedere ad un fondo pensione aperto - a differenza del fondo pensione chiuso, al quale si accede secondo quanto eventualmente stabilito dal proprio contratto di lavoro.
Banche, SIM, assicurazioni e società per la gestione del risparmio - qualora siano autorizzate - possono aprire un fondo pensione e far accedere i risparmiatori interessati ad implementare la propria pensione integrativa.
L’obiettivo per il risparmiatore è sempre lo stesso: arrivare all’età della pensione ed avere un’integrazione alla pensione che ti darà l’INPS.
Al fondo pensione aperto puoi accedere sia in modo individuale che in modo collettivo in base a possibili accordi tra i lavoratori e la tua azienda.
Puoi decidere di versare parte dei tuoi guadagni se sei un libero professionista o direttamente il tuo TFR se sei dipendente, il tutto a seconda del tuo obiettivo di rendimento.
Nel caso dell’adesione collettiva, nel fondo pensione va a finire non solo il tuo TFR ma anche un contributo da parte del tuo datore di lavoro e un contributo da parte tua, che ti verrà tolto direttamente dallo stipendio.
Anche in questo caso, ciò che versi nel fondo pensione aperto per la tua pensione integrativa può essere detratto dal tuo reddito in sede di dichiarazione fino ad un massimo di € 5.164 all’anno.
Ciò che versi viene investito dall’intermediario nei mercati finanziari, con i relativi rischi del caso. Il totale accantonato dipenderà dunque dall’andamento del profitto dell’investimento ma anche dal totale dei tuoi versamenti verso il fondo pensione, anche in dipendenza dalla durata.
Una volta che sarai andato in pensione, la rendita che avrai in quel momento verrà trasformata in una pensione complementare che ti verrà consegnata ogni mese.
I rischi
I fondi pensione non hanno l’obbligo di essere a capitale garantito. Il che significa che se fallisce il fondo pensione, addio alla tua pensione integrativa. Con i mercati finanziari in tumulto la probabilità che accada non è così lontana
stretti vincoli per il ritiro del capitale in caso di necessità (come visto per i PIP)
contratto senza possibilità di recesso - Una volta aderito ad un fondo pensione, non torni indietro.
I vantaggi
Il tuo investimento in fondi pensione è tassato all’11% (e non al 12.5% come per i rendimenti da obbligazioni o da conto deposito;
Come per i PIP, se tieni aperto il tuo piano fino a 15 anni, le tasse che dovrai pagare sulla tua liquidazione saranno pari al 15%. Oltre i 15 anni lo Stato italiano per ora ha stabilito che si ha il diritto ad un calo dell’aliquota dello 0.3% all’anno fino a raggiungere un minimo del 9%.
Tassazione pensione integrativa
Durante la fase di accumulo dei fondi pensione, è possibile dedurre dal reddito complessivo imponibile annuo i contributi versati entro il limite di 5.164,57 euro. Ciò significa che l’aderente si vede ridurre il valore del reddito complessivo, abbassando la base imponibile e le relative tasse da pagare. Questo importo comprende anche il contributo eventualmente versato dal datore di lavoro. Tuttavia, la quota del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è esclusa dalla deduzione.
I rendimenti maturati dal fondo pensione sono soggetti all’imposta del 20%, che è più favorevole rispetto all’imposta del 26% applicata alla maggior parte delle forme di risparmio finanziario ma superiore all’aliquota fissata sul rendimento derivante dal possesso di titoli di Stato e titoli simili (12,5%).
Vantaggi della pensione integrativa
La pensione integrativa offre numerosi vantaggi, sia in termini fiscali sia per quanto riguarda la crescita del capitale nel lungo periodo. Questi benefici rendono la pensione integrativa un’opzione particolarmente attraente per chiunque desideri garantirsi un reddito supplementare durante gli anni della pensione.
Vantaggi fiscali
I contributi versati in un fondo pensione integrativo godono di una serie di agevolazioni fiscali che ne aumentano l’attrattiva. Innanzitutto, tutti i versamenti sono deducibili dal reddito imponibile fino a un massimo annuo di 5.164,57 euro, abbattendo così le tasse dovute annualmente. Per esempio, se un individuo con un reddito di 30.000 euro versa 1.000 euro in un fondo pensione, il suo reddito imponibile scenderà a 29.000 euro, generando un risparmio fiscale diretto. Inoltre, la tassazione sui rendimenti dei fondi pensione è contenuta al 12,5%, molto inferiore rispetto al 26% applicato alle azioni.
Un altro importante vantaggio fiscale è dato dalla tassazione al momento del ritiro del capitale, che varia dal 9% al 15% a seconda degli anni di permanenza nel fondo, significativamente più vantaggiosa rispetto alla tassazione del TFR se lasciato in azienda. Anche l’esenzione dal pagamento dell’imposta di bollo, che normalmente si applica agli investimenti con una aliquota dello 0,2% annuo, rappresenta un risparmio significativo, soprattutto considerando la natura di lungo termine dell’investimento in un fondo pensione.
Benefici a lungo termine
Aderire a un fondo pensione fin dai primi anni di attività lavorativa offre il vantaggio di un orizzonte temporale più ampio per l’accumulo del capitale, permettendo investimenti iniziali più rischiosi che potenzialmente generano rendimenti più elevati. Questo si traduce in una crescita sostanziale del capitale nel tempo. Ad esempio, i rendimenti medi annui composti per i fondi azionari sono stati tra il 4,9% e il 5,2% nel periodo tra il primo trimestre del 2013 e il primo trimestre del 2023, mentre la rivalutazione del TFR è stata solo del 2,4%.
Inoltre, la flessibilità nella gestione dei contributi permette agli aderenti di adeguare l’importo e la frequenza dei versamenti alle proprie capacità finanziarie e necessità. È possibile anche trasferire il capitale accumulato da un fondo pensione a un altro senza subire tassazioni al momento del trasferimento, mantenendo così l’anzianità di partecipazione e i benefici fiscali associati.
Conviene la pensione integrativa?
È una scelta di vita comprendere se conviene la pensione integrativa o meno. Il rischio c’è, essenso coinvolti i mercati finanziari, e tutto dipende da quanto si è disposti a rischiare per poter avere una pensione “decente” a fine carriera.
La pensione integrativa rappresenta un importante strumento di risparmio per garantire un tenore di vita adeguato durante la pensione. Attraverso i diversi tipi di fondi pensione disponibili, i lavoratori possono accumulare risorse aggiuntive per integrare la pensione di base.
È fondamentale valutare attentamente le diverse opzioni disponibili e considerare la tassazione e la convenienza fiscale della pensione integrativa. Inoltre, è importante comprendere le diverse fasi del sistema di pensione integrativa e come fare la scelta migliore per le proprie esigenze.
Consultare un consulente finanziario esperto può essere di grande aiuto nel prendere decisioni informate e garantirsi una pensione integrativa adeguata e sostenibile nel tempo.
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