Quota 100 vicina al bivio: restare o cambiare? Il futuro governo giallorosso sta vagliando le opzioni e intanto si pensa anche di mantenere Ape sociale e puntare sul pensionamento dei lavoratori precoci con Quota 41.
In pensione con Quota 100 verso l’addio? Ormai da giorni si rincorrono voci di un possibile smantellamento della riforma salviniana con l’ascesa di un governo Pd-M5S. La riforma, come noto, è stata finanziata dalla legge di bilancio 2019 in via sperimentale per tre anni, fino al 2021.
Quota 100 nell’idea leghista sarebbe dovuta essere una sorta di scivolo verso la successiva implementazione di Quota 41 per tutti; permettendo quindi di andare in pensione con 41 anni di contributi. Senza Salvini al governo le cose per Quota 100 potrebbero cambiare.
Sul tema pensioni si scaglia anche Maurizio Landini, segretario della Cgil, che in un’intervista al Corriere della sera ha spiegato come sia necessario guardare oltre Quota 100 e pensare a una riforma che permetta invece di andare in pensione o con 62 anni di età o con il raggiungimento dei 41 anni di contributi.
Una misura che verrebbe incontro anche alle donne, che rimangono la categoria più svantaggiata; Opzione donna rimane la misura pensionistica più a rischio con l’arrivo di un nuovo esecutivo.
Secondo Landini il punto non è tanto Quota 100, modificarla o abolirla, ma ripartire dai punti cruciali della pensione indicati a più riprese dai sindacati. “Occorre una riforma che separi previdenza dall’assistenza e riconosca che non tutti i lavori sono uguali e che quindi ci sono diverse aspettative di vita”, spiega ancora Landini.
Insomma Landini parla di una riforma pensioni che riparta da zero, che tenga conto di tutte le situazioni lavorative e del fatto che non tutti i lavoratori sono uguali. Quota 100 potrebbe non essere cancellata, ma sfruttata come ponte di passaggio per arrivare a qualcosa di migliore.
Pensioni con Quota 100, le opzioni di M5S-Pd
La sempre più probabile alleanza Cinque Stelle-Pd sembrerebbe insomma portare verso la cancellazione o la modifica di Quota 100. Ma si può fare? La riforma, come ben chiaro, è stata inserita nell’ultima legge di Bilancio e quindi finanziata per un periodo sperimentale fino al 2021.
Il governo del “ribaltone” di fatto potrebbe aspettare la fine del periodo di prova e semplicemente non rinnovare la riforma. Altra possibilità sarebbe poi quella di provare un intervento correttivo della stessa.
In altre parole, visto anche il basso consenso a Quota 100 rispetto ai numeri stimati, si calcolano per la fine dell’anno 100mila uscite in meno di quanto previsto dall’ex governo gialloverde, un nuovo esecutivo potrebbe rivisitare la riforma e optare per un depotenziamento di Quota 100.
Il futuro nuovo governo, qualunque esso sia, anche in caso di restyling della riforma dovrà comunque prevedere un sistema di salvaguardia rivolto a coloro che hanno già avviato le pratiche per il pensionamento anticipato con Quota 100 nel 2020 o nel 2021; e questo soprattutto per evitare che si ripeta l’onda di esodati che ha colpito il Paese nel 2011 con l’introduzione della riforma Fornero.
Nel gioco della politica sul destino di Quota 100 non va infine sottovalutato il parere positivo dell’Unione Europea in caso di abolizione o modifica che, giocoforza, farebbe pendere l’ago della bilancia in una direzione ben precisa.
Non bisogna dimenticare, e qui l’UE ci assiste, che una possibile retromarcia, parziale o totale, su Quota 100 ridarebbe un certo margine di flessibilità nel breve periodo ai conti pubblici.
Pensioni, i giallorossi puntano su Ape sociale
L’eventuale abolizione di Quota 100 porrebbe i tanti contribuenti, tanto del settore privato quanto di quello pubblico, che avevano programmato l’uscita con pensionamento anticipato, aggirando di fatto i requisiti previsti dalla legge Fornero, davanti a un bel problema.
Un possibile governo giallorosso potrebbe allora decidere, e nell’aria il sentore c’è, di estendere, con tutte le precauzioni del caso, l’Ape sociale che rende possibile l’uscita anticipata a 63 anni e con almeno 30-36 anni di contributi a seconda della situazione del lavoratore; misura che tra l’altro rientra nella legge di Bilancio 2019.
L’idea sarebbe quella di rendere Ape sociale una misura strutturale, lasciando che Quota 100 esaurisca il tempo della sperimentazione. Una scelta che avvantaggerebbe ai conti pubblici e che, insieme ad un eventuale Quota 41 precoci, permetterebbe un’uscita controllata dei contribuenti; non va dimenticato che la PA si troverà a breve in grosse difficoltà a causa dei pensionamenti ordinari e anticipati di agosto e settembre.
Al momento ciò che è certo è che non si può trascurare la posizione dei lavoratori che hanno fatto domanda di pensionamento anticipato con Quota 100 e che con la crisi di governo si trovano in un limbo.
È necessario dare loro una risposta, evitando che si crei una nuova onda di esodati lasciati senza pensione, e senza lavoro, proprio come accade con la riforma Fornero.
Risposte vanno infine anche alle lavoratrici che puntano al pensionamento con Opzione Donna. I finanziamenti, rinnovati nel corso della scorsa legislatura, sono ormai prossimi alla scadenza e, con l’affacciarsi di un esecutivo M5S-Pd, la misura rischia di morire. Tutto è nelle mani della prossima legge di Bilancio.
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