Pensioni, ultimi mesi per Quota 100 e non solo: cosa rischia di sparire dal prossimo anno (salvo nuove proroghe).
Attenzione alla data del 1° gennaio 2022 per le pensioni: il sistema pensionistico potrebbe essere infatti molto meno flessibile rispetto a oggi.
Da tempo si parla della fine di Quota 100 e a oggi non sembrano esserci alcune speranze per un rinnovo di questa misura. Una scadenza che renderà molto difficile andare in pensione a 62 anni: non che non sia possibile - visto che ci sono comunque delle opzioni che consentiranno di farlo - ma la platea di coloro che ci riusciranno sarà molto meno ampia rispetto a quanto successo negli ultimi tre anni quando con Quota 100 hanno avuto accesso alla pensione anticipata circa 300.000 lavoratori.
Ma non è solo Quota 100 che fa tremare coloro che contano di andare in pensione nei prossimi anni e hanno fatto affidamento sulle opzioni oggi in vigore: pochi ne parlano, ma va detto che nel 2022 altre due misure per l’accesso alla pensione potrebbero sparire per sempre.
Pensioni, non solo Quota 100: cosa rischia di sparire dal prossimo anno
Riguardo alla riforma delle pensioni non è ancora chiaro qual è la volontà del Governo Draghi. A oggi non c’è stato ancora l’atteso incontro - tanto sollecitato dai sindacati - in cui si discuterà di come - e se - riformare il sistema pensionistico con la fine di Quota 100.
Le richieste dei sindacati sono chiare da tempo: puntare a una flessibilità in uscita già dal compimento dei 62 anni di età, oltre a una Quota 41 per tutti (non è chiaro se o senza penalizzazioni in uscita).
Da parte del Governo Draghi non arriva alcun segnale: certo ormai l’addio di Quota 100, resta da capire cosa ne sarà di altre due misure in scadenza alla fine dell’anno corrente, ossia l’Ape Sociale e Opzione Donna. Da più parti si dà per scontata la proroga di queste due misure, ma come noto, quando si parla di questi argomenti, di scontato non c’è nulla e l’ufficialità si può dare solamente una volta che arrivano le firme sui relativi provvedimenti.
A maggior ragione adesso, che da parte del Governo non ci sono segnali positivi rispetto alla prossima riforma delle pensioni, non possiamo essere certi della volontà di prorogare queste due misure.
Ape Sociale e proroga al 2022: a che punto stiamo
Introdotta dal Governo di Centrosinistra, con Matteo Renzi premier, l’Ape Sociale è quella misura di flessibilità che tutela esclusivamente le categorie dei cosiddetti fragili, ossia di coloro che - per un motivo o per un altro - meritano un trattamento agevolato per l’accesso alla pensione.
Non si tratta in realtà di una misura con la quale si va in pensione: il cosiddetto anticipo pensionistico, infatti, è in realtà una sorta di accompagnamento alla pensione. Questa, infatti, è stata pensata per dare alla persona un sostegno economico sul quale poter contare negli anni in cui non si lavora e in cui non si è ancora maturato il requisito per l’accesso alla pensione.
Nel dettaglio, si può accedere all’Ape Sociale al compimento dei 63 anni di età, a fronte di almeno 30 anni di contributi (eccetto che per i lavoratori usuranti o gravosi, per i quali ne sono richiesti 36 di anni).
Accedendo all’Ape Sociale si ha diritto a un’indennità sostitutiva riconosciuta per tutto il periodo che precede il raggiungimento del diritto alla pensione. Non ci sono penalizzazioni per il lavoratore, in quanto dell’indennità riconosciuta - finanziata grazie a un prestito con un istituto di credito - se ne farà carico lo Stato.
Come anticipato, però, l’Ape Sociale non è per tutti: ne possono beneficiare, infatti, solamente i disoccupati, gli invalidi civili (almeno al 74%), coloro che assistono familiari affetti da grave disabilità (i cosiddetti caregiver) e appunto gli addetti a mansioni usuranti e gravose.
Una misura che appunto tiene conto della necessità di tutelare queste categorie, riconoscendo loro delle agevolazioni per l’accesso alla pensione. Un principio che sembra essere condiviso da tutte le forze politiche, come pure dal Ministro del Lavoro Andrea Orlando. Ragion per cui effettivamente non sembrano esserci impedimenti a una proroga dell’Ape Sociale anche per il 2022, con i sindacati che comunque da tempo chiedono che questa misura venga resa strutturale.
Opzione Donna e proroga nel 2022: a che punto siamo
Anche Opzione Donna aspetta la proroga. A oggi, infatti, questa è riservata solamente a coloro che ne hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2020.
Requisiti che ricordiamo essere:
- età pari a 58 anni per le lavoratrici iscritte al fondo per lavoratori dipendenti, 59 anni per le iscritte ai fondi per lavoratori autonomi;
- 35 anni di contributi.
Oltre a soddisfare entrambi questi requisiti, è necessario anche accettare un ricalcolo contributivo della pensione. Ed è proprio su questo aspetto che si basano le argomentazioni di coloro che spingono per un’ulteriore proroga di Opzione Donna.
Dal momento che con il ricalcolo contributivo ne consegue una penalizzazione della pensione, è la lavoratrice a farsi carico direttamente del costo del pensionamento anticipato. Ragion per cui Opzione Donna è una misura che “si ripaga da sola”.
Va detto, però, che più si va avanti negli anni e meno sarà così. Aumentando sempre più la quota di contributi accreditati nel contributivo, e riducendosi dunque quella per il retributivo, il gap tra pensione calcolata con le regole del misto e quella calcolata con il solo contributivo si riduce sempre di più.
Ecco perché difficilmente Opzione Donna diventerà strutturale. Sembrano poterci comunque essere delle possibilità per un’ulteriore proroga, prevedendo appunto che ne possano accedere anche coloro che ne maturano i requisiti entro l’anno in corso. La richiesta delle lavoratrici è di portare la scadenza almeno al 31 dicembre 2022, ma è più probabile che possa esserci un accordo per un solo altro anno (e poi si vedrà).
© RIPRODUZIONE RISERVATA