La riforma delle pensioni non ci sarà in Legge di Bilancio 2022: è stata rinviata al 2023. Nel frattempo ci sarà il ritorno della Legge Fornero?
Pensioni: di riforma se ne riparlerà solamente per il 2023, come deciso da Mario Draghi e dai sindacati. Un compromesso è stato raggiunto alla vigilia dell’approvazione della Legge di Bilancio 2022, con Mario Draghi che ha fatto un piccolo passo indietro aprendo a una futura riforma, ma solo a partire dal 2023.
Troppo poco tempo per discutere di una riforma che garantisca flessibilità al sistema, il rischio di commettere errori e sprecare risorse è alto. Anche perché Mario Draghi resta della sua posizione, ritenendo che sia necessario un ritorno esclusivo alle regole dettate dalla Legge Fornero.
Davanti alla minaccia di uno sciopero generale, però, il presidente del Consiglio ha promesso che una discussione più strutturale verrà avviata dal prossimo gennaio, quando verrà aperto un tavolo di confronto per una riforma delle pensioni che dovrebbe partire dal 1° gennaio 2023. E fino ad allora? Le novità attese per il prossimo anno sono molto poche e dovrebbero riguardare una platea ristretta di persone.
Pensione nel 2022: ritorna la Legge Fornero?
Sono tre le novità attese in Legge di Bilancio 2022 con le quali si cercherà di rendere maggiormente flessibile l’accesso alla pensione. Intanto è bene sottolineare una questione importante: non ci sarà il ritorno della Legge Fornero, ma solo perché questa in realtà non se ne è mai andata.
Ancora oggi andiamo in pensione seguendo quelle che sono le regole dettate nel lontano 2011 per la pensione di vecchiaia e anticipata. Ci sono delle misure di flessibilità che permettono di anticipare l’accesso alla pensione, ma solo in determinate circostanze.
Una di queste misure è stata Quota 100, alla quale però hanno avuto accesso appena 300 mila persone, troppo poche per pensare che la riforma Fornero sia stata superata.
Anche nel 2022, quindi, alla pensione si accederà seguendo le regole della Legge Fornero, con i requisiti di accesso che restano quelli dell’anno in corso. Semmai dovessero esserci dei cambiamenti sarà solamente nel 2023, ma bisognerà attendere il confronto tra sindacati e Governo che - come anticipato - dovrebbe essere avviato agli inizi del prossimo anno.
Pensione nel 2022 con Quota 102
Non ci sarà, però, solamente la Legge Fornero. Nella Legge di Bilancio 2022, infatti, dovrebbero esserci tre novità. La prima si chiama Quota 102 e verrà introdotta al posto di Quota 100.
I requisiti di accesso dovranno essere soddisfatti entro il 31 dicembre 2022. Si tratta di:
- età minima 64 anni;
- minimo 38 anni di contributi.
Di fatto, dunque, non possono accedere a Quota 102 coloro che per qualche mese non sono riusciti a compiere i 62 anni di età richiesti da Quota 100 entro la scadenza del 31 dicembre 2021. A essere tutelati saranno solamente coloro che quest’anno hanno compiuto 63 anni, ma non sono riusciti a raggiungere i 38 anni di contributi richiesti da Quota 100, fermandosi a 37 anni. Si tratta, come spiegato dai sindacati, di poche decine di migliaia di persone.
Eppure la Lega, che nei mesi scorsi aveva promesso barricate nel caso in cui Quota 100 non fosse stata prorogata, si è detta soddisfatta per quanto deciso dal Governo riguardo alle pensioni, dichiarando che “grazie a Quota 102 non ci sarà il ritorno alla Fornero”.
Le altre due novità riguardano l’Ape Sociale e Opzione Donna. Per la prima si era parlato di rafforzamento, con la possibilità di un ampliamento della platea includendo anche i nuovi lavori gravosi individuati dall’apposita commissione, ma non si dovrebbe andare in questa direzione. Anche il progetto di rafforzare, e semmai rendere strutturale, l’Ape Sociale dovrebbe essere rinviato al 2023.
Per il momento ci sarà solamente una proroga, con l’Ape Sociale in scadenza il 31 dicembre 2022.
Opzione Donna, invece, dovrebbe essere estesa di un altro anno, permettendo l’accesso anche a coloro che ne maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2021 (la scadenza attuale è fissata al 31 dicembre 2020). Di fatto, in questo modo Opzione Donna verrebbe estesa alle nate nel 1963 (se lavoratrici dipendenti) e 1962 (se autonome).
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