Sulle pensioni parte il confronto tra governo e sindacati con il tavolo atteso per giovedì 3 febbraio. Dall’uscita a 62 anni alle misure per agevolare giovani e donne. Vediamo quali sono le proposte.
Per le pensioni del futuro si pensa all’uscita a 62 anni e a bonus per giovani e donne. Si tratta solo di alcune delle ipotesi al vaglio, proposte che andranno sul prossimo tavolo tecnico tra governo e sindacati.
Un incontro per le pensioni da riformare è atteso infatti per il prossimo giovedì 3 febbraio e poi, sempre secondo l’agenda dei lavori, l’appuntamento successivo è fissato per lunedì 7. Fra una settimana infatti si andranno a tracciare le linee guida per una riforma delle pensioni, in tempo utile per il Def di aprile.
Le pensioni sono argomento non facile da affrontare, ma sul quale si deve intervenire per superare nel 2023 la Quota 102 di recente introduzione. Vediamo nel dettaglio quali sono le ipotesi per una revisione delle pensioni sulla base delle prime anticipazioni in materia.
Pensioni: uscita a 62 anni o con 41 anni di contributi
Per le pensioni con la riforma si ipotizza l’uscita a 62 anni o anche con 41 anni di contributi. Di questo si parlerà negli incontri tra governo e sindacati dei prossimi giorni.
Centrale quindi per le pensioni è la questione della flessibilità in uscita e infatti sono i sindacati a puntare sull’uscita a partire dai 62 anni oppure con 41 anni di contributi senza tenere conto dell’età. Si tratta nei fatti in questo ultimo caso della tanto reiterata Quota 41.
I sindacati chiedono ancora una volta di poter garantire l’uscita dal mercato del lavoro prima dei 67 anni, termine oggi per la pensione di vecchiaia.
Con la pensione a 62 anni si esce prima rispetto anche all’attuale Quota 102, introdotta con la Legge di Bilancio 2022 per superare Quota 100. Con la nuova misura si può andare in pensione con 64 anni di età e 38 di contributi.
Pensioni: ipotesi per giovani e donne
Al centro del prossimo confronto sulle pensioni ci saranno giovani e donne.
Per quanto riguarda i primi si cercherà di garantire condizioni più dignitose per la pensione futura dal momento che il rischio è che i giovani possano uscire dal mercato del lavoro a 70 anni e con un assegno esiguo.
Al centro del tavolo ci sarebbero in generale le carriere discontinue dei lavoratori e delle lavoratrici che rientrano nel sistema interamente contributivo e che possono vantare periodi non coperti da contribuzione.
L’obiettivo sarebbe quello di coprire quindi i periodi senza contributi versati con bonus e nel dettaglio:
- periodi di formazione;
- periodi di disoccupazione;
- periodi in cui ci si occupa della famiglia.
In particolare per le pensioni delle donne si pensa, e se ne parla ormai fa tempo, di agevolare quelle che hanno figli quindi aiutare le madri lavoratrici. I sindacati tornano a chiedere al governo di riconoscere uno sconto contributivo di 12 mesi per ogni figlio alle donne madri lavoratrici.
Strettamente legato alle pensioni quindi, specie per i giovani, è la questione del lavoro. Infatti al ministero del Lavoro guidato da Andrea Orlando si è aperto anche il confronto sull’occupazione e su nuove regole da definire. Già con la Legge di Bilancio 2022, lo ricordiamo, sono state definite le nuove politiche attive del lavoro legate alla riforma degli ammortizzatori sociali in vigore da inizio anno.
Per le conferme sulle pensioni e la loro riforma occorre attendere: il percorso di riforma è solo agli inizi.
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