Le donne sono pagate di meno. È questa la realtà. Stando ai dati le donne sono pagate il 20% in meno rispetto ai loro colleghi. Ma perché accade? Ecco una fotografia dell’Italia e le cause.
Pagate meno degli uomini. In Italia e nel resto del mondo le donne continuano a essere retribuite meno dei loro colleghi. È in questo modo che Governi e Istituzioni consentono che una delle ingiustizie sociali più diffuse a livello globale si perpetri.
Se ancora c’è chi si domanda come sia possibile, la risposta è solo una ed è sempre la stessa: a causa del gender pay gap, questo termine racchiude in sé non solo l’effetto, le donne che sono oggettivamente pagate di meno, ma anche le cause: le disparità, basate principalmente su stereotipi, di una società patriarcale che non distribuisce e non retribuisce equamente il salario tra uomo e donna (se ancora vogliamo accettare questa distinzione binaria). Ecco quindi cos’è il gender pay gap (o divario retributivo di genere) e quali sono le cause di questa diseguaglianza economica.
Cos’è il gender pay gap?
Il gender pay gap, volendo fornire una definizione semplice ma non semplicistica, è la differenza di salario medio di tutti gli uomini e quello di tutte le donne che svolgono un lavoro retribuito. A questo concetto se ne affianca un altro da non confondere: l’equal pay for equal work che sostiene la parità retributiva tra i due sessi per le stesse mansioni lavorative (o lavori equiparabili).
A differenza di quanto si possa credere, calcolare il gender pay gap è complicato: spesso i Paesi usano indicatori diversi e non è quindi facile avere una fotografia nitida della situazione. Basti pensare che alcuni stati misurano gli stipendi su base oraria, altri su base settimanale o mensile.
Gender pay gap in Italia: qual è la situazione attuale?
In Europa in media una donna viene retribuita il 14,8% in meno dei colleghi maschi. Guardando la situazione dei singoli Paesi e stando ai dati risalenti al 2019 in Italia il divario è del 5%: ma non è come sembra. Il dato non tiene conto di alcuni fattori determinanti che caratterizzano il mercato del lavoro in Italia, come il tasso di occupazione femminile, le diverse qualifiche professionali.
Secondo il primo rapporto tematico di genere realizzato da AlmaLaurea nel 2020, in Italia le donne studiano e ottengono risultati migliori, ma sono comunque meno retribuite. L’indagine ha visto intervistati 291.000 laureati del 2020, e 655.000 laureati del 2019, 2017 e 2015, intervistati a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo. Dall’inchiesta è emerso che nel 2020 le donne costituiscono quasi il 60% dei laureati in Italia e i risultati, in termini di regolarità negli studi e di voto di laurea, sono migliori per le donne: il 60,2% delle donne concludono gli studi in tempo, rispetto al 55,7% degli uomini e il voto medio di laurea è, rispettivamente, pari a 103,9 e 102,1/110.
Sul lavoro lo scenario cambia e il divario di genere emerge drammaticamente. A cinque anni dalla laurea, l’86% delle donne ha trovato lavoro contro il 92,4% degli uomini, in presenza di figli il divario non può che aumentare. Non solo, agli uomini è riservato maggiore lavoro autonomo o alle dipendenze con un contratto a tempo indeterminato (64,5% per le donne contro il 67,4% per gli uomini tra i laureati di primo livello; 52,2% e 59,1% tra quelli di secondo livello); alle donne invece spettano più contratti non standard, principalmente a tempo determinato (il 17,0% delle donne contro il 12,2% per gli uomini tra i laureati di primo livello; 18,9% e 11,5% tra quelli di secondo livello).
A livello di stipendio si conferma quindi il gender pay gap: a cinque anni dalla laurea le donne sono pagate il 20% in meno rispetto gli uomini. Tra i laureati di primo livello lo stipendio per le donne è pari a 1.374 euro e 1.651 euro per gli uomini; tra i laureati di secondo livello lo stipendio ammonta rispettivamente a 1.438 euro e 1.713 euro.
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Gender pay gap: perché le donne sono pagate di meno?
Dopo aver analizzato la situazione delle studentesse e lavoratrici in Italia non resta che cercare di rispondere alla complicata domanda: perché? Perché una donna a pari mansioni lavorative dovrebbe essere pagata meno dei suoi colleghi? O ancora perché è più difficile che ottenga un avanzamento di carriera rispetto ai colleghi?
Per rispondere bisogna prendere in considerazione diversi fattori.
- Il problema culturale e degli stereotipi di genere. Ancora una volta il principale problema è un assetto della società patriarcale corredata dai suoi stereotipi di genere. Infatti a parità di curriculum tra un uomo e una donna, il primo verrà inquadrato come più disponibile a lavorare, facendo anche più straordinari, rispetto alla donna, percepita come meno disponibile, venendo ancora una volta rilegata al ruolo di madre, di “angelo del focolare”, che deve prendersi cura della famiglia e della casa. Per lo stesso motivo è più facile che un uomo acceda alla formazione on-job e a una posizione più elevata, facilitando il suo avanzamento di carriera.
- Il lavoro di cura. Grandissimo problema che si ricollega al primo punto. Il lavoro di cura, ossia tutte quelle ore di lavoro non retribuito che si impiegano per occuparsi di figli, anziani e casa non viene ripartito equamente all’interno della famiglia. È più facile purtroppo che sia la donna a prendersi i permessi dal lavoro per accudire il figlio o un anziano ammalato, rispetto all’uomo.
- Carenza dei servizi socio-assistenziali. La carenza di servizi quali asili nido, case di cura, ma non solo, sono alla base della disparità che spesso costringe molte donne a preferire un lavoro part-time. Il lavoro a tempo parziale per le donne non è sempre una scelta ma deriva dalla necessità di prendersi cura dei familiari. In Italia il 19,5% delle donne occupate lavora con un part-time non volontario. Un problema che spetta risolvere al Governo che dovrebbe investire in questi servizi,
- I percorsi di studio. Un aspetto interessante emerge dai percorsi di studio: se le donne in Italia studiano più degli uomini, sembrano però prediligere materie umanistiche, ambiti in cui le prospettive di retribuzione sono minori: è così il gender pay gap risulta più alto tra i laureati che tra i non laureati. Da poco in Italia infatti si sta incoraggiando le donne allo studio di discipline scientifiche, materie Stem (Science, Technology, Engineering e Math).
Altri fattori che sicuramente aumentano il gap è la scarsa presenza di donne nei ruoli dirigenziali. Le donne manager in Italia sono solo il 27% dei dirigenti totali. Solo il 6,9% degli amministratori delegati delle più importanti società del mondo sono donne. A tutto questo bisogna aggiungere la politica di Governi disinteressati, o che anche avendo provato a colmare il gap in qualche modo hanno perso di vista questi aspetti strutturali.
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