Perché giornali e telegiornali hanno sospeso i servizi dalla Russia

Giorgia Bonamoneta

6 Marzo 2022 - 13:30

La legge contro le fake news introdotta in queste ore in Russia spaventa i giornali e i giornalisti. Ecco perché i media occidentali hanno sospeso i servizi dalla Russia. Quali rischi corriamo?

Perché giornali e telegiornali hanno sospeso i servizi dalla Russia

Fine delle trasmissioni dalla Russia. O, per meglio dire, fine delle trasmissioni delle notizie occidentali dalla Russia. I giornali e i telegiornali hanno sospeso i servizi, ritirando i propri giornalisti. Perché è accaduto e cosa ha spinto la libera informazione a lasciare campo all’informazione propagandistica russa? Ma soprattutto, che tipo di informazioni avremo in futuro sulla guerra in corso in Ucraina?

Non è facile capire cosa è reale e cosa è propaganda durante una guerra. Anzi, se lasciassimo alla Russia il controllo delle informazioni non potremmo neanche più chiamarla “guerra” o “invasione”, ma dovremmo parlare di operazione speciale. Un’operazione speciale sempre più drammatica, nella quale le vittime civili e i rifugiati continuano ad aumentare. Le “trattative di pace” - meglio dire di guerra - non stanno funzionando e i corridoi umanitari non sono riusciti a evacuare. Domani dovrebbe tenersi il terzo round di dialogo tra le delegazioni, con un membro in meno per quella ucraina. Infatti sembra che Denys Kireev sia stato uccido perché ritenuto una spia al soldo russo.

In questo scenario sempre più drammatico la notizia della privazione della libertà di informazione in Russia - un peggioramento in una condizione preesistente - rende ancora più difficile scindere notizia e propaganda. Il rischio maggiore però è che tale atteggiamento si verifichi anche nei Paesi occidentali e in Italia, dove è sempre più difficile rimanere neutrali senza essere additati come filo-putiniani.

Rai e Mediaset e non solo sospendono i servizi giornalistici dalla Russia: cosa sta succedendo

È in corso un rapido ritiro dei giornalisti dalla Russia. Rai, Mediaset, Ansa sospendono i servizi da Mosca, così come anche la Bbc, la Cnn e i principali media spagnoli. Sono tutti in fuga dopo la notizia dell’approvazione (400 voti favorevoli) della legge che introduce In Russia il reato di fake news punito con la reclusione da 3 a 15 anni di carcere. Ma quali sono le fake news in questo caso? Si tratta in realtà di tutte le opinioni opposte e contrarie al regime e alla narrazione di Putin. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in proposito ha detto che è il momento di rimanere uniti e vicini “al nostro presidente”.

Si rischia la vita. D’ora in poi tutti i giornalisti russi e i corrispondenti stranieri possono essere imprigionati in qualsiasi momento,” commenta Derk Sauer, giornalista olandese e fondatore del giornale indipendente The Moscow Times. Non è il solo. In Russia i pochi giornali indipendenti rimasti stanno scegliendo la strada della chiusura per non rischiare la vita o la libertà. La libera informazione rischia di non poter più passare neanche attraverso i social, sempre più sotto l’attenzione di Putin, che ha deciso di bloccare Facebook e Twitter.

Da dove passa l’informazione: attenzione alla propaganda in tempo di guerra

Dobbiamo prestare attenzione alla libera informazione, non solo dalla Russia, ma da tutto il mondo coinvolto nel conflitto. Se è vero che le notizie in tempo di guerra non sono notizie libere da schieramenti, vuol dire che anche dall’altra parte, da Occidente, il rischio di informazione di parte è alto.

Il paragone tra Occidente e Russia non si può fare, ma proprio perché viviamo una condizione di maggiore libertà di espressione, dobbiamo imparare a preservarla. Anche l’Occidente si adopera per creare una narrazione di parte o quantomeno poco chiara. Facciamo un esempio: l’attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia.

Fin dall’inizio la notizia è stata trattata con un frame, una cornice allarmistica. La notizia è stata raccontata così: i russi bombardano una centrale nucleare, la più grande d’Europa, per scatenare il rischio nucleare. Il panico, così come la virilità della notizia, erano scontati. Con calma, dopo allarmanti dichiarazioni di leader, come Zelensky e portavoce europei e Nato, arriva una sorta di smentita: la centrale nucleare non rischia di esplodere.

L’informazione torna al suo posto e parla di “minaccia” non di “attacco” nucleare. Vladimir Putin non è un pazzo, così come non lo è il suo esercito, ma in Occidente ci piace raccontarlo in questo modo e chi dice il contrario è tacciato di essere amico della Russia, anche se sta solo esponendo un fatto o un’opinione.

L’informazione russa è ormai macchiata dalla propaganda e questo non dovrebbe accadere anche nell’Occidente ritenuto tanto “civilizzato” (per fare il verso al giornalista del CBS News Sunday Morning). La Storia descriverà gli eventi, ma è il dovere del giornalismo raccontare i fatti senza parzialità.

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