Perché la Cina è un pericolo per la sicurezza secondo gli Stati Uniti

Andrea Pastore

05/11/2021

Il Pentagono ha pubblicato un report sugli sviluppi militari, tecnologici e politici della Cina: un punto è quello sulla strategia nucleare.

Perché la Cina è un pericolo per la sicurezza secondo gli Stati Uniti

Il dragone cinese torna a preoccupare gli Stati Uniti. Nell’ultimo rapporto annuale pubblicato dal Pentagono recante “Military and Security Developments Involving the People’s Republic of China”, che viene redatto dagli anni 2000, e ha la funzione di stilare una documentazione sugli sviluppi militari e di sicurezza che coinvolgono la Repubblica Popolare Cinese, il Dipartimento della Difesa tira le somme sull’evoluzione della Cina sotto un profilo strategico e politico-militare.

Il clima tra le due superpotenze, specie dopo le ultime escalation tra la Cina e Taiwan, è sempre più teso. L’ipotetica nuova Guerra Fredda, differente nei modi ma simile sotto un punto di vista psicologico - almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti -, sembra essere sempre di più una realtà effettiva.

Il report è suddiviso in sei capitoli principali, che vanno dalla comprensione della strategia generale cinese fino al monitoraggio delle risorse e delle tecnologie per la modernizzazione della forza militare. Un fattore critico, a detta del Pentagono, è lo sviluppo delle capacità nucleari della Repubblica Popolare Cinese. Vediamo nel dettaglio le parti principali.

La comprensione della strategia cinese

Secondo il Pentagono, la Cina mira a realizzare il “grande ringiovanimento della nazione Cinese” entro il 2049 per poter superare in termini di potenza e influenza globale gli Stai Uniti, così da poter frantumare l’alleanza a trazione americana nell’Indo-Pacifico e sovvertire l’ordine internazionale per far sì che Pechino si affermi in quell’area, apportando vantaggi considerevoli per gli interessi nazionali del dragone.

Questa operazione di superamento degli Stati Uniti non è stata fiaccata dalla pandemia: secondo il report, la Repubblica Popolare Cinese è riuscita a consolidare la sua strategia nonostante la crisi da Covid-19. Per far sì che questo processo si concluda, i leader cinesi sono pronti a competere con quelli statunitensi nelle aree dove i loro interessi convergono; un esempio su tutti è l’ingerenza sulla questione afghana, dove la Cina ha aperto vie diplomatiche con le delegazioni talebane.

La visione cinese per quanto riguarda la competizione strategica è caratterizzata in termini di rivalità tra Stati nazionali, oltre che da uno scontro tra sistemi di tipo ideologico.

Questo ringiovanimento della Cina è collegato ad un’ottica in politica estera dedita a creare una comunità di destino per la Repubblica Popolare e ad i suoi alleati; il tutto supportato da un revisionismo storico/culturale nei confronti occidentali (e propri) e da un indottrinamento dei suoi cittadini, nonché di un ruolo più attivo delle forze militari nella gestione degli affari statali.

Infatti, nel 2019, la RPC ha riconosciuto che le sue forze armate dovrebbero assumere un ruolo più attivo portando avanti la propria politica estera, tentando quindi di evidenziare il carattere sempre più globale che Pechino attribuisce alla sua potenza militare.

La capacità nucleare della Cina

La questione più spinosa per gli analisti della Difesa americana riguardano gli obiettivi nucleari di Pechino. A detta del Pentagono, nel prossimo decennio la Cina punterà a consolidare, espandere e modernizzare il suo arsenale nucleare: la Repubblica Popolare Cinese sta investendo e ampliando il numero dei suoi servizi terrestri, marittimi e aerei concernenti le piattaforme di consegna nucleare e la costruzione delle infrastrutture necessarie per supportare tale rivoluzione tecnologica.

Il report afferma che entro il 2027 le testate nucleari del dragone saranno circa 700 e che supereranno le 1000 unità entro il 2030. La liberazione e la conquista dei mari cinesi, orientali e meridionali (vedi Taiwan), e il controllo capillare dei territori limitrofi, metteranno a disposizione – se già non esistesse – la possibilità di costruire piattaforme di lancio di testate nucleari inaccessibili via terra e via mare.

La circolazione duale

Il report affronta anche lo sviluppo di una politica economica caratterizzata dalla c.d. “circolazione duale”: una dialettica fra la circolazione economica domestica e quella internazionale. Viene messa in relazione l’integrazione economica globale – la circolazione esterna – con i consumi domestici e il mercato interno – la circolazione interna.

La dinamica da gestire, quindi, è quella fra una economia dipendente dalle esportazioni e dalla domanda internazionale, ma che agisce per sviluppare il mercato interno. L’indicazione di oggi è quella di, considerato il contesto di incertezza dovuto alla pandemia e alle dispute commerciali, puntare soprattutto sulla circolazione interna per poter essere indipendenti dalle esportazioni e, dunque, dagli altri Paesi.

Le ricerche chimiche e biologiche

Un punto caldo, specialmente per i tempi che corrono, è quello relativo alle armi biologiche. Il Pentagono crede che la Cina si stia impegnando già da tempo in ricerche di tipo chimico e/o biologico, giustificandole come di interesse sanitario e di sicurezza nazionale, sfruttandole però per acquisire la tecnologia necessaria allo sviluppo di armi che potrebbero essere una minaccia globale, andando in netto contrasto con la BWC e la CWC: le convenzioni internazionali in termini di non proliferazione di armi chimiche e biologiche.

Il report del Pentagono, nelle parti riguardanti le armi nucleari e chimiche, è stato smentito dalla Repubblica Popolare Cinese, come c’era da aspettarsi d’altronde. La partita tra i due giganti mondiali sembra continuare: ci sarà una nuova Guerra Fredda? O questa volta si rischia un conflitto dove sono tutti, nuovamente, coinvolti?

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