Per un report del think tank Crea negli ultimi due mesi l’Ue ha versato alla Russia 44 miliardi per importare gas, petrolio e carbone: solo l’Italia da quando c’è la guerra ha finanziato Mosca per 6,9 miliardi.
Mentre a Bruxelles si continua a discutere sul sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, che dovrebbe essere licenziato non prima della metà di maggio, un report realizzato dal think tank Crea e pubblicato dal Fatto Quotidiano, ci fa sapere che l’Unione europea da quando è iniziata la guerra in Ucraina ha versato a Mosca la bellezza di 44 miliardi per l’importazione di gas, petrolio e carbone.
Entrando maggiormente nel dettaglio dei singoli Paesi, negli ultimi due mesi la Germania ha foraggiato le casse della Russia per 9,1 miliardi, l’Italia per 6,9 miliardi, l’Olanda per 5,6 miliardi e la Francia per 3,8 miliardi.
L’Ue ha sborsato per avere gas, petrolio e carbone dalla Russia più del doppio rispetto a tutti gli altri Paesi extraeuropei messi insieme: in totale 19 miliardi di cui 6,7 miliardi dalla Cina e 4,1 miliardi dalla Turchia.
“I 28 Paesi dell’Ue, che insieme hanno importato il 71% dei combustibili fossili provenienti dalla Federazione - si legge sul Fatto - Hanno comprato meno carbone e petrolio da quando è iniziato il conflitto, ma al contempo hanno aumentato gli acquisti di gas”.
Dallo scoppio della guerra l’importazione del gas russo via gasdotto da parte dell’Unione europea infatti sarebbe aumentato del 10%, a fronte di una diminuzione nell’acquisto di carbone (-40%) e di derivati del petrolio (-20%).
La Russia in questi due mesi in parte ha assorbito queste minori esportazioni verso il Vecchio Continente aumentando quelle verso India, Corea del Sud, Cina e Turchia. Il saldo totale per Mosca alla fine sarebbe comunque negativo.
“Tuttavia – ha sottolineato Crea a margine del suo report – Le spedizioni verso queste nuove destinazioni non sono state sufficienti per compensare il calo delle esportazioni verso l’Europa”.
Gas e petrolio, le possibili sanzioni dell’Ue alla Russia
Oltre all’aumento delle forniture militari all’Ucraina, la Nato ha deciso ora di inviare anche artiglieria pesante, l’Occidente è convinto di poter far perdere questa guerra a Vladimir Putin anche utilizzando lo strumento delle sanzioni.
Il sesto pacchetto di misure contro la Russia dovrebbe essere a breve annunciato da parte dell’Unione europea, con la questione dello stop all’importazione di gas e petrolio russo che però sta facendo litigare non poco i 27 Stati membri.
L’Ue così dovrebbe decidere di stoppare l’importazione di petrolio dalla Russia a partire da settembre, anche se la Germania vorrebbe allungare i tempi alla fine dell’anno per poter trovare nei prossimi mesi dei rifornimenti alternativi.
Difficile però che si possa andare oltre l’inizio dell’autunno, anche perché è più facile trovare delle forniture differenti di petrolio e l’Europa è molto meno dipendente rispetto al gas dalle forniture che arrivano dalla Russia.
Il vero terreno di scontro di conseguenza è proprio quello del gas: i Paesi dell’Est e quelli baltici stanno spingendo per uno stop immediato, ma non sarà facile convincere Germania e Austria nonostante il pressing degli Stati Uniti a riguardo.
Per capire il livello di tensione che c’è a Bruxelles basta vedere i toni usati dal presidente del Ppe il polacco Donald Tusk: “Austria e Germania sono nell’Eurozona o nella Rublozona?”. In tutto questo l’Italia è in mezzo al guado: dopo Berlino siamo i più esposti nell’Ue, ma Draghi difficilmente si metterà di traverso.
Lo stop all’importazione del gas russo viene descritto infatti come la grande arma a disposizione dell’Occidente per piegare Putin. Il motivo lo ha provato a spiegare il Corriere della Sera: “Senza i soldi incamerati con gas e petrolio e le riserve aurifere e monetarie all’estero bloccate dalle sanzioni, l’autonomia dello Stato russo per pagare i propri dipendenti, tra i quali i soldati impegnati nell’Operazione militare speciale, viene stimata intorno ai 2-3 mesi”.
Senza il gas di Mosca però la Germania ha fatto sapere che andrebbe subito in recessione con un crollo del 5% per quanto riguarda il Pil. Anche per noi il colpo sarebbe durissimo, ma la strada ormai sembrerebbe essere stata tracciata anche se il metano, salvo sorprese, non sarà inserito nel prossimo pacchetto di sanzioni comunitarie nei confronti della Russia.
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