Pignoramento conto corrente: tutta la verità. Cosa cambia dal 1° luglio?

Flavia Provenzani

06/06/2017

La verità sul pignoramento conti correnti, più facile dal 1° luglio 2017. L’Agenzia delle Entrate può bloccare i fondi senza passare per il giudice con l’invio delle cartelle esattoriali.

Pignoramento conto corrente: tutta la verità. Cosa cambia dal 1° luglio?

Aggiorniamo il nostro approfondimento sul pignoramento dei conti correnti ad opera di Agenzia delle Entrate - Riscossione in merito alle novità attive dal 1° luglio 2017.
Anzitutto, nessuna novità: che i pignoramenti sui conti correnti dei risparmiatori che ricevono una cartella esattoriale saranno più facili da quest’estate era noto ormai da mesi. A cambiare sono le informazioni in mano all’Agenzia delle Entrate, che tramite l’accesso dei dati INPS dei contribuenti può procedere non solo al pignoramento dei conti correnti, ma anche al pignoramento di salari e pensioni.

Purtroppo sono molti gli italiani in difficoltà economica che si domandano come funziona il pignoramento sul proprio conto corrente, cointestato o meno e in caso di debito con il Fisco.
Vediamo allora nel dettaglio tutta la verità e cosa c’è da sapere veramente sulle novità in merito al pignoramento per debiti verso il pubblico.

Pignoramento conto corrente: tutta la verità

Il pignoramento dei conti correnti nel 2017 diventa più facile: con l’eliminazione di Equitalia e l’attivazione della nuova Legge di Bilancio dal 1° luglio i pignoramenti sui conti correnti bancari saranno più veloci, grazie alla caduta dell’obbligo di passare per un processo giudiziario. Solo con l’invio della cartella esattoriale, se non si salda il debito dovuto, l’Agenzia delle Entrate può disporre il pignoramento.

La Legge di Bilancio aumenta il potere in mano al Fisco sui capitali liquidi dei contribuenti debitori e lo spettro del pignoramento si fa sempre più reale, mentre gli italiani continuano a temere l’arrivo di un prelievo forzoso.

Pignoramento conto corrente: novità 1° luglio 2017

Equitalia è stata abolita e sostituita da Agenzia delle Entrate - Riscossione. Questa avrà accesso a tutti i dati sensibili degli italiani, anche i dati forniti dall’INPS, e avrà la facoltà di applicare i pignoramenti sui conti correnti bancari in modo indipendente senza passare dal giudici. Non è più necessario, dunque, passare per il processo giudiziario.

Nel dettaglio, come previsto dal dl 193/2016 (ora legge n. 225/2016) all’art. 3 l’Agenzia delle Entrate Riscossione ha accesso all’anagrafe tributaria e alle banche dati dell’INPS ed ha la facoltà di procedere con i pignoramenti sui conti correnti senza alcuna autorizzazione da parte del tribunale.

Art. 3 - Potenziamento della riscossione

1. L’Agenzia delle entrate può utilizzare le banche dati e le informazioni alle quali è’ autorizzata ad accedere sulla base di specifiche disposizioni di legge, anche ai fini dell’esercizio delle funzioni relative alla riscossione nazionale di cui all’articolo 3, comma 1, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248.

2. All’articolo 72-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, dopo il comma 2-bis, è inserito il seguente: «2-ter. Ai medesimi fini previsti dai commi precedenti, l’Agenzia delle entrate può acquisire le informazioni relative ai rapporti di lavoro o di impiego, accedendo direttamente, in via telematica, alle specifiche banche dati dell’Istituto nazionale della previdenza sociale.

3. L’Agenzia delle entrate-Riscossione è autorizzata ad accedere e utilizzare i dati di cui al presente articolo per i propri compiti di istituto.

L’accesso che l’ente ha ai dati dell’INPS a partire dal 1° luglio 2017 mette in allarme molti: in questo modo la nuova Equitalia ha accesso a tutte le informazioni su rapporti di lavoro, stipendi, indennità e pensioni, per poter pignorare pure quelli.

Pignoramenti conti correnti: basta una cartella esattoriale

Una volta che l’Agenzia delle Entrate - Riscossione eroga una notifica della cartella esattoriale, questa vale anche come atto esecutivo e di precetto che intima al debitore di saldare quanto richiesto entro 10 giorni dalla notifica. E non c’è più bisogno che il creditore, in questo caso l’Agenzia delle Entrate, citi in giudizio il debitore.
Una volta passati 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale, se il debitore non ha proceduto al pagamento allora avviene il pignoramento sul conto corrente. Infatti, l’Ente ha la facoltà di emettere e inoltrare l’atto di pignoramento direttamente alla banca del debitore.

Pignoramento: occhi anche a stipendio e pensione

Il pignoramento è un processo formale previsto dal Codice Civile noto come pignoramento presso terzi che consente il blocco di conto corrente, stipendio, pensione ecc. al fine di recuperare un credito sulle proprietà del debitore.
Il pignoramento può avvenire anche su immobili e auto.

Quando il debitore non possiede a suo nome beni materiali da poter pignorare, allora il creditore si rivolge al suo conto corrente per poter recuperare la cifra che gli spetta. Qualora il saldo del conto, che può essere sia bancario che postale, non basti a saldare il debito, allora si può disporre del pignoramento sullo stipendio o sulla pensione.

Non solo il Fisco - l’Agenzia delle Entrate Riscossione può disporre un pignoramento. Anche privati, imprese e altri soggetti possono chiedere che il conto corrente di un debitore venga pignorato ma, a differenza dell’AdE, tutti gli altri soggetti devono effettuare l’atto tramite il giudice.

Come funziona il pignoramento (procedura ordinaria)

Il creditore privato che vuole recuperare il credito che il debitore non vuole restituire e che decide si passare per la via del pignoramento del conto corrente, per poter pignorare il conto in banca (terza parte) deve avere l’autorizzazione di un giudice.

Il processo è il seguente: si notifica l’atto esecutivo e l’atto di precetto, al debitore viene data una scadenza per il pagamento di quanto dovuto entro 10 giorni falla notifica, se il debitore non paga allora il creditore notifica l’atto di pignoramento al debitore e alla sua banca il cui importo è quanto dovuto maggiorato del 50 per cento. Questo documento presenta, inoltre, la data di udienza davanti al giudice, che si pronuncia sulla disposizione del versamento delle somme dalla banca al creditore.

La banca, ovvero la terza parte, una volta ricevuto l’atto di notifica del pignoramento:

  • blocca il soldi sul conto corrente fino alla decisione del giudice
  • emette al creditore la dichiarazione del terzo in cui si notifica le somme effettivamente pignorate e disponibili sul conto corrente del debitore

Discorso diverso per i debiti verso l’Agenzia delle Entrate, come specificato ad inizio articolo

Come evitare i pignoramenti

Nel caso si sia debitori nei confronti del Fisco, si consiglia al contribuente che riceve una notifica di pignoramento di presentare una richiesta di rateizzazione del debito entro 60 giorni dalla ricezione.
Se la richiesta viene accolta e viene saldata la prima tranche di rimborso prevista dal proprio piano di ammortamento, il conto corrente non verrà pignorato.

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