Meno prime dosi somministrate, più tamponi fatti e ora la notizia di presunti green pass falsi per politici e VIP a Roma: siamo sicuri che in materia di green pass in Italia stia andando tutto bene?
Fin da quando si è iniziato a parlare di green pass, subito le autorità preposte hanno lanciato l’allarme in merito a una sorta di mercato nero dove, specie su Telegram o nel dark web, sarebbe possibile acquistare una certificazione verde fasulla.
Se c’era una richiesta nei mesi scorsi quando il code serviva solo per spostarsi all’estero, figuriamoci adesso che il Governo con l’ultimo decreto ha deciso, a partire dal prossimo 15 ottobre, di rendere obbligatorio il green pass per recarsi in ogni luogo di lavoro.
La notizia dell’inchiesta della Procura di Roma, finora tenuta top-secret, ci racconta però qualcosa di diverso. Da quanto si apprende, un medico della capitale avrebbe falsificato delle dichiarazioni consentendo a un centinaio di persone di avere il green pass senza aver fatto il vaccino.
Così scrive a riguardo il Fatto Quotidiano: “Il professionista avrebbe sfruttato alcune piccole falle nel cosiddetto “sistema t.s.”, che sta per “sistema tessera sanitaria”. I medici di base sono autorizzati a inserire in questo database attestazioni relative ai loro pazienti (o comunque a residenti nel territorio dell’Asl di competenza) circa la presenza di patologie ostative che impediscono la somministrazione del vaccino, l’avvenuta guarigione dall’infezione da Covid-19 o addirittura l’avvenuta vaccinazione in un Paese straniero (come Stati Uniti, Israele o Emirati Arabi). Ma la relativa certificazione non deve necessariamente essere allegata. In questo modo, il sistema informatico del ministero della Salute fornisce automaticamente il green pass”.
Naturalmente la vicenda è ancora tutta da chiarire, così come gli inquirenti devono accertare se queste presunte false certificazioni avvenivano dietro il pagamento di una somma di denaro.
Tra i beneficiari di questi falsi green pass ci sarebbero politici, imprenditori, personalità del mondo dello spettacolo e dello sport. La Roma bene insomma, che con la complicità del medico avrebbe così aggirato i requisiti per avere la certificazione.
Green pass: qualcosa non sta funzionando?
Nonostante la diffusione della variante Delta, divenuta ormai predominante in tutta Europa, l’Italia a differenza di Francia o Regno Unito in questa estate ha mantenuto costante il numero dei contagi e delle ospedalizzazioni, con soltanto Sicilia e Calabria che hanno raggiunto la prima soglia di allarme.
Anche la campagna vaccinale sta procedendo meglio rispetto ad altri grandi Paesi: al 22 settembre ha ricevuto almeno una dose il 75% della popolazione (compresi gli under 12 che non devono essere vaccinati), con il traguardo dell’80% entro la fine di settembre che non è così lontano.
In una situazione non particolarmente allarmante, perché allora il Governo ha deciso per una stretta senza precedenti in Occidente in materia di green pass?
I motivi sono sostanzialmente due: la variante Delta è più aggressiva e l’obiettivo da raggiungere non è più l’80% ma il 90% della popolazione vaccinata, poi ci sono ancora circa 3,7 milioni di over 50 senza nemmeno una dose.
Il green pass così è stato snaturato dal suo scopo iniziale e usato come grimaldello per scardinare le resistenze degli scettici al vaccino, sostanzialmente obbligandoli alla somministrazione per non avere ripercussioni lavorative.
L’ultimo report di Gimbe pubblicato in data 23 settembre però ci fa vedere come, nelle ultime due settimane, ci sia stato un netto calo delle prime dosi somministrate in Italia. Una diminuzione da una parte fisiologica visto che si sta restringendo la platea vaccinabile, ma una corsa al vaccino non sembrerebbe esserci stata.
Fonte Gimbe
A inizio settembre invece Federfarma ha dichiarato come durante l’estate invece sia aumentata del 50% la richiesta di tamponi, nonostante i contagi fondamentalmente stabili nei mesi di luglio e agosto.
La notizia che arriva da Roma del medico che avrebbe fatto ottenere green pass a politici e VIP senza vaccino, se confermata sarebbe la spia di come qualcosa in fondo non stia funzionando.
L’unica cosa certa è che dal 15 ottobre e fino (al momento) al 31 dicembre, tutti i lavoratori sia del pubblico sia del privato avranno bisogno del green pass per poter accedere nel luogo di lavoro. Una stretta che si aggiunge a quella di agosto su palestre, ristoranti, cinema, stadio etc..
Una misura dura che sta dividendo giuristi e pensatori, ma che si spera possa mettere in moto uno sprint finale della campagna vaccinale, l’uber alles che rende tutto sacrificabile. Al momento però i risultati sono quelli di un aumento dei tamponi, un calo delle prime dosi e il verificarsi di presunte condotte illecite.
Ancora è presto per fare un bilancio sul green pass, ma il rischio è che questa stretta alla fine possa risultare più utile a Confindustria che al Ministero della Salute.
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