Gli asset migliori per proteggersi dall’inflazione

Claudia Cervi

25/07/2022

Azioni, Etf, obbligazioni, oro, immobili: quali sono i migliori asset per proteggersi da un’inflazione strutturale?

Gli asset migliori per proteggersi dall’inflazione

Quali sono gli asset che possono proteggere gli investitori dai rischi di una elevata inflazione strutturale?

Una domanda, questa, che riecheggia prepotentemente in questo periodo tra risparmiatori e investitori che ogni giorno vedono ridursi il valore della moneta nei conti e nei portafogli di investimento.

L’inflazione rappresenta infatti un grave problema per il risparmio personale ed è legato a doppio filo con le politiche monetarie delle banche centrali perché impatta sia sul mercato delle azioni che su quello dei bond. La stretta monetaria messa in atto per fronteggiare questa emergenza ha fatto saltare le correlazioni inverse tra il mercato azionario e quello del reddito fisso, rendendo ancora più complessa l’asset allocation.

Quali azioni, Etf, obbligazioni, oro, immobili scegliere per proteggersi da un’inflazione diventata ormai strutturale?

Su quali asset puntare per difendersi dall’inflazione?

I tassi di inflazione in Europa e negli Stati Uniti hanno ormai raggiunto i livelli record degli anni ‘80 ed è plausibile credere che l’inflazione possa persistere oltre l’obiettivo del 2% indicato da Bce e Fed per molto tempo. Le misure per contrastare il rialzo shock dei prezzi globali (specie quelli dell’energia e dei generi alimentari) potrebbero però comprimere completamente la crescita economica determinando nella migliore delle ipotesi stagflazione e nelle peggiori una recessione.

Oro e metalli preziosi

L’asset class considerato per eccellenza bene rifugio in condizioni di instabilità geopolitica e incertezza è l’oro. Le quotazioni del metallo giallo, infatti, tendono tradizionalmente ad apprezzarsi nelle fasi di inflazione e offrono una protezione implicita.
Pronta la grande caccia all’oro? Probabile, ma tra gli analisti non c’è uniformità di pensiero sulle potenzialità dell’asset in tempi di inflazione crescente: del resto, da quando l’oro ha iniziato ad essere scambiato liberamente negli Stati Uniti, i ritorni a 5 anni aggiustati all’inflazione si sono mossi tra un picco del 27,5% su base annua (era il settembre del 1980) e un minimo del -20,6% (gennaio 1985).

A ben vedere, l’oro risulta efficiente solo su un arco di tempo più lungo. Molto più lungo: secondo i professori della Duke University, Campbell Harvey e Claude Erb, l’asset svolge “un lavoro decente” nel tenere il passo dell’inflazione solo in periodi prossimi ai cento anni. Un’enormità.

Occorre poi considerare che i movimenti dell’oro non sono influenzati solo da fattori geopolitici, ma anche dall’andamento del dollaro e dei tassi reali americani, in entrambi i casi attraverso una correlazione inversa. Un dollaro forte e tassi reali in crescita potrebbero dunque rappresentare uno scoglio per la crescita dell’oro.

Bitcoin e criptovalute

Alternativamente, gli investitori potrebbero decidere di strizzare l’occhio al Bitcoin, considerato un bene rifugio fino al tracollo degli ultimi mesi. La mancanza di dati storici di rilievo e l’elevatissima volatilità dei prezzi hanno indotto a pensare che si tratti di asset speculativi da inserire con molta cautela nei portafogli di investimento.

Tra le opzioni anche i titoli azionari e gli ETF

Nel ventaglio delle opzioni non mancano i titoli azionari: quest’ultimi hanno prodotto nel lungo termine i migliori ritorni aggiustati all’inflazione di qualsiasi altro asset class, ma – una volta messi sotto la lente – si può notare come il grado di volatilità non differisca in modo sostanziale da quello dell’oro (a partire dagli anni Settanta, i ritorni a 5 anni aggiustati all’inflazione sono oscillati da un massimo del 25,7% annualizzato ad un minimo del -8,1%).

In questa fase, tuttavia, occorre fare una selezione individuado i settori più difensivi come i beni di consumo, materie prime e le utility, privilegiando titoli value e con dividendi crescenti nel tempo.

Inoltre, per ridurre il rischio legato all’investimento su una singola azione è possibile distribuire l’esposizione su un paniere di titoli attraverso gli ETF.

TIPS e obbligazioni

Una garanzia contro l’inflazione è data dalle obbligazioni indicizzate all’inflazione. Tra queste possiamo annoverare gli U.S. Treasury Inflation Protected Securities (TIPS), un prodotto finanziario lanciato negli Stati Uniti nel 1997 che sale al crescere dell’inflazione, poiché l’interesse pagato è ancorato all’indice dei prezzi al consumo.

Una valida alternativa è data dal Btp indicizzato all’inflazione europea, un titolo di Stato che fornisce all’investitore una protezione contro l’aumento del livello dei prezzi.

Non mancano, anche in questo caso, le avvertenze: al momento il meccanismo di indicizzazione dei TIPS è infatti differente da quello dei BTp€i. Il funzionamento dei TIPS si ispira al cosiddetto “modello canadese” che offre una protezione praticamente perfetta dall’aumento dei prezzi grazie al fatto che le cedole sono calcolate e pagate sempre sul valore nominale del bond. Nel caso dei BTp€i le cedole sono invece calcolate sul valore rettificato per il coefficiente di inflazione.

Immobili e REITS

Anche il settore immobiliare può offrire una buona diversificazione al portafoglio e proteggere dall’inflazione. Si tratta però di un’operazione lunga e non facile da gestire: l’investitore deve avere competenze tecniche per la valutazione corretta (con la consapevolezza che i prezzi immobiliari sono già aumentati molto), competenze legali e finanziarie per la messa a reddito e un capitale elevato.

Un modo più facile per investire nel mercato immobiliare è utilizzando i REITS, fondi immobiliari a tassazione agevolata che possono essere acquistati anche nella forma di ETF.

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