“Il secondo stadio del razzo cinese Lunga Marcia 5B è rientrato nell’atmosfera sull’Oceano Indiano, in un’area vicina alle isole Maldive”, rende noto il Dipartimento della protezione civile. Allarme rientrato per l’Italia
Ha messo in allarme praticamente mezzo mondo la vicenda legata al razzo cinese in caduta libera, Italia compresa, che fino alle prime ore di questa mattina ha temuto un possibile impatto su diverse aree del Paese.
Nelle ultime 24 ore erano infatti aumentate le possibilità che frammenti del razzo cadessero in una fascia territoriale comprendente nove regioni del Centro-Sud, come segnalato dalla protezione civile che aveva anche fornito delle linee guida per ridurre i rischi alla popolazione.
Ma è stata poi la stessa protezione civile - che ha analizzato i dati forniti dall’Agenzia Spaziale Italiana - a escludere la caduta sul nostro territorio all’alba di oggi.
Di fatto - ha precisato - il secondo stadio del razzo cinese Lunga Marcia 5B “è rientrato nell’atmosfera sull’Oceano Indiano, in un’area vicina alle isole Maldive”.
Razzo cinese in caduta vicino alle Maldive
La struttura abbandonata nell’orbita è la base del razzo, chiamata appunto stadio, vicenda che ha lasciato presto emergere come sia già successo in passato che la Cina non controllasse il rientro dei razzi.
La vicenda ha assunto però tratti meno preoccupanti quando dallo stesso Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America hanno annunciato il rientro nell’atmosfera sull’Oceano Indiano.
Più precisamente, ad essere interessata dalla caduta dei frammenti sarà un’area vicina alle isole Maldive, cosa che esclude qualunque impatto con il suolo italiano.
L’allarme iniziale - che aveva innescato non poca tensione su scala globale - parlava dell’attesa di un punto di rientro nel Nord Atlantico con interessamenti del bacino del Mediterraneo.
Stando sempre a quanto indicato all’alba da Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America, il rientro si è verificato all’incirca tra le 3 e le 5 del mattino italiane.
Le origini della vicenda
Il razzo cinese era stato portato in orbita lo scorso 29 aprile, e terminata la sua missione, la base - fisicamente un corpo di 20 tonnellate e lungo più di 30 metri - ha cominciato a scendere verso la terra.
Il rientro incontrollato di un razzi cinese si era già verificato un anno fa, quando i frammenti erano caduti su alcuni villaggi dell’Africa occidentale anche se la pandemia e un’agenda globale praticamente ad esclusivo tema pandemia aveva in parte oscurato la cosa.
Negli ultimi giorni però l’allarme, balzato all’attenzione internazionale, aveva innescato enormi preoccupazioni anche da noi, con ben 9 regioni - Abruzzo, Molise, Umbria, Lazio, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sardegna e Sicilia - che erano state considerate a rischio.
Resta nel frattempo attiva in tutta Europa la supervisione della vicenda, divisa tra consorzio per la sorveglianza spaziale Eusst, Agenzia Spaziale Europea, Agenzia Spaziale Italiana e centro dell’Aeronautica Militare a seconda delle aree territoriali.
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