Reddito di Cittadinanza: perché lo prende anche chi lavora?

Simone Micocci

15 Luglio 2021 - 11:31

Il 20% dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza ha anche un lavoro: il problema degli working poor è ancora lontano dall’essere risolto.

Reddito di Cittadinanza: perché lo prende anche chi lavora?

Si discute tanto del Reddito di Cittadinanza, meno delle condizioni in cui versa il mercato del lavoro. Eppure questi due temi sono strettamente collegati, in quanto se oggi si spendono circa 10 miliardi di euro per il Reddito di Cittadinanza la colpa è anche - anzi, soprattutto - dello stato del mercato del lavoro.

Basti pensare che, come si legge nella relazione annuale dell’Inps, circa il 20% dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza ha un lavoro. La domanda che ci poniamo è: per quale motivo chi lavora si trova nelle condizioni per poter beneficiare di una misura che di fatto si rivolge alle famiglie che versano in una situazione di difficoltà economica?

Il motivo è, purtroppo, chiaro: spesso ci si trova in una situazione in cui lo stipendio non è sufficiente per vivere una vita dignitosa e quindi è lo Stato a dover intervenire per integrare il reddito familiare di quella somma necessaria per garantire il superamento della soglia di povertà.

Reddito di Cittadinanza: il 20% dei beneficiari ha un lavoro

Quando parliamo di beneficiari che lavorano e nel contempo prendono il Reddito di Cittadinanza non ci riferiamo a chi lavora in nero. Gli irregolari, che comunque ci sono, non vengono infatti presi in considerazione nei dati dell’Inps anche perché, ricordiamo, è assolutamente vietato lavorare senza contratto e nel contempo percepire il Reddito di Cittadinanza (attenzione, si rischia il carcere).

No, i dati riguardano coloro che hanno un lavoro in regola e dichiarato all’Inps. Si tratta appunto del 20% dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza, una platea che lo Stato potrebbe risparmiarsi se solo i datori di lavoro riconoscessero degli stipendi maggiormente adeguati al costo della vita.

A riguardo sono arrivate anche le parole del Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, il quale ha dichiarato:

Il 20% lo prendono persone che lavorano e questo pone l’enorme questione di persone che pur lavorando rimangono povere. Agli imprenditori che dicono che non trovano lavoratori bisognerebbe chiedere: ‘Scusa, ma quanto li paghi i tuoi dipendenti?‘ Gli italiani sono quelli che durante la pandemia, in tutta l’Unione Europea hanno perso di più rispetto al monte salari.

Reddito di Cittadinanza: perché lo prende anche chi ha un lavoro

Ai fini del riconoscimento del Reddito di Cittadinanza è stata individuata una soglia minima di reddito affinché una famiglia non si trovi in una condizione di povertà.

Nel dettaglio, questa soglia è di 6.000€ l’anno per le persone sole, maggiorata - moltiplicandola per il relativo parametro di scala di equivalenza - per i nuclei familiari più numerosi. Ad esempio, per un nucleo familiare composto da due maggiorenni e due minorenni, il reddito minimo che per legge è sufficiente per non avere diritto al Reddito di Cittadinanza è di 10.800€, quindi 900€ mensili.

Quando chi ha un lavoro non guadagna a sufficienza affinché i redditi familiari (si ricorda che per il RdC si guarda alla situazione di tutto il nucleo familiare) superino la soglia suddetta, allora questo ha la possibilità di richiedere il Reddito di Cittadinanza, avendo così diritto a un’integrazione tale da permettergli di oltrepassare la soglia di povertà. Pensiamo all’esempio suddetto, ossia a una famiglia con due maggiorenni e due minorenni, dove uno solo dei genitori lavora con un guadagno di 600,00€ mensili. Questo, in assenza di altri redditi, potrà comunque beneficiare del sostegno ricevendo appunto un’integrazione di 300€.

Il problema, dunque, è che in Italia avere un lavoro non offre la garanzia di uscire dalla soglia di povertà. Non sempre lo stipendio è sufficiente per una vita dignitosa ed è qui che interviene lo Stato, attingendo dalla spesa assistenziale.

Reddito di Cittadinanza: il problema dei working poor

Il fatto che il 20% dei percettori del Reddito di Cittadinanza lavori ci fa capire che in Italia il problema dei cosiddetti working poor è ancora lontano dall’essere risolto. Ci riferiamo appunto a quella categoria dei lavoratori “poveri”, ossia coloro che pur avendo un’occupazione si trovano a rischio di povertà e di esclusione sociale a causa del basso livello del reddito percepito.

E nella maggior parte dei casi si tratta di persone che vivono una condizione d’incertezza sul lavoro e quindi a rischio disoccupazione.

Un problema, quello dei working poor, che si potrebbe risolvere con l’approvazione di un disegno di legge finalizzato all’introduzione del salario minimo.

Un problema che anche il Reddito di Cittadinanza tenta di risolvere e non solo riconoscendo un’integrazione al reddito ma anche dando la possibilità a chi lavora, ma ha uno stipendio molto basso, di prendere parte comunque al programma di politica attiva. Nel dettaglio, possono firmare il Patto per il Lavoro con il Centro per l’Impiego - e sperare nella ricerca di un’occupazione migliore - coloro che hanno un lavoro subordinato retribuito con meno di 8.145€ (reddito annuo), oppure si ha un reddito di 4.800€ nel caso dei lavoratori autonomi.

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