Regionalizzazione della scuola, cosa prevede? Il Ministro Salvini ha dichiarato che la riforma della scuola si farà. Intanto a Roma - il 25 giugno - si terrà una manifestazione di protesta.
Regionalizzazione della scuola: cos’è e cosa prevede? Risale a febbraio 2019 la proposta avanzata dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna di organizzare il sistema educativo secondo la disponibilità economica di ogni singola Regione. In pratica, la regionalizzazione della scuola prevede un sistema scolastico differenziato in materia di offerta formativa, trattamento economico del personale scolastico, criteri per la selezione del personale e dello scorrimento delle graduatorie.
La proposta, senza dubbio, va a favore delle Regione più ricche e a discapito di quelle più povere.
Il Ministro Salvini ha dichiarato di non voler fare marcia indietro, nonostante le accuse di incostituzionalità e le numerose proteste. Il sì del Governo dovrebbe arrivare entro la prossima settimana.
Intanto, il 25 giugno, a Roma si terrà una manifestazione di protesta contro la proposta leghista della Regionalizzazione della scuola, ma potrebbe essere troppo tardi.
Regionalizzazione della scuola: cosa prevede la proposta
Il data 14 febbraio, il Governo giallo-verde ha dato l’ok alle bozze d’intesa per sancire l’autonomia regionale di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Manca ancora l’accordo definitivo, tuttavia le preoccupazioni cominciano a salire, soprattutto riguardo al tema dell’istruzione.
Infatti la regionalizzazione della scuola prevede la differenziazione dell’organizzazione della didattica, dello scorrimento delle graduatorie degli insegnanti e della loro retribuzione. In particolare, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna chiedono di:
- differenziare la programmazione, l’offerta formativa e i percorsi di alternanza scuola-lavoro;
- disciplinare autonomamente l’assegnazione di contributi alle istituzioni scolastiche paritarie;
- regionalizzare i fondi statali per il diritto allo studio, anche universitario;
- regionalizzare il trattamento economico del personale scolastico.
In altre parole, la proposta sembra voler creare sistemi scolastici differenziati, basati sulle risorse economiche delle singole Regioni e senza tener conto del principio dell’unitarietà dell’istruzione.
Martedì 25 giugno manifestazione a Roma: chi sono gli organizzatori
Il giorno 25 giugno, a Roma, si terrà una grande manifestazione di protesta contro la Regionalizzazione della scuola proposta dagli esponenti della Lega.
A partire dalle ore 14:00, il Comitato spontaneo nazionale, Cobas, Unicobas, Anief, AND (Associazione nazionale docenti) e ADIDA (Associazione docenti invisibili da abilitare), si incontreranno per protestare contro il progetto leghista.
Le ragioni sono quelle già indicate: l’autonomia differenziata delle risorse economiche andrebbe a creare un divario enorme riguardo l’istruzione da Nord a Sud, a discapito degli studenti meridionali.
Regionalizzazione della scuola, per i sindacati è incostituzionale: perché?
Sulla proposta di regionalizzazione della scuola, tutti i sindacati a tutela dell’istruzione e dei diritti dei docenti hanno da subito iniziato una protesta online che vede uniti Flc-Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola, Snals, Gilda, Cobas e Unicobas, oltre che da una ventina di associazioni di docenti e studenti.
Secondo i sindacati, la regionalizzazione della scuola è incostituzionale in quanto crea netti squilibri tra le aree regionali del territorio nazionale. In altre parole, si tratta di una di una vera e propria secessione delle Regioni più ricche, che crea un sistema scolastico differenziato sulla base della risorse economiche del territorio. I profili di incostituzionalità sono molteplici:
- il differente inquadramento contrattuale degli insegnanti, su base regionale invece che a livello nazionale;
- diversi criteri di reclutamento e meritocrazia della classe docente;
- differenziazione degli standard qualitativi dell’istruzione;
- percorsi educativi diversificati.
Secondo il dettato costituzionale, invece, la scuola svolge una funziona primaria in tutto il territorio dello Stato e per tutti i cittadini, a prescindere dal reddito, dall’identità culturale o religiosa e dalla Regione di residenza. Detto in altri termini, il principio delle “pari opportunità” verrebbe scavalcato dalle ragioni economiche, con il risultato che si verrebbe a creare un’istruzione frammentata e non più unitaria.
Regionalizzazione della scuola: l’appello degli insegnanti
Dopo la proposta del Veneto, della Lombardia e dell’Emilia Romagna, gli insegnanti di tutta Italia si sono uniti in una forte protesta che ha visto la raccolta di quasi ventimila firme online contro la regionalizzazione della scuola.
Il punto maggiormente contestato dalla classe docente è la diversificazione delle spese destinate alla scuola e, soprattutto, degli stipendi, che andrebbe a creare insegnati di serie A e di serie B. Le istituzioni, invece, dovrebbero assicurare la parità di trattamento retributivo degli insegnanti su tutto il territorio nazionale, con la sola eccezione delle Regioni a statuto speciale, nelle quali l’istruzione è una competenza regionale differenziata.
Se la proposta diventasse legge, gli insegnati ed i presidi percepirebbero, a parità di mansioni, uno stipendio differenziato con una disparità di trattamento ingiustificata, cui seguirebbe l’alterazione dello standard dell’istruzione nazionale. Le conseguenze di una tale riforma sarebbero dannose anche per gli studenti, ai quali non verrebbe assicurata la parità dell’offerta formativa e delle attività extrascolastiche, a discapito del diritto all’istruzione sancito dagli articoli 33 e 34 della Costituzione.
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