Meritocrazia, poteri dei presidi e autonomia: sono i punti del ddl di Riforma della scuola rivisti dal premier Matteo Renzi in vista del voto di fiducia al Senato e alla Camera. Ecco come si presenta il testo rispetto alla versione originaria.
La Riforma della scuola, dopo mesi di polemiche, è arrivata ad un punto di svolta importante.
E’ atteso per oggi, infatti il voto di fiducia al Senato, dove il testo è arrivato senza il mandato ai relatori, non essendosi concluso l’esame in commissione.
Nonostante le dichiarazioni del premier Matteo Renzi che negli ultimi mesi aveva scongiurato passi indietro da parte del governo sulla riforma, il testo che si appresta a passare in Parlamento risulta diverso da quello presentato originariamente: meritocrazia, poteri del preside, autonomia, sono diversi i punti della riforma rivisti dal Presidente del Consiglio nel tentativo di placare le polemiche e portare in porto la riforma che, tra le altre cose, potrebbe portare all’assunzione di 100mila precari.
Vediamo uno per uno i punti della riforma su cui s è registrato un dietrofront da parte del governo.
Riforma della scuola, presidi depotenziati
Il ruolo del preside, che doveva uscire rafforzato dalla riforma, rischia invece di essere depotenziato.
I presidi verranno infatti giudicati e la loro autonomia di decisione su quali insegnanti premiare risulterà molto limitata.
D’altronde il punto della riforma che prevedeva un accentramento di poteri nelle mani dei presidi era stato uno dei punti più contestati.
Cosa succederà ora? Il comitato che dovrà occuparsi di scegliere i criteri in base ai quali il preside potrà distribuire i premi ai docenti più meritevoli sarà formato da 7 membri: oltre al dirigente scolastico saranno presenti due genitori (un genitore e uno studente alle superiori) 3 insegnanti e un componente esterno nominato dall’Ufficio scolastico regionale tra docenti, dirigenti scolastici e dirigenti tecnici.
I presidi, poi, non potranno più chiamare, per l’organico funzionale, chi ha un’abilitazione diversa rispetto a quella della classe di concorso richiesta se nell’ambito territoriale in cui si trova la scuola sono disponibili insegnanti che sono abilitati in quella classe di concorso; in questo modo viene limitata la loro autonomia decisionale.
Per quanto riguarda la gestione delle risorse umane, finanziarie e materiali sarà subordinato al parere e alle competenze degli organi collegiali.
Precari, chi sarà assunto e chi no. La novità
Nonostante l’ultima revisione della riforma, resta confermata l’assunzione di 100.701 precari. Questa notizia non accontenta comunque tutti.
Tra i precari chi sarà assunto e chi no? Dei 100mila precari, 45mila saranno assunti entro il 15 settembre per sostituire i colleghi che vanno in pensione e coprire eventuali posti vacanti; 55mila saranno chiamati nel corso dell’anno scolastico; tutti gli altri, invece, dovranno aspettare il concorso del 2016 per 60mila posti.
Ma cosa cambia con l’ultimo rimaneggiamento? La novità introdotta è che non avranno più una quota di posti riservati ma sarà loro riconosciuto un punteggio aggiuntivo.
Riforma della scuola, resta lo school bonus
A non essere toccato è stato lo school bonus, preso di mira dalle opposizioni e dalla minoranza del Pd contraria alla riforma.
Restano quindi le detrazioni per le famiglie che iscrivono i loro figli alle scuole paritarie e viene fissato un tetto di 100mila euro per le donazioni dei privati: solo il 10% (prima era stato previsto il 30%) di queste andrà a formare un fondo di perequazione per le scuole che ricevono meno contributi.
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