La riforma dei partiti politici è stata approvata ieri alla Camera. Cosa prevede e cosa cambia davvero in 5 punti.
La proposta di legge di riforma dei partiti politici è stata approvata ieri alla Camera, in prima lettura, e passa ora all’esame del Senato.
La proposta di legge di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione voluta dal PD è arrivata in aula come risultato di un lungo lavoro di sintesi svolto dalla Commissione Affari costituzionali: erano state presentate infatti 18 proposte di legge da parte di tutti i gruppi parlamentari.
Il voto sugli emendamenti e sul provvedimento nel suo complesso è stato infatti trasversale. Anche Forza Italia, ad esempio, ha votato alcune parti, mentre i deputati del M5S si sono astenuti. La finalità del testo è quella di promuovere la trasparenza dell’attività dei partiti e dei movimenti politici e il potenziamento dei loro criteri di democraticità.
Riforma dei partiti politici in 5 punti
Cosa prevede la riforma dei partiti politici? Ecco al risposta in 5 punti:
- obbligo di democrazia nei partiti. L’articolo 2 della legge stabilisce il metodo democratico come principio guida della vita interna dei partiti, movimenti e gruppi politici organizzati;
- trasparenza. Sono previsti alcuni strumenti finalizzati a garantire la trasparenza. Ogni iscritto al partito conoscerà, nel rispetto della legge sulla privacy, chi sono gli altri iscritti, attraverso il diritto di accesso alla consultazione dell’anagrafe degli iscritti. Sarà pubblica e consultabile online anche la lista dei candidati per le elezioni politiche, divisa per partito. Diventa obbligatoria per tutti i partiti una dichiarazione autenticata dal notaio, che contiene necessariamente una serie di elementi minimi di trasparenza, che sono:
- il legale rappresentante del partito o del gruppo politico organizzato e la sede legale nel territorio dello Stato;
- gli organi del partito o del gruppo politico organizzato, la loro composizione nonché le relative attribuzioni;
- le modalità di selezione dei candidati per la presentazione delle liste. - Trasparenza patrimoniale e dei finanziamenti. Ogni partito, sul proprio sito internet, pubblicherà, aggiornandolo ogni anno, entro il 15 di luglio, l’elenco di tutti i beni mobili e immobili posseduti e anche gli strumenti finanziari, di cui il partito stesso è intestatario. E’ prevista una sanzione pecuniaria che va dai 5 mila ai 15 mila euro in caso di inadempimento, anche parziale o in caso di mancato aggiornamento del sito. Si prevede anche l’obbligo di pubblicità per i finanziamenti di importo superiore ai 5 mila euro percepiti nel corso di ciascun anno. Tale obbligo riguarda, oltre ai partiti, anche i gruppi parlamentari, i parlamentari nazionali e i membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia, consiglieri regionali, provinciali e comunali.
Le comunicazioni a questo riguardo vanno inviate, annualmente, ad un’apposita commissione per la trasparenza; in caso contrario scatta una sanzione amministrativa pari a 30 mila euro. - Norme anti M5S. La riforma dei partiti contiene anche misure ribattezzate anti M5S, perché prevedono alcuni obblighi sui quali i grillini si sono sempre dichiarati contrari. In assenza di disposizioni diverse o di uno Statuto, si applicano le norme generali del codice civile valide per le associazioni. Tale misura, già rinominata salva Pizzarotti, impone regole chiare sulle espulsioni, perché la decisione ultima spetta all’assemblea degli iscritti. Nel testo si prevede anche che il simbolo appartiene al partito e tutte le decisioni vengono prese dall’assemblea degli iscritti.
- Sanzioni per mancata pubblicazione dei bilanci. Si prevedono anche sanzioni pecuniarie da 20 a 40 mila euro per i partiti iscritti nel registro che non pubblichino online i propri bilanci.
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