Il decreto legge contro i rischi del 5G torna sul tavolo della politica: cyber security e riforma della disciplina del golden power dovrebbero essere il tema di discussione nel prossimo Consiglio dei ministri. Le cose da sapere.
Intervenire rapidamente contro i rischi del 5G con un nuovo decreto legge che rafforzi il sistema di protezione, controllo e garanzia delle infrastrutture e reti di quinta generazione. Questa l’intenzione del governo Conte che, dopo la mancata conversione del ddl sul perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, vuole riprendere le file della discussione e uscire dalla situazione di stallo e incertezza che si trascina da mesi e che mette l’Italia in uno stato di allarme.
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La discussione sul testo dovrebbe essere prevista già in settimana in occasione del prossimo Consiglio dei ministri. Ci aspettiamo che la bozza di testo al vaglio del preconsiglio sia identica al disegno di legge già in Senato.
Rischi 5G: le sfide della politica
La corsa al 5G è iniziata e l’Italia è in prima fila. Diventa quindi sempre più urgente la necessità di riorganizzare il modo in cui proteggere le reti e l’ecosistema di dispositivi e applicazioni che la utilizzano. Come sottolineato dagli Stati Uniti, non è una questione di sicurezza degli utenti ma è una questione di sicurezza nazionale (anche se per l’amministrazione Trump la priorità è tenere Huawei e Zte fuori dal 5G, in verità c’è un’intera gamma di fattori di rischio che bisogna affrontare quando si parla di sicurezza e reti di 5^ generazione).
La politica è chiamata a condurre una valutazione del rischio più equilibrata, al fine di garantire che le opportunità e i vantaggi del 5G non vengano superati dalle vulnerabilità informatiche. “Entro il 2020 saranno connessi alla rete 50 miliardi di dispositivi smart con un potenziale di mercato di 12 trilioni entro il 2035”, ha dichiarato il direttore del Dis Giuseppe Vecchione.
Il collegamento di miliardi di device hackerabili all’Internet of Things, l’espansione della banda larga e il moltiplicarsi della mole di dati in circolazione, compresi quelli sensibili, sono tutti fattori del 5G che possono creare un maggiore grado di esposizione ai rischi. “Accessi non autorizzati; vulnerabilità delle diverse partizioni di rete; intercettazioni del traffico; conflitti nella gestione delle bande assegnate”, e ciò richiede una strategia di best practise definita dai governi con cui enti e organizzazioni possano identificare, proteggere e rispondere.
5G Italia: cosa prevede il DL su rischi e sicurezza nazionale
Il perimetro nazionale di sicurezza cibernetica sembra una strada inevitabile per scongiurare il rischio di intromissioni, furti online e minacce cyber. L’obiettivo del dl è quello di “assicurare un livello elevato di sicurezza delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici delle amministrazioni pubbliche, degli enti e degli operatori nazionali, pubblici e privati, da cui dipende l’esercizio di una funzione essenziale dello Stato, ovvero la prestazione di un servizio essenziale per il mantenimento di attività civili, sociali o economiche fondamentali per gli interessi dello Stato e dal cui malfunzionamento, interruzione, anche parziali, ovvero utilizzo improprio, possa derivare un pregiudizio per la sicurezza nazionale”.
I soggetti coinvolti, ossia Pubbliche amministrazioni, enti e operatori nazionali pubblici e privati che entrano nel perimetro sono chiamati a rispondere a una serie di obblighi (come ad esempio la redazione di un report annuale contenente l’elenco delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici, e le notifiche degli incidenti e degli attacchi informati). Le pene saranno più severe in caso di inadempimenti: prevista la reclusione da 1 a 5 anni nel caso di informazioni false e sanzione pecunaria fino a 400 quote, multe da 200mila euro a 1,8 milioni a seconda della gravità dei fatti.
Nel provvedimento potrebbero rientrare anche i punti principali della riforma della disciplina del “Golden Power”, che tra le altre cose aggiorna la normativa in materia di poteri speciali.
Il Dipartimento informazione e sicurezza (Dis) sarà responsabile del sistema di controllo e garanzia insieme al MiSe (tramite l’ampliamento dei poteri al suo Centro di valutazione e certificazione nazionale), al Ministero dell’Interno con la Polizia delle Telecomunicazioni, l’Agid, la Difesa e il Mef.
Finora, nonostante le pressioni di Washington, l’Italia ha mantenuto una posizione vaga lasciando diverse questioni senza una risposta. il nostro Paese, a differenza di tanti altri, non ha infatti escluso i cinesi dall’implementazione di reti e attrezzature per il 5G: una posizione criticata da molti, e motivo per cui la sicurezza del 5G e il relativo decreto legge sono ora considerati una delle priorità del nuovo governo.
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