Il rischio di una seconda ondata causata dall’andamento stagionale è molto alto secondo il virologo Silvestri, per questo motivo è necessario farsi trovare pronti.
Una seconda ondata causata dalla stagionalità è uno scenario tanto drammatico quanto altamente possibile. L’allarme sul rischio elevato è stato ribadito dal virologo Silvestri, capo del dipartimento di Patologia all’Università Emory di Atlanta, tramite un post su Facebook che ha scritto basandosi sull’osservazione e su precedenti studi effettuati sulla stagionalità dei virus che colpiscono il sistema respiratorio nei climi non tropicali, proprio come quello dell’Europa e dell’Italia.
Per questo motivo è necessario aspettarsi una seconda ondata nel periodo dell’anno che corrisponde alla fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno. Per scongiurare la possibilità di un nuovo lockdown sarà di fondamentale importanza farsi trovare pronti, poiché non si può sapere quale sarà la gravità dei nuovi contagi e con molta probabilità non avremo ancora a disposizione un vaccino efficace.
Seconda ondata stagionale: come prevenirla
Sebbene la situazione coronavirus in Europa stia lentamente migliorando, e i contagi si siano ormai ridotti principalmente a focolai sparsi, vi è una “possibilità molto reale” che i contagi tornino ad aumentare per questo motivo è necessario mettere in campo tutte le armi a disposizione per prevenirla e limitarla.
L’obiettivo della prevenzione è proprio quello di ridurre quanto più possibile il numero dei contagi e di conseguenza quello delle vittime, oltre che scongiurare un nuovo lockdown che potrebbe avere delle devastanti ripercussioni sul tessuto economico e sociale. Da un punto di vista pratico spiega Silvestri sarà di fondamentale importanza attuare la strategia delle tre T: ossia Testing, con cui effettuare dei controlli e test capillari, Treatment, attuare una terapia precoce e mirata, Tracing, con cui tracciare tutti i contatti delle persone potenzialmente infette.
Un altro aspetto di fondamentale importanza saranno gli interventi mirati nei confronti delle persone e dei luoghi più vulnerabili, come le strutture sanitarie e le RSA, che dovranno essere attuati mediante un rafforzamento della medicina territoriale, potenziando anche gli operatori, come gli infermieri di famiglia.
Il vaccino non arriverà prima del 2021
Continua a esserci un forte ottimismo nei confronti di un possibile vaccino in grado di debellare definitivamente il virus responsabile dalla COVID-19, ma secondo il virologo non potremmo contare sul suo aiuto difronte a una nuova seconda ondata.
“Ci sono al momento 179 candidati vaccini in via di sviluppo, di cui 17 in fase clinica, ma non credo che potremo contare su questi vaccini per contrastare una eventuale seconda ondata nel dicembre/gennaio 2020-2021”.
Ha continuato il virologo, aggiungendo che con molta probabilità le due armi migliori che dovranno essere utilizzate saranno gli anticorpi monoclonali e il plasma aggiungendo che “ci sono vari anticorpi monoclonali derivati dal sangue di soggetti guariti, che si sono dimostrati potentissimi nei vari modelli animali per la COVID-19 e che ora sono in studi clinici di Fase I e II”.
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