Nel corso del terzo trimestre la spesa per interessi è cresciuta di 1,7 miliardi di euro rispetto a 12 mesi prima vanificando l’aumento dell’avanzo primario e il miglioramento dell’incidenza del deficit delle Amministrazioni pubbliche sul Pil.
Avvio di settimana in lieve contrazione per il differenziale di rendimento Italia-Germania. Nella prima parte, lo spread tra i decennali domestici e quelli della prima economia europea segna un rialzo dell’1,61% a 271,7 punti base.
Il dato è frutto dell’incremento del rendimento della carta italiana, al 2,91% in questo momento (2,889% in chiusura di seduta venerdì scorso), e della netta contrazione del dato tedesco, in calo allo 0,1970%.
Spesa per interessi in aumento
Dai conti trimestrali pubblicati questa mattina dall’Istat (Italia: deficit/Pil al -1,7% nel terzo trimestre), è emerso come l’incidenza del deficit delle Amministrazioni pubbliche sul Pil ha segnato nel terzo trimestre un miglioramento marginale (pari a 0,1 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2017), poiché l’aumento dell’avanzo primario è stato quasi completamente bilanciato dalla crescita della spesa per interessi.
In termini assoluti, il dato è passato da 14,4 a 16,1 miliardi, + 1,7 miliardi rispetto al terzo trimestre 2017. In termini percentuali, l’incremento è pari al 12% in un anno.
Il saldo primario delle Amministrazioni pubbliche (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo, con un’incidenza sul Pil del 2%, a fronte dell’1,6% nel terzo trimestre del 2017.Nel complesso, l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al -1,7% (-1,8% nello stesso trimestre del 2017).
Segno meno per il potere d’acquisto
Lieve incremento per il reddito disponibile delle famiglie che, in presenza di una “pur contenuta” dinamica inflazionistica ha determinato un calo congiunturale del potere d’acquisto (-0,2% sul trimestre precedente).
“A fronte di tali andamenti, le famiglie hanno mantenuto, grazie a una lieve riduzione della propensione al risparmio, un livello quasi inalterato dei consumi in volume”, riporta la nota dell’istituto.
La pressione fiscale è stata pari al 40,4%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
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