Il presidente Donald Trump vuole aumentare le tariffe sulle importazioni di automobili e pezzi di ricambio dall’Europa e dal Giappone
Le minacce di nuovi dazi, annunciate dall’amministrazione di Donald Trump, fanno tremare l’industria automobilistica statunitense.
Il management delle principali società dell’automotive sta cercando di convincere il presidente americano a non adottare misure troppo restrittive nei confronti delle auto e delle componenti di ricambio, importate dall’Unione europea e dal Giappone. La richiesta arriva dopo che il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha inviato un rapporto confidenziale alla Casa Bianca con raccomandazioni e consigli, che stabilisce gli effetti dell’introduzione dei dazi.
Settore automobilistico, l’aumento delle tariffe paventato da Trump spaventa
L’applicazione di nuove tariffe, che potrebbero arrivare anche fino al 25%, rischia di avere un impatto fortemente negativo anche sulla produzione interna. Secondo le aziende e le associazioni di categoria questo avrebbe un effetto su milioni di auto e pezzi di ricambio importati, con un conseguente incremento di migliaia di dollari per i costi dei veicoli. Le industrie automobilistiche, anche quelle USA, si vedrebbero costrette ad aumentare i prezzi delle automobili, gravando così sui consumatori finali.
Secondo i calcoli degli addetti ai lavori potrebbero esserci conseguenze devastanti sull’economia degli Stati Uniti e tagli ai posti di lavoro.
Alcune organizzazioni commerciali hanno anche criticato il Dipartimento del Commercio per aver tenuto nascosti i dettagli del rapporto, consegnato nelle scorse ore alla Casa Bianca e l’Associazione dei produttori si è detta “allarmata e sgomenta” per questo atteggiamento.
“La segretezza attorno al rapporto aumenta solo l’incertezza e la preoccupazione in tutto il settore, create dalla minaccia delle tariffe”,
affermano gli industriali che chiedono l’opportunità di vedere le raccomandazioni. Intanto lanciano l’allarme:
“Le tariffe proposte, se raccomandate, metteranno a rischio i posti di lavoro, incideranno sui consumatori e provocheranno una riduzione degli investimenti statunitensi, con il rischio di riportarci indietro di decenni”.
Quello che l’amministrazione Trump vuole ottenere, con le minacce tariffarie sulle automobili, sono nuove concessioni dal Giappone e dall’Ue. Da mesi il tycoon avverte che incrementerà i dazi per il settore automobilistico; per il momento sembra essere più una tattica negoziale che altro. Il presidente Usa ora avrà 90 giorni di tempo per studiare il rapporto e decidere se procedere o meno con l’inasprimento delle misure.
Matt Blunt, presidente dell’American Automotive Policy Council, in una dichiarazione alla CNBC, ha anche spiegato che l’imposizione di tariffe più elevate sui prodotti automobilistici importati, ai sensi dell’articolo 232, e le probabili ritorsioni contro le esportazioni automobilistiche statunitensi, comprometterebbero - e non aiuterebbero - i contributi economici e occupazionali che FCA, USA, Ford e General Motors apportano all’economia statunitense.
Tali preoccupazioni sono state condivise anche da numerosi esponenti repubblicani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA