Donald Trump sarebbe tentato in queste ultime settimane di mandato di concedere la grazia a sé stesso per i procedimenti federali: non mancano però i dubbi giuridici su questa mossa, ma il tycoon potrebbe dimettersi e farsi graziare dal suo vice Mike Pence.
Se da un lato Donald Trump sembrerebbe voler continuare la sua battaglia legale per ribaltare l’esito delle elezioni presidenziali del 3 novembre, dove i risultati ufficiali hanno assegnato la vittoria a Joe Biden, dall’altro starebbe già pensando a una sorta di exit strategy personale.
Nelle scorse ore quello che ancora fino al prossimo 20 gennaio è il Presidente degli Stati Uniti, ha concesso la grazia a Michael Flynn, suo ex consigliere per la sicurezza nazionale che reo confesso è stato coinvolto nella vicenda Russiagate.
“È mio grande onore annunciare che al generale Michael Flynn e’ stato garantita la grazia completa - ha scritto Trump - Congratulazioni a lui e alla sua meravigliosa famiglia, ora so che avrete un Thanksgiving davvero fantastico!”.
Ci sono però diversi segnali che farebbero pensare come Donald Trump stia pensando di concedere la grazia a sé stesso, mettendosi a riparo così dai procedimenti federali anche se le normative americane non sarebbero molto chiare in materia.
Trump concede la grazia a sé stesso?
Nonostante non abbia ancora riconosciuto la vittoria di Joe Biden alle elezioni, il disco verde all’avvio della transazione dei poteri è stato il segno di come Donald Trump ormai si stia rassegnando al dover abbandonare il prossimo 20 gennaio la Casa Bianca.
Fino a quel momento sarà ancora lui il Presidente, ma terminato l’incarico le diverse grane giudiziarie in odore di avvio potrebbero diventare un problema di non poco conto. Da qui l’idea di concedere anche a sé stesso una grazia.
Si parla così di un Trump ossessionato dal potere di grazia fin da quando ha scoperto che fosse nelle sue facoltà da Presidente, informandosi di recente anche sulla possibilità di esercitare una sorta di scudo per sé e la sua famiglia.
Di recente il tycoon ha ritwittato un cinguettio di un deputato Repubblicano che lo esortava a graziarsi, ma già nel 2018 il Presidente aveva chiaramente fatto intendere di avere a sua disposizione questa facoltà.
“Come stabilito da numerosi studiosi - scrisse su Twitter all’epoca Donald Trump - io ho completamente il diritto di graziare me stesso, ma perché dovrei farlo se non ho fatto nulla di sbagliato?”.
Le ipotesi
Il fatto è che concedere una grazia implicherebbe di fatto una implicita colpevolezza. In più ci sarebbe una memoria scritta nel 1974 dall’ufficio legale del dipartimento di Giustizia dove si stabilisce che "alla luce della regola fondamentale che nessuno può giudicare sé stesso, un Presidente non può graziarsi da solo”.
Donald Trump prima della fine del suo mandato potrebbe così dimettersi, passando il testimone al suo vice Mike Pence che a quel punto potrebbe decretare lui la grazia per il tycoon.
Se comunque alla fine arrivasse una grazia, questa metterebbe Trump al riparo soltanto per i reati federali, con il rischio di finire ugualmente sotto processo per dei reati civili e penali come nel caso delle indagini per evasione fiscale della Trump Organization.
Una grazia invece lo salverebbe da una possibile accusa di violazione della legge sui fondi elettorali per la vicenda del suo ex avvocato che Michael Cohen, che sarebbe stato spinto dal Presidente a pagare con fondi elettorali una pornostar che minacciava di rivelare la loro relazione.
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