Con il trend dei prezzi in continua crescita e la stimmy money federale in esaurimento, l’americano medio chiude i rubinetti. E riapre il conto titoli, mettendo di nuovo le ali a GameStop e AMC. E che la dinamica fosse nell’aria, lo dimostra la scelta di un gestore come Fidelity: trading account per clienti nella fascia 13-17 anni. Nel frattempo, i prestiti scolastici inesigibili hanno quasi raggiunto il valore delle perdite legate ai subprime
C’è qualcosa di inquietante dietro al ritorno in grande stile di GameStop, AMC e le altre meme stocks amate dai frequentatori di forum e chat. Paradossalmente, più pericoloso sul medio termine del sospetto che sia la stessa Fed a istigare certi assalti alla carovana per ottenere short squeezes in grado di alleviare il peso ormai insostenibile dell’utilizzo del reverse repo.
In prima battuta, ce lo mostrano questi tre grafici,
Fonte: Bloomberg
Fonte: Bloomberg/UMich
Fonte: UMich
dai quali si evince come l’inflazione sia ormai la preoccupazione numero uno dell’americano medio. Se infatti le tre categorie più monitorate nella tracciature delle spese per consumi personali (real estate, automobili ed elettrodomestici) hanno tutte registrato un tonfo nell’ultima lettura legata alle intenzioni di acquisto, il report appena pubblicato dall’Università del Michigan (UMich) mette ancora più in prospettiva la vicenda: se le aspettative inflazionistiche nel mese di maggio sono salite al 3,6% per i prossimi 12 mesi, il massimo dal 2008, i riferimenti ad aumenti di prezzo nelle tre categorie-pilota prima elencate hanno subito una variazione mensile al rialzo senza precedenti.
Di fatto, nonostante la stimmy money dei piani federali stia continuando a fluire sui conti correnti di qualche milione di cittadini statunitensi, questi ultimi hanno smesso di acquistare. E lo hanno fatto in massa e rispetto a controvalori da record fino ad aprile, anticipando il trend: ora la percezione di inflazione è divenuta realtà, poiché come mostra questo grafico
Fonte: Bloomberg
il calo reddituale mensile ad aprile ha segnato un netto -13,1%. Ma ecco il lato peggiore dell’intero quadro d’insieme, plasticamente mostrato dalla comparazione fra queste altre tre immagini:
Fonte: Bloomberg
Fonte: Bloomberg
Fonte: Goldman Sachs
la prima certifica come ieri il titolo di AMC Entertainment sia stato il più trattato dell’intero mercato, addirittura superiore a Tesla, sia in termini di valore che d volume. Una penny stock che fino al sospetto riattivarsi di interesse su WallStreetBets era terminata non solo nel dimenticatoio ma anche nel portoflio shorts degli hedge funds. Appena il lo short interest è divenuto interessante, ecco aumentare le chiacchiere sul tema. E gli acquisti.
E se il secondo grafico mostra il più classico e preoccupante esempio di quella che George Soros chiamava reflexivity, visto che il bond scadenza 2026 di AMC è passato dai 5 centesimi sul dollaro di novembre ai 99 centesimi di ieri, il terzo esemplifica come sia proprio la clientela retail a essere tornata in forze sul mercato, dopo il crollo registrato a marzo. Soltanto a dicembre 2020, la quota di mercato equity che faceva riferimento a operatori non professionali aveva toccato il livello record del 28%. Poi, la rottura. Un amore travolgente e finito di colpo, esattamente come l’interesse del mercato per GameStop e soci. Ora, invece, il ritorno di fiamma.
Peccato che stia avvenendo in perfetta contemporanea con un drastico calo delle spese per consumi personali da inflazione galoppante. Insomma, come inquadrare un momentum in cui si preferisce tornare a concentrarsi sul conto titoli di Ronbinhood piuttosto che cambiare la lavatrice o comprare un televisore per la stanza dei bambini? La stimmy money ha forse capito che i mesi di baldoria da welfare a pioggia hanno i giorni contati e, da qui a settembre, ha optato per l’azzardo borsistico da massimizzazione per assicurare i regali di Natale? Il tutto, chiaramente, in attesa che qualcuno o qualcosa faccia raffreddare i prezzi dei beni di consumo. O riapra la diga dell’helicopter money.
E il sospetto che il trend fosse talmente nell’aria da aver spinto molti operatori a lavorare in tal senso con largo anticipo lo dimostra questa immagine,
Fonte: Fidelity
il comunicato con cui Fidelity annunciava il lancio dal conto titoli per clientela baby fra i 13 e i 17 anni. Piccoli Gordon Gekko crescono, insomma. Con alcune limitazioni, bontà loro. Nonostante l’azienda celebri la propria iniziativa come un’operazione destinata a spalancare le porte a una nuova generazione di investitori, i disastri causati dall’abuso di trading su assets rischiosi della prima ondata di retail frenzy ha spinto il gestore a vietare l’operatività su opzioni e quella sui margini. Per quello, occorrerà attendere il compimento del 18mo anno di età. Per tutto il resto, via libera.
E i numeri parlano chiaro: se infatti decine di milioni di americani hanno già un conto con Fidelity, in tutto il Paese ci sono 27 milioni di teen-agers su cui puntare. Calcoli alla mano, percentualmente sono molti quelli con genitori già clienti del gestore: quindi, facilmente tentabili dall’offerta. Magari con chiamate a freddo, tanto per ricordare i vecchi metodi da piazzista utilizzati in Wall Street o con pacchetti all-inclusive cui non si può dire di no. Ma ecco che questa immagine
Fonte: OpenTheBooks
sembra chiudere il cerchio: stando a nuove stime contenute nello studio del Department of Education e rilanciate dal Wall Street Journal, sono qualcosa come 435 i miliardi di controvalore in prestiti scolastici che il governo perderà su un portoflio totale di 1,37 trilioni. Per mettere la questione in prospettiva, le perdite private riconducibili al crollo subprime arrivarono a 535 miliardi. Un terzo, insomma, già oggi è classificato ufficiosamente alla voce unpaid.
Qualcosa che tramuta la moratoria da 10.000 dollari a studente promessa da Joe Biden nella proverbiale goccia che si perde nell’oceano, tratteggiando un profilo poco lusinghiero del Paese che la narrativa da elegia dello stimolo pubblico perenne sembra invece localizzare in provincia dell’Eden. Mentre i cittadini tagliano le spese su beni-paniere a causa dell’inflazione ma tornano a scommettere in massa su meme stocks, finanziarie e gestori concentrano il loro business su operazioni come il conto titoli per 13enni, mentre il sistema legato ai prestiti convive con un debito inesigibile per l’istruzione superiore ormai pari alle perdite legate al tonfo immobiliare post-Lehman. Citando il capolavoro di Robert Altman, America oggi.
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