L’indiscrezione è della Stampa: i vaccini anti-Covid AstraZeneca e Johnson & Johnson potrebbero essere stoppati in maniera definitiva se, gli studi in corso, dovessero “dimostrare un’incidenza dei rari casi di trombosi cerebrale superiore alla norma anche nella popolazione anziana”. L’immunologo Forni: “Sarebbe un’ipotesi molto azzardata”.
I vaccini anti-Covid di AstraZeneca e Johnson & Johnson sarebbero a rischio ritiro dal mercato. Questa è l’indiscrezione lanciata da La Stampa e che nelle ultime ore sta suscitando una levata di scudi da parte del mondo della scienza.
Al momento in Italia AstraZeneca è destinato soltanto agli over 60, mentre Johnson & Johnson dopo la sospensione decisa dagli Stati Uniti presto potrebbe subire la stessa limitazione.
I due vaccini però potrebbero essere definitivamente ritirati dal mercato se, gli studi in corso, dovessero “dimostrare un’incidenza dei rari casi di trombosi cerebrale superiore alla norma anche nella popolazione anziana”.
Sotto la lente d’ingrandimento c’è anche la possibilità che “l’abbattimento di piastrine nel sangue, in altrettanti rari casi conseguente alla vaccinazione, inducesse eventi emorragici”.
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Dopo che la Danimarca ha definitivamente stoppato AstraZeneca, con la Repubblica Ceca che subito ha chiesto di poter ricomprare le 2,4 milioni di dosi in possesso di Copenaghen, un ritiro dal mercato del siero di Oxford e di quello di Johnson & Johnson potrebbe avere conseguenze disastrose per la nostra campagna vaccinale.
“Il ritiro dei vaccini anti-Covid di Johnson & Johnson e AstraZeneca è un’ipotesi molto azzardata - ha spiegato a Sky Tg24 l’immunologo Guido Forni - perché il rischio di questi vaccini esiste, ma è bassissimo”.
Per Forni “in questo momento questi vaccini salvano un mucchio di vite umane, dobbiamo usarli perché funzionano”, sottolineando come “la prudenza questa volta ha un prezzo molto alto perché crea diffidenza e paura”.
Intanto l’Europa sembrerebbe essere sempre più pronta ad abbandonare in futuro i vaccini a vettore virale come AstraZeneca e Johnson & Johnson, puntando tutto invece su quelli a Rna messaggero come Pfizer.
Non sarebbe così un caso che la Commissione Europea avrebbe praticamente chiuso un nuovo contratto con Pfizer che, alzando il prezzo di 7,5 euro a dose, fornirà fino al 2023 altri 1,8 miliardi di vaccini.
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