In Italia il piano del nuovo commissario Francesco Figliuolo stenta ad accelerare: il problema resta sempre le poche dosi del vaccino anti-Covid a disposizione, ma anche la questione AstraZeneca potrebbe rallentare ulteriormente la campagna.
Per Francesco Paolo Figliuolo, il generale da poco subentrato a Domenico Arcuri alla guida della struttura commissariale per l’emergenza Covid, l’obiettivo resta sempre lo stesso: in Italia a partire da dopo Pasqua si deve iniziare a marciare al ritmo di 500.000 vaccinazioni al giorno.
Se tutto dovesse andare bene, nel nostro Paese in questa ultima settimana di marzo verranno fatte 200.000 vaccinazioni ogni giorno, ma una parte delle persone che devono ricevere il vaccino di AstraZeneca potrebbe non presentarsi.
La scorsa settimana durante i giorni dello stop al siero made in Oxford, si è stimato che siano state almeno 170.000 le somministrazioni saltate. Adesso che l’Aifa ha revocato la sospensione dopo il parere positivo dell’Ema, si conta di poter recuperare in due settimane.
Per il tanto sbandierato “cambio di passo” del nuovo piano vaccini in Italia il sentore è che si dovrà comunque aspettare: il problema di fondo resta sempre la scarsa disponibilità dei vaccini, specie se anche Johnson & Johnson dovesse confermare le difficoltà nel rispettare le forniture pattuite.
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Italia: il piano vaccini non decolla
Se tra il 9 e l’11 marzo in Italia sono state fatte 190-215.000 somministrazioni al giorno, nel periodo 16-18 marzo ovvero quello del blocco ad AstraZeneca le inoculazioni giornaliere sono state invece 135-160.000.
Ora che il blocco al vaccino di AstraZeneca è stato revocato, si è calcolato che circa il 5-10% di chi era in lista ha rinunciato alla somministrazione del vaccino dell’azienda anglo-svedese, con punte anche del 20% in alcune Regioni.
Per questa settimana così la stima che circola è quella delle 200.000 somministrazioni al giorno, sempre che non aumenti la percentuale dei cittadini riottosi nei confronti del vaccino di Oxford.
Non è un caso che il commissario Francesco Paolo Figliuolo si è fatto vaccinare alla Cecchignola con AstraZeneca, un modo questo per rassicurare la popolazione con Mario Draghi che questa settimana, stando alle liste del Lazio, potrebbe fare altrettanto.
Oltre alla questione “immagine” per quanto riguarda AstraZeneca, il vero problema in Italia è però sempre lo stesso: mancano i vaccini per poter rispettare la tabella di marcia del nuovo piano di Figliuolo.
Mancano le dosi
Già da ora infatti nel nostro Paese le strutture e il personale a disposizione consentirebbero di fare 400.000 somministrazioni al giorno, ma le dosi a disposizione delle Regioni sono soltanto la metà.
AstraZeneca nel primo trimestre del 2021 ha fornito all’Unione Europea 30 milioni di dosi a fronte delle 90 milioni pattuite. Nel secondo trimestre la musica non dovrebbe cambiare, con solo 70 milioni di dosi inarrivo invece che le 180 milioni previste.
Fonte Ministero della Salute
Stando alle tabella del Ministero della Salute, in Italia nel secondo trimestre dovrebbero arrivare circa 52 milioni di dosi del vaccino: le 10 milioni previste da AstraZeneca però potrebbero essere la metà, mentre anche le 7 milioni di Johnson & Johnson sarebbero a rischio di possibili tagli.
La speranza così è che almeno Pfizer e Moderna rispettino i patti con l’UE e che l’approvazione del vaccino tedesco di Curevac proceda senza intoppi, mentre al momento sarebbe in naftalina il discorso per lo Sputnik V: l’Italia potrebbe con una decisione unilaterale rispetto a Bruxelles approvare il siero russo, ma questo potrebbe poi rappresentare un problema geopolitico per il nostro Paese di non poco conto.
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