Variante Omicron Covid: sì alla prudenza, no all’allarmismo

Giorgia Bonamoneta

28/11/2021

La variante Omicron continua a destare l’attenzione di tutta l’Europa. Ha senso allarmarsi per la variante Omicron? Al momento l’invito della comunità scientifica è alla prudenza e alla calma.

Variante Omicron Covid: sì alla prudenza, no all’allarmismo

Niente allarmismi per la variante Omicron del Covid-19. È presto per cadere nel panico da variante, lo stesso che abbiamo visto e sentito nei mesi scorsi allo scoprire le varianti Alfa, Beta, Gamma, Delta e via dicendo.

Virologi, italiani e non, hanno sottolineato la necessità di fare attenzione, di prevenire e di avere un atteggiamento prudente, ma allo stesso tempo di non lasciarsi andare a inutili allarmi. Nel caso di uno Stato questo vuol dire applicare un sistema di monitoraggio attento alle zone di provenienza e circolazione della variante Omicron.

La South African Medical Association (Sama) ha confermato che al momento chi è positivo alla variante Omicron ha manifestato sintomi “insoliti ma lievi”. Non vuol dire che dobbiamo sottovalutare la variante, anzi. Questo è il momento della conoscenza, degli studi e degli approfondimenti, che dovrebbero durare almeno altre due settimane.

Variante Omicron Covid: non è il tempo dell’allarmismo

La variante Omicron spaventa, ma parte di questo timore proviene dall’informazione che intorno alla notizia ha già creato un linguaggio allarmistico. Sulle varianti del Sars-CoV-2 si è sempre fatto così: prima si grida “A lupo! A lupo!”, poi si pensa alle conseguenze.

Il fenomeno dell’infodemia, denunciato dall’OMS già a febbraio del 2020 - praticamente prima ancora che il virus arrivasse in Italia - è ben documentato e basta guardare qualche vecchio titolo di giornale di appena due mesi fa per rendersi conto di come il giornalismo remi spesso contro la divulgazione scientifica.

Dall’ambiente scientifico arrivano inviti alla calma, perché banalmente prima dell’allarme bisogna conoscere, quindi studiare, la variante. La South African Medical Association (Sama) ha, al momento, ridimensionato l’allarme, sottolineando come chi ha contratto ed è risultato positivo alla variante Omicron ha manifestato sintomi insoliti, ma lievi.

Variante Omicron Covid: la ricerca è all’inizio

Maria Rosaria Capobianchi, direttrice del laboratorio dell’istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani ha riassunto in una sola frase questa fase di diffusione della variante Omicron, dicendo che “il timore non deve anticipare la conoscenza”.

Tutte le iniziative da parte di governi, virologi e laboratori, così come le dichiarazioni delle case farmaceutiche che producono i vaccini sono atte ad anticipare il virus. Anche Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano ha voluto confermare la necessità di prestare attenzione - la prudenza non è mai troppa - ma, dall’altro lato, che è doveroso evitare allarmismi.

Variante Omicron Covid: i vaccini sono efficaci?

Il timore che genera la scoperta di una nuova variante è strettamente collegato all’efficacia dei vaccini. Da tempo infatti si racconta di un’Italia “fortunata” rispetto al resto d’Europa. La fortuna non c’entra molto, la verità è che in Italia l’84,45% della popolazione over 12 è completamente vaccinata.

Una nuova variante si potrebbe tradurre nella vanificazione dei progressi raggiunti dalla campagna vaccinale, perché una nuova variante potrebbe “bucare” l’efficacia dei vaccini. Non è questo il caso. La variante Omicron, almeno al momento, sembra non entrare in conflitto con il vaccino e anzi, la somministrazione della terza dose dovrebbe garantirci la copertura anche da questa.

A confermarlo Andrew Pollard, professore d’infezione e immunità pediatrica presso l’Università di Oxford, che ha spiegato: “la maggior parte delle mutazioni della variante Omicron si trovano negli stessi punti della proteina spike delle altre varianti contro le quali i vaccini si sono rivelati efficaci”. Insomma, mentre diamo tempo alla scienza per confermare l’ottimismo sui vaccini, sarebbe consigliabile evitare di andare nel panico.

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