Zona rossa in tutta Italia, esperti convinti: ecco quando può scattare

Chiara Esposito

8 Gennaio 2022 - 14:03

Un fattore spesso sottovalutato ma determinante potrebbe mettere oggi in crisi il sistema sanitario nazionale: ecco cosa potrebbe farci tornare in zona rossa.

Zona rossa in tutta Italia, esperti convinti: ecco quando può scattare

L’allarme è reale, ben oltre le intimidazioni classiche dei virologi che avanzano stime ipotetiche o si affidano solo al calcolo probabilistico: gli operatori sanitari si stanno ammalando e l’intero sistema assistenziale nazionale potrebbe presto andare in crisi.

L’ombra della zona rossa e delle stringenti restrizioni nate proprio per arginare il contagio e non far collassare gli ospedali si palesa all’orizzonte con maggior concretezza. Se oltre a tutti i cittadini che in queste settimane sono rimasti contagiati e si trovano oggi a casa in quarantena, si ammalano i medici stessi a cui affidiamo la nostra vita in caso di ricovero, molti pazienti gravi potrebbero non farcela.

Il rischio di malattia grave è infatti sventato solo nel caso di vaccinazione ma persistono i casi di non immunizzazione così come il caso particolare di chi non ha la possibilità di proteggersi dal virus.

Infine il taglio fisiologico del personale ospedaliero non impatta negativamente solo sui reparti anti-covid; restano scoperte anche e soprattutto tutte le aree di medica ordinaria per i consueti servizi alla persona. Queste situazioni, ovvero reparti dell’area medica in crisi, si vedono dai primissimi tempi della pandemia e a lungo andare avevano portato a pericolosi rinvii di operazioni e controlli per la prevenzione.

Non possiamo permetterci di ripetere lo stesso errore due volte.

I nuovi dati sul contagio

In Italia circa 1 milione e 675 mila persone sono attualmente positive al coronavirus.

Gli ospedali sono in affanno con 746 nuovi ricoveri nei reparti ordinari (per un totale di 14.591) e 32 nuovi letti di terapia intensiva (per un totale di 1.499) nella sola giornata del 7 gennaio. L’affanno non è dovuto tanto a queste cifre, considerevoli ma piuttosto stabili, bensì ai 20 mila operatori (tra medici e infermieri) che si trovano oggi a casa in quarantena.

«La Lombardia - dice Elio Di Leo, dell’organizzazione no profit Misericordie Area Emergenza Nazionale- sembra essere la regione con più criticità, con punte del 20% di soccorritori contagiati per la nostra associazione. Questo implica un impegno ancora maggiore per i non contagiati a coprire i turni».

Questi dati non erano così alti da lungo tempo e si registra il rischio di cadere nuovamente in una fase di sensibile crisi ospedaliera. Guardando alle proiezioni attuali inoltre potrebbero essere ricoverati tra i 25 mila e addirittura 60 mila pazienti nel prossimo mese.

A questo dobbiamo aggiungere che da lunedì finiranno in zona gialla la Toscana, l’Emilia-Romagna, l’Abruzzo e la Valle d’Aosta. Nessun territorio passa in arancione, anche se la regione più vicina a quello scenario è la Liguria. Da queste parziali chiusure però potrebbe comunque svilupparsi una forte impennata verso il rosso, non tanto per la mole di letti occupati, quanto a causa dell’assenza di personale.

La recente approvazione dell’obbligo vaccinale parziale potrebbe rallentare la curva e aiutare il settore sanitario? Non sembra una prospettiva particolarmente sostenibile vista la platea ristretta a cui si rivolge l’obbligo e il rischio di contrarre il virus che persiste anche per i vaccinati.

La sola risposta valida per ovviare alla quarantena da contatto positivo è la terza dose o la seconda con meno di 140 giorni dall’inoculazione.

Chi si ammala però non ha «sconti» e nel caso degli specialisti sanitari il danno ricade sui normali pazienti.

I sindacati rispondo «arruolare gli specializzandi!»

Ai contagi tra medici e infermieri si contrappone quindi la preoccupazione delle istituzioni e le risposte sindacali. Il ministro alla Salute Roberto Speranza resta cauto ma la mancanza dei lavoratori si fa sentire e i sindacati sono pronti a dire la loro. Il sindacato degli infermieri Nursing Up ad esempio parla di «oltre 6 mila operatori sanitari infettati in sole 72 ore, di cui oltre 5mila infermieri».

Oltre ai dati si cercano però anche delle risposte concrete:

«Bisogna arruolare 50 mila specializzandi - dicono dal sindacato degli ospedalieri Anaao - Possono fare vaccini e tamponi. Inoltre bisogna permettere ai pensionati di continuare a lavorare, reclutare medici che non hanno la cittadinanza italiana e coinvolere di più la sanità privata».

Puntare su queste «alternative» per Anaao è fondamentale anche per prevenire il burn out psichico e fisico che ha demoralizzato per ben due anni tantissimi medici e infermieri.

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