Addio ai migranti, ecco cosa vuole l’Unione Europea

Ilena D’Errico

10 Marzo 2025 - 20:18

L’Unione europea si appresta a dire addio ai migranti irregolari sul territorio. Ecco cosa prevede il nuovo regolamento.

Addio ai migranti, ecco cosa vuole l’Unione Europea

Addio migranti irregolari con le nuove regole dell’Unione europea, che punta a rivisitare profondamente le regole comuni con un approccio molto più drastico e severo. Un intervento più che mai necessario per avere linee guida omogenee tra i 27 Stati comunitari, oggi uniti soltanto dai patti reciproci e dalla direttiva 2008/115/CE. Dall’ultimo intervento comunitario sono passati ben 17 anni, perciò è evidente che le regole non possono adattarsi efficacemente al mutamento dei flussi migratori, peraltro intensificatisi con i nuovi, duri, conflitti internazionali. I Paesi comunitari, compresa l’Italia, hanno lamentato molto spesso di sentirsi soli dinanzi al problema dell’immigrazione irregolare, non riuscendo ad agire come parte dell’Ue, forti di una strategia condivisa.

La richiesta potrà essere presto esaudita, visto che arriva un nuovo regolamento ad hoc. Il piano sui rimpatri e sulle disposizioni dei migranti irregolari è una bozza da ben 52 articoli, pronto a diventare effettivo. Martedì 11 marzo sarà presentato a Strasburgo dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e dal commissario Ue agli Affari interni, Magnus Brunner. Dopo l’iter di approvazione, con eventuali modifiche, il regolamento sarà direttamente e doverosamente applicato da tutti gli Stati membri. Vediamo quindi cosa prevede.

L’ordine di rimpatrio europeo

Uno dei temi centrali del regolamento europeo è il rimpatrio dei migranti irregolari, che si rivolge a tutti coloro che varcano la frontiera europea senza permessi e senza avere diritto d’asilo. L’Unione europea pretende procedure rapide e sicure, visto che ad oggi soltanto il 20% dei migranti irregolari a cui viene intimato l’allontanamento lascia effettivamente i Paesi europei. Una condizione che danneggia l’intero sistema di accoglienza e asilo, penalizzando chi segue le regole e compromettendo la stessa tutela dei migranti.

Sulle modalità vere e proprie, si lascia un certo margine di discrezione agli Stati membri, pensando già ad alcuni meccanismi per imporre il rispetto delle norme. Vengono infatti previsti veri e propri meccanismi sanzionatori per coloro che non collaborano e non rispettano l’ordine di rimpatrio. È importante inoltre l’istituzione di un sistema di riconoscimento reciproco degli ordini di rimpatrio. Grazie a questo modello, fondato sulla comunicazione tra gli Stati membri, il territorio dell’Unione europea viene considerato in maniera unitaria e trattato con regole comuni e omogenee.

In altre parole, i migranti irregolari non saranno obbligatoriamente espulsi dallo Stato che temporaneamente li ospita o meglio non soltanto, bensì dall’intera Unione europea. Nel processo, dovranno ovviamente essere garantiti i principi del diritto internazionale e soprattutto il rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, come anche delle convenzioni internazionali in cui è coinvolta l’Unione europea per la tutela dei diritti degli esseri umani.

Il divieto di ingresso e il modello Albania

La principale sanzione a carico dei migranti irregolari non collaborativi riguarda il divieto di ingresso che, esattamente come l’ordine di rimpatrio, si riferisce all’intero territorio europeo. In particolare, l’articolo 10 della bozza sul regolamento europeo impone un divieto di ingresso nel territorio di tutti gli Stati membri per coloro che, non avendo diritto d’asilo ed essendo irregolari sul territorio, non rispettano l’ordine di espatrio nei tempi stabiliti, si spostano in un altro Stato o rappresentano un rischio per la sicurezza europea. Il divieto può prolungarsi per un massimo di 10 anni, a seconda della gravità complessiva delle circostanze.

L’Unione europea sta inoltre valutando di introdurre e ottimizzare il cosiddetto modello Albania pensato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Si tratta di istituire hotspot appositi per l’accoglienza dei migranti appoggiandosi a territori extracomunitari durante lo svolgimento delle verifiche e lo smistamento delle diverse pratiche. Saranno predisposti quindi anche i return hubs, dedicati a ospitare gli irregolari in attesa dell’espulsione, scongiurando il pericolo di fuga.

Nel frattempo, si attende ad aprile la decisione della Corte di giustizia Ue sulla definizione dei Paesi sicuri, una lista di riferimento per non obbligare i migranti in destinazioni a rischio, che deve essere stilata con criteri oggettivi e ben definiti. Presumibilmente, la Commissione Ue seguirà le indicazioni della Corte, come del resto aspetta di fare l’Italia.

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