Agevolazioni fiscali per le imprese, dall’Unione Europea arrivano fondi dallo SURE e dal Next Generation EU: vediamo a quanto ammontano e come possono essere usate queste risorse.
Agevolazioni fiscali per le imprese, quali sono gli incentivi che vengono direttamente dall’Unione Europea?
Ne ha parlato l’avvocato Piero De Luca, deputato PD e capogruppo in Commissione Politiche dell’Unione Europea della Camera durante l’intervista rilasciata a Informazione Fiscale del 6 novembre 2020.
L’intervista si è concentrata sulle misure europee a sostegno delle imprese e dei lavoratori: oltre al MES, il deputato De Luca si è concentrato sulla Next Generation EU e sui fondi SURE, che ammontano a 100 miliardi di euro, e l’Italia è il primo Paese destinatario di una parte di tali risorse.
Vediamo quali sono gli ambiti di applicazione di queste due agevolazioni fiscali.
Agevolazioni fiscali imprese dall’Unione Europea: i fondi Sure per la cassa integrazione
Tra le misure che l’Unione Europea ha attivato per venire incontro alle imprese n questo momento di grave crisi economica ci sono i cosiddetti fondi SURE, che gli Stati membri usano per erogare gli ammortizzatori sociali.
Si tratta di una misura inedita messa in campo dall’UE per sostenere l’occupazione in questa fase drammatica che stiamo vivendo ormai da mesi. Il deputato De Luca ricorda, durante l’intervista rilasciata a Informazione Fiscale, che questa misura rivoluzionaria si basa su una battaglia che i il Partito Democratico fa da anni per ottenere una sorta di assicurazione contro la disoccupazione ciclica in Europa.
L’Italia, come anticipato, è stato il primo Paese membro a ottenere una parte dei fondi spettanti: i primi 10 miliardi verranno usati per sostenere la cassa integrazione e l’integrazione salariale.
In totale, all’Italia spettano circa 27,4 miliardi sui 100 totali.
Agevolazioni fiscali imprese dall’Unione Europea: Next Generation EU
Anche la Next Generation EU è una misura rivoluzionaria, che fino a qualche tempo fa, ha sottolineato il deputato De Luca, “tutti ritenevano irrealizzabile”: per la prima volta in assoluto gli Stati decidono di mettere in comune rischi e responsabilità del rilancio economico dell’intera Unione Europea.
Si tratta di un fondo di sostegno al rilancio e alla ripresa economica degli Stati membri, finanziato attraverso emissioni di eurobond, cioè titoli di debito comune europeo.
L’altra particolarità è rappresentata dalla composizione stessa delle risorse. L’ammontare complessivo dei fondi è di 750 miliardi di euro, di questi:
- 390 sono previsioni di grants, cioè sovvenzioni, contributi a fondo perduto;
- 360 sono loans, prestiti che vanno restituiti, seppur con un interesse basso.
Anche per questa misura l’Italia sarà il primo paese beneficiario, con circa il 28% delle risorse distribuite al nostro Paese sulla base di un cronoprogramma con scadenza molto rigide e serrate:
- le risorse dovranno essere impegnate entro il 2023, quindi tutti i progetti dovranno essere strutturati e definiti entro questa scadenza;
- gli interventi dovranno essere completati e rendicontati entro il 2026, così come l’effettuazione dei pagamenti.
L’obiettivo quindi è pensare a progetti e riforme che consentano all’Italia di diventare più moderna e competitiva: i progetti devono essere concreti, immediatamente realizzabili che non si perdano in mille micro-interventi.
I settori di intervento in cui poter usare tali risorse europee sono ben strutturati e definiti:
- transizione ambientale e sostenibilità energetica: interventi dall’impulso green, come la mobilità sostenibile, l’efficientamento energetico, l’economia circolare, la lotta contro il dissesto ideologico;
- politiche di digitalizzazione: servizi pubblici più moderni per la Pubblica Amministrazione, così da migliorare la rete digitale. Si tratta di un punto particolarmente importante in una fase come quella che stiamo vivendo, sia per le scuole con la didattica a distanza sia con con il potenziamento dello smart working;
- coesione sociale, economica e territoriale del Paese: investimenti nella scuola, ricerca, sanità, infrastrutture.
Come ben spiegato dal deputato De Luca, si tratta di una grande occasione per il futuro che non va sprecata perché probabilmente una tale disponibilità di risorse non accadrà più.
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