Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, spiega che in caso di domanda di gas elevata c’è già l’elenco di imprese pronte a staccare corrente e riscaldamento.
Molte aziende rischiano di staccare corrente e riscaldamento e chiudere, già durante questo inverno, per la crisi energetica. L’allarme sul gas, infatti, nonostante l’Italia abbia accumulato quasi il 100% degli stoccaggi possibili, non si è spento. A spiegarlo è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, secondo cui le riserve di gas al momento sono “sufficienti”, ma se la domanda di metano dovesse essere troppo alta, c’è già l’elenco delle aziende che abbasseranno le saracinesche.
Il problema potrebbe porsi già durante questi mesi freddi, costringendo anche ad intensificare la campagna pubblica per il risparmio di energia nelle case. Tuttavia le preoccupazioni maggiori per il ministro riguardano il 2023, quando riempire gli stoccaggi sarà più complesso di quanto è stato quest’anno.
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Crisi energetica, l’elenco di imprese pronte a chiudere
Secondo il ministro, intervenuto alla trasmissione Omnibus, al momento la situazione è relativamente tranquilla, ma “se un giorno dovessimo superare i 400 milioni di metri cubi di richiesta ogni 24 ore, potrebbe esserci qualche problema”. Per risolvere questi problemi il dicastero sta stilando una lista di imprese che sono “disposte a staccare”, a fronte di un “indennizzo”.
Lo Stato, dunque, le pagherebbe per non aprire, risparmiando su gas e luce. Questo, assieme alla campagna pubblica che invita al risparmio, “dovrebbe farci superare l’inverno in ogni caso”.
Chiusura delle aziende, che succede ai lavoratori?
I lavoratori in questo caso non dovrebbero subire alcuna conseguenza. Continuerebbero quindi a lavorare, stipendiati dall’azienda, o al massimo in cassa integrazione straordinaria pagata dallo Stato e giustificata proprio dalla crisi energetica.
Secondo il Cna, però, potrebbero essere a rischio anche altre imprese, non per forza inserite in questo elenco. La Confederazione dell’artigianato e delle pmi, infatti, segnala che la tassa sugli extraprofitti “colpisce in maniera iniqua anche i piccoli impianti destinati all’autoconsumo energetico” e starebbe provocando “preoccupanti problemi di liquidità alle imprese”.
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Per questo l’organizzazione chiede di evitare che le piccole imprese vengano colpite e anzi di estendere anche ai comuni sopra i 5mila abitanti la possibilità di accedere alle risorse previste nel Pnrr per dare impulso alle comunità energetiche rinnovabili. Non solo: anche prevedere una quota di riserva alle piccole imprese nell’ambito delle aste per l’acquisto di energia elettrica e gas a prezzi calmierati.
I problemi sugli stoccaggi di gas nel 2023
La preoccupazione più grande riguarda gli stoccaggi del 2023, perché ad oggi non ci sono praticamente più 30 miliardi di metri cubi di gas che ci arrivavano negli scorsi anni dalla Russia ogni dodici mesi. Per questo il ministro sottolinea che “sono fondamentali certe scelte fatte dal governo Draghi e che questo governo ha confermato”.
Prima di tutto, quindi, si completerà l’installazione delle navi rigassificatrici a Ravenna e Piombino. Per quanto riguarda la prima Pichetto conferma che “c’è un consenso di Comune e Regione”. Su Piombino, invece, “c’è un impegno del governo a non andare oltre i tre anni: siamo impegnati nelle valutazioni di dove spostare la nave entro il periodo e riconvertire l’area”. Per questo l’esecutivo si opporrà al ricorso al Tar presentato dal Comune, guidato da un sindaco di Fratelli d’Italia, contrario alle decisioni del “suo” governo.
Il ministro spiega infatti che “senza i 5 miliardi di metri cubi di Piombino (da fine marzo del 2023), e poi di quelli di Ravenna (nel 2024), è difficile affrontare il futuro”. Insomma, visto che l’Italia consuma 75 miliardi di metri cubi di gas all’anno, “non abbiamo altra soluzione”.
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