Confartigianato lancia l’allarme: a causa del caro energia quasi 900mila micro e piccole imprese italiane sono a rischio. In pericolo ci sono 3,5 milioni di lavoratori, da Nord a Sud.
Il caro energia mette in pericolo le micro e le piccole imprese. E, di conseguenza, a rischio ci sono tutti i lavoratori di queste piccole aziende. Secondo i calcoli di Confartigianato sono 881.264 le micro e piccole imprese in pericolo a causa dell’aumento dei costi dell’energia.
E sono ben 3.529.000 gli addetti di queste aziende che rischiano il posto di lavoro: si tratta del 20,6% del totale dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano. Secondo Confartigianato questa situazione deriva da un impatto ritenuto sempre più vasto e pesante della corsa dei prezzi di gas ed elettricità.
A essere coinvolte, e quindi a rischio, sono le aziende di 43 diversi settori. I dati sono stati comunicati in coincidenza dell’inizio di una serie di incontri di Confartigianato con i leader politici in vista delle elezioni del 25 settembre.
Le richieste al governo: interventi immediati per salvare imprese
Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, lancia l’allarme parlando del rischio di “un’ecatombe di imprese”. E per questo chiede interventi immediati e rapide riforme strutturali al governo. L’obiettivo, spiega Granelli, è far tornare i prezzi dell’energia al di sotto del livello d’allerta, per evitare quella che definisce una “crisi senza precedenti”.
Piccole imprese a rischio, ecco dove
Secondo Confartigianato la regione più a rischio a causa del caro energia, dal punto di vista dell’occupazione per le piccole imprese, è la Lombardia: ci sono 139mila aziende in pericolo e 751mila addetti. Numeri alti anche in Veneto, con 77mila aziende e 376mila lavoratori.
Le altre regioni in cui il pericolo è ritenuto alto sono l’Emilia-Romagna (71mila aziende e 357mila addetti), il Lazio (79mila e 304mila lavoratori), il Piemonte (62mila imprese e 262mila addetti), la Campania (77mila imprese e 240mila lavoratori), la Toscana (63mila aziende e 228mila addetti), la Puglia (rispettivamente 57mila e 177mila persone) e la Sicilia (63mila imprese e 165mila addetti).
Il caso Acciaierie di Sicilia
Il caso di Acciaierie di Sicilia, società del gruppo Alfa Acciai, è la dimostrazione del momento di difficoltà delle aziende italiane a causa del caro energia. La compagnia ha ripreso da una settimana l’attività, ma ha subito annunciato due settimane di stop proprio per i costi dell’energia ritenuti troppo elevati.
Acciaierie di Sicilia aveva già fermato le linee produttive a giugno e luglio, bloccando gli impianti per il mese di agosto. Ora, dopo una momentanea ripresa, si blocca di nuovo tutto. Con il problema, per i circa 500 dipendenti della sede di Catania, del posto di lavoro a rischio.
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