La piccola compagnia tedesca ha chiesto e ottenuto che Amazon non compaia su Google rimandando alla vendita di prodotti simili quando si cerca la parola Ortlieb: perché la sentenza può essere rivoluzionaria
Il colosso Amazon deve arrendersi alle richieste della piccola Ortlieb. Deve farlo di fronte alla sentenza emessa dalla cassazione tedesca, che ha imposto alla compagnia di Jeff Bezos di non essere più visibile online con rimandi ad articoli simili quando gli utenti cercano i prodotti della società tedesca.
Ortlieb, azienda che produce borse per biciclette e diversi articoli del comparto ciclistico, aveva citato Amazon a causa di una circostanza estremamente ricorrente per una grossa fetta di realtà aziendali, ma apparentemente irrisolvibile; almeno fino alla recente sentenza.
Fatto il suo nome su Google, la compagnia aveva infatti rilevato le conseguenze negative derivanti dalla comparizione delle pagine Amazon che rimandano alla vendita, sullo stesso portale e-commerce, di prodotti simili ma di aziende rivali.
In sostanza, il catalogo Amazon a cui si trova davanti un utente che scrive la parola ’Ortlieb’ non presenta solo prodotti della compagnia tedesca, ma anche molti articoli simili di altre realtà, rimandandone esplicitamente alla vendita.
Una circostanza - ha sottolineato l’azienda tedesca - che finisce per fare pubblicità ai concorrenti di mercato. La Cassazione ha accolto la richiesta, stabilendo che di fronte a “ricerca specifica” non dovranno comparire reindirizzi Amazon a prodotti di altre società.
Amazon-Ortlieb: la sentenza può essere storica
La decisione presa dalla Cassazione tedesca rischia di lanciare tra le grinfie del mercato un precedente giurisprudenziale importantissimo, che può aprire a una bagarre nel settore e-commerce.
Ortlieb - nata da un’intuizione di ormai 40 anni fa del volenteroso Hartmut Ortlieb, fondatore e proprietario dell’azienda - come tutte le compagnia si è trovata a fare i conti con la presentazione di prodotti affini a quelli ricercati una volta digitato il suo nome su Google.
La causa contro Amazon, mossa da un’accusa di indebita pubblicità alla concorrenza, rischia davvero di fare scuola, e di spingere verso azioni legali centinaia di migliaia di altre realtà.
Secondo l’avvocato che ha gestito la causa, Florian Fuchs, ogni negozio online dovrà fare i conti con questa sentenza, perché - precisa - se si pubblicizzano i prodotti utilizzando Google “si deve fare in modo che alla ricerca specifica corrisponda un’offerta specifica”, in cui non può rientrare la concorrenza.
Intanto le ultime ore stanno lasciando spazio a un vero e proprio coro di voci sorprese per la vittoria in tribunale contro la compagnia di Bezos, e non stupirebbe affatto se ci fossero già molte aziende chine a studiare punto per punto la sentenza.
Potrebbe davvero aprirsi una rivoluzione negli acquisti online?
Intanto Amazon ha contattato la redazione di Money.it specificando quanto segue:
“Come altre aziende, stiamo utilizzando i nostri annunci per far emergere i prodotti più pertinenti da offrire attraverso i nostri siti. In questo modo, aiutiamo i nostri clienti a trovare i prodotti che desiderano. Riconosciamo questa nuova decisione da parte della Corte Federale, ma la stessa Corte ha recentemente deliberato una sentenza, in nostro favore, in merito alle ricerche sul nostro sito: rimaniamo fiduciosi che diventerà presto definitiva e vincolante”.
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