Forum Ambrosetti: digitale, all’Italia serve un reskilling di massa

Dario Colombo

02/09/2022

Sviluppare il capitale umano, darsi una politica industriale digitale, avanzare con il PNRR: i tre obiettivi per il paese che escono a una ricerca presentata a Cernobbio

Forum Ambrosetti: digitale, all’Italia serve un reskilling di massa

Dall’anteprima di una ricerca di The European House - Ambrosetti e Microsoft, che sarà presentata domani agli imprenditori italiani al Forum Ambrosetti di Cernobbio esce un’Italia malconcia in fatto di digitale, ma che, ancora una volta, ce la può fare.
A patto che metta in pratica le indicazioni che sono arrivate anche da chi, come Alec Ross (un “americano con cuore italiano”, si è definito) ha saputo ben consigliare il presidente americano Obama, all’epoca alle prese con la definizione del futuro del lavoro.

La ricerca “Next Generation digItaly - Come promuovere l’integrazione e lo sviluppo di un ecosistema digitale per accelerare l’innovazione e la crescita del Paese”, come ha spiegato Corrado Panzeri, a capo dell’Innovation e Technology Hub di Ambrosetti, è stata fatta con interviste a stakeholder, a 127 imprese sul digitale come stimolo per imprese e filiere, e corroborata da analisi quantitative esistenti.

Un lavoro svolto nei mesi pre-estivi ed estiv,i che ha portato a definire tre messaggi chiari “a chi si candida a futuro leader del paese”.

Obiettivo della ricerca era infatti delineare un quadro di riferimento per la realizzazione di visione di ecosistema digitale per consentire all’Italia di superare indenne i prossimi 10 anni.
Alec Ross, distinguished visiting professor della Bologna Business School all’Università di Bologna e scientific advisor della ricerca, ha sintetizzato le tre necessità: sviluppare il capitale umano, definire la politica industriale digitale, avanzare con il PNRR.

La cultura digitale è al minimo

La mancanza della cultura digitale è il freno principale per l’Italia: le servono 2,1 milioni di lavoratori formati sul digitale entro il 2026.
Sono però 20 milioni i cittadini a cui mancano le competenze digitale per raggiungere gli obiettivi UE stabiliti dal (forse ambizioso?) programma Digital Compass.
E i ritmi (CAGR) di crescita delle competenze digitali non bastano per gli obiettivi 2026: a oggi risuona l’assenza di 1,25 milioni di lavoratori con le minime basi digitali.
Ma non ci mancano solamente le competenze di base: l’Italia è la peggiore in Europa quanto competenze digitali avanzate: mancano 130mila iscritti ai corsi di laurea ICT per raggiungere i tedeschi (ora 40mila gli iscritti).
È uno scandalo” per Ross.

La politica industriale che ancora non c’è

Il cahier de doleance prosegue: ci manca anche una politica industriale del digitale. Eppure, stando a Ross
Non è difficile: la grande e complessa Cina ce l’ha. Io stesso ho gestito lo sviluppo del piano industriale digitale per il presidente Obama nel 2007. E se si può fare in paesi popolosi e complessi così, si può senz’altro fare in Italia”.

Il fatto è che l’ecosistema digitale italiano è sottodimensionato rispetto ai competitor europei: il mercato è troppo frammentato, fatto che ostacola la open innovation.
Se le aziende italiane - dice Ross - fossero dimensionate come quelle tedesche produrrebbero il 14% di PIL in più, 250 miliardi di euro”.
Pertanto non rimane altra scelta che avanzare senza indugio con il PNRR: “Se lo aspetta l’85% delle aziende italiane, che vogliono più banda, meno carta, più competenze”.

Le tre proposte per farcela

La ricerca non ha solamente scoperchiato il pentolone dei problemi, che erano tutto sommato conosciuti e riconoscibili, ma ha anche fornito indicazioni, suggerimenti da indirizzare alle classi politica e imprenditoriale nazionale.

Riguardo il capitale umano digitale, bisogna formare più professionisti con competenze digitali avanzate nel sistema scolastico; intervenire a sostegno dell’upskilling e del reskilling della forza lavoro; usare il digitale come leva di inclusione sociale per colmare i gap territoriali, generazionali e di genere.

Per la politica industriale del digitale bisogna favorire l’integrazione del digitale in tutti i comparti produttivi, con attenzione alle Pmi; colmare il gap dimensionale delle aziende italiane ICT con i competitor europei; stimolare la nascita di nuove aziende e startup innovative.

Per avanzare con decisione sul PNRR bisogna garantire massima continuità e committente sul rispetto di milestone e obiettivi del PNRR; semplificare l’accesso delle Pmi a fondi e bandi per la digitalizzazione del PNRR con una logica di erogazione di contributi; coinvolgere in modo sistematico il sistema privato per accelerare l’implementazione del PNRR.

Per Ross, in sintesi, bisogna creare una vera e propria alleanza per il lavoro del futuro fra sistema pubblico e privato, una cosa multi stakeholder.
Non è difficile - esemplifica, fuori dai denti -. Altri paesi lo hanno fatto. Nord e Sud Carolina 40 anni fa erano la Calabria degli Usa, producevano tessile e tabacco. Hanno creato un’alleanza per il lavoro e l’hanno legata all’istruzione. Oggi sono l’Emilia Romagna degli USA, nel South Carolina c’è la manifattura avanzata, nel North il centro per la digitalizzazione”.

Lavoratori italiani chiamati al reskilling

L’AD di Microsoft Silvia Candiani auspica continuità per il digitale, a partire dal PNRR.
Le competenze sono centrali per la forza lavoro del futuro, per non avere mismatch. Abbiamo un 30% di disoccupazione giovanile, più Neet di tutti in Europa. Per questo sposo il concetto di alleanza pubblico-privato. Il reskilling di massa è l’obiettivo che ci dobbiamo prendere”.

Il ruolo delle aziende nella formazione è importante: “il digitale deve permeare il modo di fare azienda.
Il PNNR ha messo fondi e sgravi interessanti, del 50%. Ma le aziende sono frenate dalla burocrazia. Bisogna trovare modalità di facilitare l’accesso agli incentivi
”.

La direzione c’è, va data continuità dalla politica. “Il paese che ha un ecosistema digitale ricco, fatto da attori locali e internazionali, è un paese che cresce. Tutti gli elementi ci sono, le risorse del PNRR anche, se non ora quando?".

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