Contagi in aumento, obbligo di lockdown e allarme povertà: questo il quadro dell’America Latina colpita dal coronavirus. La maggioranza della popolazione non ha scelta: o resta a casa o sfama la famiglia. Cosa succede?
L’America Latina non è stata risparmiata dall’epidemia. Anzi, il coronavirus sta viaggiando velocemente in questa area del mondo, dove crescono preoccupazione e allarme.
I leader di tutti i Paesi sudamericani hanno ordinato misure restrittive, soprattutto per ordine dei governatori locali. Gli obblighi di restare a casa e di rispettare il distanziamento sociale sono rigorosi anche qui.
Ma il problema è l’effettiva realizzazione dei provvedimenti di contenimento. La povertà diffusa in America Latina, infatti, rischia di far crollare qualsiasi piano di prevenzione contro il coronavirus.
Troppe persone qui non hanno scelta: o restare a casa e rispettare il lockdown, o sfamare la famiglia. Un dilemma tragico, che però sta travolgendo quasi tutti i Paesi dell’area. Cosa sta succedendo realmente in America Latina con il coronavirus?
Se la povertà è più forte del lockdown: il caso America Latina
I numeri parlano chiaro: in America Latina i casi di contagio stanno crescendo. In Cile i positivi al coronavirus hanno superato la soglia dei 10.000; il Brasile è andato oltre i 40.000; l’Ecuador sta sfiorando quota 10.200; l’Argentina ha registrato almeno 3.000 contagiati.
L’emergenza sanitaria, quindi, c’è. Ma sembra non essere la più drammatica. A destare preoccupazione è soprattutto la condizione di povertà dilagante.
In America Latina e nei Caraibi - dove si stima che 113 milioni di persone vivano in barrios, favelas o città a basso reddito - le famiglie stanno lottando per adattarsi ai blocchi per il coronavirus o agli ordini di isolamento sociale a causa di imperativi più immediati: procurarsi il cibo.
In alcuni villaggi argentini, per esempio, si stima che il 60-70% dei negozi siano aperti, per offrire un po’ di generi alimentari. Questo significa anche gente riversata in strada senza distanziamento. Difficile da rispettare persino nelle abitazioni, se una famiglia vive in soli 16 metri quadrati, come spesso accade nelle favelas.
Nella capitale della Colombia, Bogotà, i residenti dei quartieri poveri hanno legato stracci rossi alle loro finestre per segnalare che stanno soffrendo la fame. In più, la polizia antisommossa la scorsa settimana si è scontrata con i residenti a Ciudad Bolívar, un quartiere di montagna, che chiedevano le scorte di cibo promesse dal presidente Iván Duque.
L’allarme fame è reale. Le persone più povere in questa parte del mondo, infatti, si guadagnano da vivere con lavori informali, come la vendita di merce per strada. Il lockdown ha fermato tutto, ma non il bisogno di sopravvivenza.
Per evitare disordini in strada e mantenere il blocco, inoltre, spesso ci si affida a metodi violenti. Come raccontano a Caracas, in Venezuela, le strade sono in gran parte silenziose per merito dei gangster locali che approfittano della paura del coronavirus per prendere il sopravvento. Spesso, nei quartieri poveri e abbandonati.
Cosa aspettarsi in America Latina con il coronavirus?
Lo scenario potrebbe ancora peggiorare in Sud America. Mentre aumentano i contagi, infatti, anche la povertà corre veloce.
Oltre 45 milioni di brasiliani riceveranno uno stipendio di emergenza di 600 reais 113 dollari), sebbene il presidente, Jair Bolsonaro, abbia avvertito che tale sostegno non può continuare per sempre.
In Bolivia, dove oltre l’80% della forza lavoro lavora nel settore informale, la presidente ad interim, Jeanine Áñez, ha annunciato un beneficio di 500 boliviano (73 dollari). Ma per molti è troppo poco e troppo tardi.
Due esempi per evidenziare che il coronavirus in questa zona del mondo rischia di essere molto più impattante che in altri Stati.
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