Lo stesso Walz ha “ammesso ‘di non appartenere alla categoria di chi pensa che necessariamente la Cina debba essere considerata un avversario politico’”.
Kamala Harris ha scartato come vice Josh Shapiro, governatore della Pennsylvania, perché è un ebreo sicuramente più vicino ad Israele che ad Hamas, e le avrebbe molto complicato la campagna in Michigan, patria di troppi islamici pro Palestina. E invece ha scelto Timothy Walz, governatore del Minnesota che ha nell’armadio cadaveri cinesi. Si vedrà se Kamala ha fatto bene, perché Pechino è il nemico strategicamente più pericoloso per gli Stati Uniti e il passato “aumm aumm” e ben radicato di Walz con le autorità cinesi metterà gli americani davanti ad un dubbio non da poco: ci si può fidare di una quinta colonna del PCC, il partito comunista di Xi, quando l’establishment bipartisan ai vertici del Congresso, dal democratico capo dei senatori Chuck Schumer al repubblicano Speaker della Camera Mike Johnson, ha da tempo messo la Cina nel mirino, consapevole che è parte integrante, anzi leader, dell’Asse del Male con Iran e Russia, la minaccia geopolitica più grave per gli Stati Uniti.
L’opinione pubblica americana, in generale, è relativamente disattenta sul pericolo di Pechino. Da una parte Trump vuole imporre tariffe del 20% sui prodotti importati proprio per rispondere al regime comunista/capitalista, che punta alla dominazione economica globale attraverso l’appropriazione scorretta delle licenze USA, ma dall’altra tante corporation e università, e i maggiori network dei social digitali, dello spettacolo, e dello sport americani sono avvinghiati a quel mercato per interesse, e ne subiscono l’influenza. Un soft power capovolto.
La storia di Tim Walz è una di quelle di punta in questo rapporto pelosissimo tra il partito comunista cinese e gli “utili idioti” americani, che lo incoraggiano per trarne vantaggi personali, e miopi. Non secondariamente, i più liberal lo fanno perché la sinistra Usa ha sempre avuto, più o meno alla luce del sole, un’attrazione per il comunismo reale. Prima con Mosca e l’URSS di Stalin, poi con le dittature terzo-mondiste di Castro a Cuba e di Chavez in Venezuela. Fino, appunto, al Partito Comunista Cinese le cui azioni commerciali sono state sdoganate, all’inizio, dal disgelo di Nixon e Kissinger, e poi dall’ingresso di Pechino concesso da Bill Clinton al WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio). [...]
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