Hai bisogno di un anticipo dello stipendio? Ecco come funziona la procedura per richiedere l’acconto al datore di lavoro.
L’anticipo, o acconto, dello stipendio è quello strumento attraverso il quale il datore di lavoro corrisponde una parte della retribuzione prima della data di pagamento ufficiale, o persino prima che il dipendente abbia maturato il diritto al compenso. Questa possibilità può essere utile, ad esempio, per chi ha necessità economiche immediate e intende ottenere una parte dello stipendio in anticipo rispetto alla normale scadenza.
Esistono diverse modalità con cui il lavoratore può richiedere un anticipo sulla retribuzione. Ad esempio, può domandare una parte dello stipendio riferito al mese corrente, con il saldo che avverrà con la prima busta paga utile da cui verrà sottratto l’importo anticipato. In situazioni più complesse, come nel caso di necessità finanziarie urgenti, il datore di lavoro può persino concedere un importo maggiore, pari a due o tre mensilità, definendo un piano di restituzione. Questo, a seconda di quanto stabilito dall’accordo, può prevedere la sospensione del pagamento delle successive buste paga fino al saldo del debito o una trattenuta progressiva con decurtazioni mensili fino al recupero della somma concessa.
Nonostante questa possibilità, la normativa non impone né obblighi né divieti. Non esiste alcuna norma che vieti al lavoratore subordinato di chiedere l’anticipo dello stipendio, né che obblighi il datore di lavoro a concederlo. La decisione finale spetta a quest’ultimo, che può accettare o rifiutare senza necessità di fornire una giustificazione: per il lavoratore si tratta dunque di una facoltà e non di un diritto assoluto.
Nel caso in cui il datore di lavoro acconsenta all’anticipo, occorre rispettare alcune regole, soprattutto in merito alle modalità di pagamento. Inoltre, è consigliabile che la richiesta venga formalizzata in forma scritta e motivata in modo chiaro, per facilitare il processo di valutazione. La trasparenza nella comunicazione tra lavoratore e datore di lavoro è fondamentale per evitare incomprensioni o contestazioni future.
Come richiedere un anticipo dello stipendio
Poiché non esistono norme specifiche che regolano l’anticipo della retribuzione, non vi è nemmeno una procedura standardizzata per avanzare la richiesta. Tuttavia, è opportuno che il lavoratore formalizzi la domanda per iscritto, specificando le ragioni per cui necessita dell’acconto. Una richiesta ben formulata, che evidenzi eventuali necessità urgenti o straordinarie, potrebbe incrementare infatti le possibilità di ottenere il pagamento anticipato.
Nel caso in cui la richiesta venga accolta, il datore di lavoro dovrà rilasciare al dipendente una ricevuta che certifichi l’avvenuto pagamento dell’anticipo. Questo documento deve riportare la data di pagamento, l’importo erogato e la mensilità cui si riferisce. Successivamente, l’importo anticipato verrà sottratto dalla busta paga del mese di riferimento, indicandolo nelle note del cedolino come somma già saldata. In questo modo viene garantita la corretta registrazione dell’anticipo, facilitando il monitoraggio sia per il dipendente sia per il datore di lavoro.
In alcuni casi, le aziende potrebbero adottare delle politiche interne specifiche in merito alla concessione degli anticipi, stabilendo criteri o limiti per evitare eventuali squilibri finanziari. Alcuni datori di lavoro, ad esempio, potrebbero consentire l’anticipo solo in presenza di determinate condizioni, come una comprovata necessità economica o un’anzianità di servizio minima del dipendente.
Modalità di pagamento dell’anticipo
Dal 1° luglio 2018, il pagamento dello stipendio in contanti è vietato per legge. Il datore di lavoro deve utilizzare esclusivamente modalità di pagamento tracciabili, valide anche per gli anticipi sulla retribuzione. Tra i metodi consentiti figurano il bonifico bancario o postale sul conto corrente del lavoratore, come pure il pagamento in contanti presso uno sportello bancario o postale dove il datore di lavoro abbia aperto un conto corrente di tesoreria o l’utilizzo di strumenti elettronici di pagamento e il rilascio di un assegno, purché venga consegnato direttamente al lavoratore o, in caso di impedimento, a un suo delegato.
La firma del dipendente sulla busta paga o sulla ricevuta dell’anticipo non ha alcun valore legale come attestazione dell’avvenuto pagamento, pertanto il rispetto delle modalità tracciabili è essenziale per evitare sanzioni. Qualora il datore di lavoro effettui un pagamento in contanti in violazione della normativa, rischia una sanzione amministrativa compresa tra 1.000 e 5.000 euro, indipendentemente dall’importo dell’anticipo concesso.
La tracciabilità dei pagamenti è molto importante: rappresenta, infatti, una garanzia sia per il lavoratore che per il datore di lavoro, evitando contestazioni future e assicurando la regolarità dei flussi di denaro all’interno dell’azienda. Inoltre, una corretta gestione delle anticipazioni permette di mantenere un bilancio finanziario equilibrato, evitando situazioni di esposizione economica per l’azienda.
Alternative in caso di rifiuto del datore di lavoro
Se il datore di lavoro si oppone al pagamento anticipato dello stipendio, il dipendente può valutare un’alternativa prevista dalla normativa: l’anticipo del Trattamento di fine rapporto (Tfr). In presenza di determinate condizioni, come la necessità di liquidità per l’acquisto della prima casa, la legge consente ai lavoratori subordinati di ottenere una parte del Tfr maturato fino a quel momento, garantendo così una fonte di finanziamento alternativa.
L’anticipo del Tfr può rappresentare una soluzione più strutturata e garantita rispetto all’anticipo dello stipendio, in quanto previsto dalla normativa e concesso in base a criteri precisi. Tuttavia, richiede una valutazione attenta, poiché l’importo anticipato verrà detratto dalla somma finale spettante al dipendente al momento della cessazione del rapporto di lavoro.
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