L’Argentina “non ha più soldi”, ecco il piano economico shock di Milei

Violetta Silvestri

13 Dicembre 2023 - 11:05

In una Argentina in profonda crisi, senza più soldi e sull’orlo del collasso, il piano economico shock di Milei inizia a prendere forma. Cosa sta per accadere nella nazione sudamericana?

L’Argentina “non ha più soldi”, ecco il piano economico shock di Milei

L’Argentina è in piena emergenza economica: non ci sono i soldi; è previsto un peggioramento nei prossimi mesi e il collasso della nazione è ancora una possibilità.

Questo il quadro che emerge poco dopo l’insediamento del presidente neoeletto Milei e del suo Governo. Il ministro dell’economia Luis Caputo ha parlato in televisione alla popolazione argentina, non nascondendo che il Paese si trova in una situazione economica terribile, con una “dipendenza” dal debito, per la quale l’unica medicina è un trattamento shock.

Milei aveva promesso una terapia d’urto anche discutibile, con l’eliminazione della banca centrale e la sostituzione della moneta nazionale con il dollaro. Sebbene queste drastiche misure siano state per ora congelate, le prime mosse per risollevare un’economia sprofondata in una crisi più grave che mai sono apparse comunque radicali.

L’Argentina prova a voltare pagina, in un percorso che appare pieno di ostacoli e che potrebbe costare caro alla già fragile economia nazionale. Le prime misure decise da Milei sono una prova della complessa situazione del Paese.

Argentina, cosa prevede il piano shock per evitare il collasso?

L’Argentina ha annunciato una forte svalutazione della sua valuta e tagli ai sussidi per l’energia e i trasporti come parte delle misure shock che il nuovo presidente Javier Milei ritiene necessarie per affrontare una emergenza economica.

Il ministro dell’Economia Luis Caputo ha dichiarato in un messaggio televisivo che il peso argentino sarà svalutato del 50%, passando da 400 pesos a 800 per un dollaro. Caputo ha anche affermato che il piano sarà doloroso nel breve termine, ma non c’è altra via per ridurre il deficit fiscale e abbattere l’inflazione a tre cifre.

“Per qualche mese saremo peggio di prima”, ha detto Milei, due giorni dopo aver prestato giuramento come presidente della seconda economia più grande del Sud America.

La nazione è colpita da un’inflazione annua del 143%, la sua valuta è crollata e quattro argentini su dieci sono poveri. Il Paese ha anche un deficit fiscale enorme, un deficit commerciale di 43 miliardi di dollari, oltre a un debito di 45 miliardi di dollari nei confronti del Fondo monetario internazionale, di cui 10,6 miliardi di dollari dovuti ai creditori multilaterali e privati ​​entro aprile.

Nell’ambito del piano shock, le gare d’appalto per tutti i progetti di lavori pubblici saranno annullate e alcuni posti di lavoro statali tagliati per ridurre le dimensioni del Governo. L’amministrazione Milei sta anche progettando la riduzione del numero dei ministeri da 18 a 9.

I tagli totali alla spesa ammonteranno al 2,9% del prodotto interno lordo. L’obiettivo del nuovo governo è eliminare l’anno prossimo il deficit di bilancio primario, che non tiene conto del pagamento degli interessi.

Argentina sull’orlo del baratro

I riflettori sono adesso più che mai puntati sulle prossime mosse di Milei e sul riscontro della sua politica d’urto sulle dinamiche monetarie, soprattutto.

Le autorità argentine hanno cercato per anni di rallentare il declino del peso sul mercato ufficiale attraverso controlli valutari e restrizioni sulle importazioni, nel tentativo di proteggere le riserve di valuta estera in diminuzione. Questo mix di misure ha generato almeno una dozzina di tassi di cambio diversi, ostacolando gli affari e gli investimenti nella seconda economia del Sud America.

Durante la campagna elettorale, Milei si è persino impegnata ad abolire del tutto la valuta, a sostituirla con il dollaro americano e a chiudere la banca centrale, ma alla fine ha messo questi piani nel dimenticatoio. Invece, ha iniziato a dare priorità a un programma di aggiustamento fiscale.

Il Governo precedente aveva bruciato le riserve per mantenere la valuta sostanzialmente stabile a 350 per dollaro sin dal voto delle primarie di agosto, quando la sorpresa di Milei aveva mandato i mercati in tilt. Nei mercati paralleli, tale tasso è di circa 1.000.

Crisi senza fine o lenta ripresa? Le previsioni sul declino argentino

Il Fondo monetario internazionale ha definito le misure appena decise “coraggiose” e ha affermato in una dichiarazione che “aiuteranno a stabilizzare l’economia e gettano le basi per una crescita più sostenibile e guidata dal settore privato” dopo “gravi battute d’arresto politiche” negli ultimi mesi.

Gli analisti hanno affermato che le nuove scelte hanno inviato un messaggio forte.

“La svalutazione annunciata ha superato le aspettative del mercato”, ha affermato Shamaila Khan, responsabile del reddito fisso per i mercati emergenti e l’Asia Pacifico presso UBS Asset Management.

“Sono stati annunciati alcuni dettagli sull’aggiustamento fiscale che sarà necessario, come la riduzione dei sussidi e la diminuzione della spesa pubblica. L’attuazione sarà fondamentale”, ha aggiunto.

Caputo, facendo eco alle precedenti promesse di Milei, ha dichiarato anche che il governo cercherà di eliminare gradualmente le tariffe di esportazione, misura che gli agricoltori cercano da tempo. L’Argentina è uno dei principali esportatori di olio e farina di soia trasformati, e il terzo a livello mondiale per il mais.

Gli esperti fanno notare che il dubbio principale è se Milei, la cui coalizione libertaria è solo il terzo blocco più grande al Congresso, sarà in grado di attuare i forti tagli necessari per annullare il profondo deficit fiscale senza spingere il Paese sudamericano verso tumulti e disordini.

“L’aggiustamento sarà doloroso e il percorso da seguire è carico di rischi economici, politici e sociali”, ha affermato Fitch Ratings in un rapporto. Il partito di Milei ha poca rappresentanza nella legislatura e non controlla alcun governatorato provinciale, le alleanze con partiti più influenti e agenti di potere rimangono in continuo mutamento e la situazione sociale è fragile, secondo gli strateghi.

Tutto questo significa che l’Argentina si avvia verso un anno molto complesso, che potrebbe sancire una crisi ancora più profonda con ripercussioni sull’America Latina.

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