I russi sfruttano ancora tecnologie statunitensi per la costruzione delle loro armi. L’indagine dell’esercito ucraino riporta la presenza di microchip di aziende Usa. Cosa sappiamo.
Le armi russe montano microchip stranieri, in particolare provenienti da aziende statunitensi. La scoperta non stupisce. Da tempo infatti le forze militari ucraine stanno smontando i mezzi militari russi per trarne informazioni utili.
In primo piano, passa la notizia dei microchip di aziende statunitensi, ma c’è anche da tenere in considerazione che quegli stessi chip non sono stati prodotti a scopi militari, bensì per gli elettrodomestici.
Gina Raimondo, segretaria al Commercio degli Stati Uniti, l’11 maggio aveva dichiarato in audizione che le sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia stavano funzionando. La prova di tale affermazione risiedeva proprio nell’uso improprio dei chip domestici nelle armi russe. Un aspetto che mette in discussione la propaganda russa sull’avanzamento tecnologico dell’arsenale militare rispetto a quello statunitense. D’altra parte, è vero anche che i due Paesi stanno combattendo una guerra di propaganda militare a colpi di innovazioni, test missilistici e simili.
The War Zone, una rivista online specializzata nell’analisi geopolitica e nella sicurezza nazionale, ha contattato tutti i produttori dei chip trovati all’interno delle armi e dei mezzi militari russi. Le aziende hanno risposto per la maggiore che «non fanno più affari con Russia e Bielorussia» da tempo e che i loro chip non sono pensati per l’uso militare, nonché che a un certo livello della filiera di distribuzione è difficile controllare chi acquista e per quale scopo.
Emerge, secondo un esperto in materia di armamenti militari, che la Russia ha una «totale dipendenza dalla tecnologia occidentale» e che in autonomia non sono in grado di produrre i microchip necessari allo scopo militare. Sempre secondo l’esperto, il ritrovato di microchip statunitensi nelle armi russe dimostra che non c’è abbastanza controllo sulla filiera, anche se le stesse aziende hanno confermato la produzione datata dei chip ritrovati.
Microchip statunitensi nelle armi russe: quali sono
È stata la segretaria al Commercio degli Stati Uniti Gina Raimondo a riportare per prima in maniera ufficiale le testimonianze dell’esercito ucraino. I rapporti ucraini degli esperti, che hanno iniziato a smontare le armi e i mezzi militari russi rimasti a terra o conquistati, riportano i vari nomi dei chip trovati, molti dei quali sono statunitensi.
Nella lista dei microchip si trovano marchi quali Intel, Micrel, Micron Technology, Atmel Corp, AMD, Rochester Electronics, Texas Instruments, Linear Technology. I chip in questione sono stati ritrovati all’interno di:
- un veicolo della difesa aerea Barnaul-T, con 8 microchip statunitensi;
- nel cercatore di direzione di un sistema di difesa aerea Pantsir, con 5 microchip statunitensi;
- nel missile da crociera Kh-101, con 35 microchip statunitensi;
- sistema elettro-ottico della torretta Ka-52 Alligator, con 22 microchip statunitensi.
Il problema della filiera dei microchip e l’assenza di produzione russa
La presenza di microchip nelle armi russe non dimostra un qualche commercio occulto. Possono essere due le spiegazioni: la prima è che la filiera della distribuzione non è abbastanza controllata nelle fasi finali, la seconda è che i microchip ritrovati siano risalenti a prima delle sanzioni economiche verso la Russia.
Le ipotesi possono coesistere e sono entrambe validate dalle prove e affermazioni delle stesse aziende. Infatti, chi ha risposto alle domande di The War Zone ha confermato che non commercia più con Russia e Bielorussia, ma che è difficile controllare dove arrivano i chip una volta immessi sul mercato. Viceversa, i modelli ritrovati sono piuttosto vecchi e, secondo quanto affermato da Raimondo, provengono da lavastoviglie e frigoriferi.
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