Assegno di inclusione più basso del Reddito di cittadinanza per queste famiglie

Simone Micocci

22 Dicembre 2023 - 14:40

Il passaggio dal Reddito di cittadinanza all’Assegno di inclusione non sarà indolore: per queste famiglie il sostegno sarà più basso.

Assegno di inclusione più basso del Reddito di cittadinanza per queste famiglie

Il Reddito di cittadinanza è ormai agli sgoccioli: dopo il pagamento dell’ultima ricarica non resta che attendere il 31 dicembre 2023 per l’addio definitivo alla misura.

Per un sostegno che saluta ce n’è però un altro in arrivo: l’Assegno di inclusione (Adi), riconosciuto solamente a quei nuclei familiari in cui sono presenti componenti minori, disabili, over 60 oppure in condizione di svantaggio e inseriti in programma di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificato dalla pubblica amministrazione.

Con la possibilità di farne domanda subito è stata data continuità al sostegno, assicurando alle famiglie che stanno per dire addio al Reddito di cittadinanza e soddisfano i requisiti per il nuovo Assegno di inclusione di ricevere il primo pagamento già a gennaio 2024.

Tuttavia, è importante sottolineare che non è detto che l’importo percepito con l’Assegno di inclusione sia lo stesso di quello fino a oggi previsto con il Reddito di cittadinanza.

Ci sono famiglie, infatti, che rischiano una riduzione (che come vedremo potrà essere compensata cumulando l’Adi con altre misure). La ragione sta nel fatto che le regole per il calcolo dell’Assegno di inclusione sono differenti da quelle del Reddito di cittadinanza, con una “penalizzazione” tanto per i componenti maggiorenni quanto per quelli minorenni.

Assegno di inclusione più basso del Reddito di cittadinanza per le famiglie con figli

Come prima cosa è bene ricordare che tanto il Reddito di cittadinanza quanto l’Assegno di inclusione vengono così calcolati:

[(6.000*Parametro di scala di equivalenza) - Reddito familiare]/12

La formula di calcolo è la stessa, ma a cambiare è il relativo parametro di scala.

A tal proposito, le prime famiglie a ricevere un Assegno di inclusione più basso rispetto al Reddito di cittadinanza sono quelle con figli minorenni.

Rispetto al Rdc, infatti, il parametro di scala di equivalenza assegnato ai minori è più basso, il che significa che si riduce l’integrazione massima percepita dalle famiglie con figli.

Nel dettaglio, si passa da uno 0,2 a:

  • 0,15 per i minori fino a 2 anni;
  • 0,10 per tutti gli altri.

Quindi, con il Reddito di cittadinanza per ogni figlio minore poteva spettare fino a un massimo di 100 euro (entro un certo limite), mentre con l’Assegno di inclusione si scende a 75 euro per i figli fino a 2 anni, 50 euro per tutti gli altri.

Prendiamo come esempio una famiglia composta da un genitore e due figli minori (di età superiore ai 2 anni): con il Reddito di cittadinanza l’integrazione massima è di 700 euro al mese, 8.400 euro l’anno. Ciò significa, ad esempio, che con un reddito familiare di 2.000 euro spettava un Rdc di circa 533 euro.

Con il passaggio all’Assegno di inclusione, invece, l’integrazione massima scende a 7.200 euro, quindi 600 euro al mese. Con un reddito di 2.000 euro annui, quindi, di Adi spetterebbero 433 euro circa.

Va detto però che alla riduzione del sostegno mensile si aggiunge l’aumento dell’Assegno unico: mentre nel caso del Rdc spettava solamente un’integrazione, con l’Assegno unico ne spetta il valore intero (ma bisogna farne distinta domanda).

Riprendiamo l’esempio di cui sopra: con il Rdc di Assegno unico spettavano 89,20 euro per ogni figlio, mentre con il passaggio all’Adi e il pagamento per intero si sale a 189,20 euro.

Tra Assegno unico e Assegno di inclusione, quindi, si prendono circa 811 euro, mentre oggi la somma complessiva era di soli 711 euro.

Per quanto l’Assegno di inclusione possa sembrare più basso, quindi, generalmente per le famiglie con figli la riduzione è compensata dall’incremento dell’Assegno unico.

Assegno di inclusione più basso del Reddito di cittadinanza per le famiglie con maggiorenni occupabili

Va peggio alle famiglie in cui ci sono componenti maggiorenni di età compresa tra i 18 e i 59 anni che sono nella condizione di poter lavorare. Con il Reddito di cittadinanza, infatti, questi erano considerati nel nucleo familiare e per ognuno di questi era assegnato un parametro di scala di equivalenza pari a 0,4.

Ciò significa che un nucleo composto da un maggiorenne ha diritto a un’integrazione fino a 6.000 euro l’anno (500 euro al mese), con due maggiorenni di 8.400 euro (700 euro) e con tre maggiorenni di 10.800 euro (900 euro al mese).

Con l’Assegno di inclusione, invece, l’integrazione sarà sempre di 500 euro mensili e 6.000 euro l’anno, in quanto il maggiorenne che è nella condizione di poter lavorare non è considerato nel parametro di scala di equivalenza.

Il che potrebbe persino comportare il mancato accesso al beneficio: pensiamo ad esempio a un nucleo composto da due maggiorenni con reddito familiare di 7.000 euro, che con il Reddito di cittadinanza ha comunque goduto di circa 116 euro di integrazione mensile (1.400 euro l’anno) mentre non potrà accedere all’Assegno di inclusione visto che supererà la soglia limite di 6.000 euro.

Non ci sono differenze, in quanto sono considerati nel parametro di scala di equivalenza, i maggiorenni che:

  • hanno un’età superiore a 60 anni;
  • si prendono cura di un familiare disabile;
  • si prendono cura di un figlio di età inferiore ai 3 anni o di almeno 3 figli minori.

Nel caso dei maggiorenni disabili, invece, vi è persino un incremento poiché da un parametro di scala dello 0,4 si passa a uno dello 0,5: in tal caso, quindi, spetta un aumento fino a 250 euro al mese anziché i 200 euro del Reddito di cittadinanza.

Per i maggiorenni che invece sono in una condizione di grave disagio bio-psicosociale, purché inseriti in programmi di cura e di assistenza certificati dalla Pubblica amministrazione, la riduzione sarà invece contenuta: questi, infatti, sono comunque considerati nel nucleo ma ai fini del parametro di scala viene assegnato un valore di 0,30 anziché di 0,40. Ciò significa che l’aumento non sarà fino a 200 bensì a 150 euro.

Compensare la riduzione dell’Assegno di inclusione con il Supporto per la formazione e il lavoro

Va detto che al pari dei minori, anche per la decurtazione prevista per i maggiorenni è possibile compensare la perdita cumulando l’Assegno di inclusione con un’altra misura.

Si tratta del Supporto formazione lavoro, sostegno che spetta a quei componenti occupabili non percettori di Reddito di cittadinanza o comunque non inseriti nel parametro di scala di equivalenza dell’Assegno di inclusione che prendono parte alle iniziative di formazione e orientamento al lavoro come indicate nella piattaforma SIISL.

A coloro che accedono al SFL spetta un assegno di 350 euro mensili, quindi persino più dei 200 euro della quota maggiorenni riconosciuta nel Rdc. Tuttavia, questo beneficio spetta per un massimo di 12 mesi non rinnovabili: quindi l’incremento sarà limitato a un anno (mentre l’Assegno di inclusione viene percepito la prima volta per 18 mensilità, mentre dai successivi rinnovi si scende a 12 mesi).

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