Assegno postdatato, quando è legale e sanzioni previste

Veronica Caliandro

10 Gennaio 2025 - 12:50

Che cos’è un assegno postdatato e soprattutto è legale? Ecco cosa c’è da sapere in merito e quando si rischia di incorrere in sanzioni.

Assegno postdatato, quando è legale e sanzioni previste

A partire dall’acquisto un’auto fino ad arrivare a voler fare un prestito ad un amico o al proprio figlio, sono tante le volte in cui ci ritroviamo a dover spostare dei soldi dal nostro conto a favore di quello di un altro soggetto. Proprio in tale ambito giungono in nostro aiuto i vari strumenti di pagamento, quali ad esempio carte di credito, bancomat e assegni.

Proprio soffermandosi su quest’ultimi, oggi porremo la nostra attenzione sull’assegno postdatato. In particolare vedremo nei dettagli di cosa si tratta, se è un metodo legale e quando, purtroppo, si rischia di incorrere in pesanti sanzioni. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo tutto quello che c’è da sapere su tale argomento.

Cos’è un assegno postdatato

L’assegno postdatato è in pratica un assegno bancario che presenta una data di emissione successiva a quella in cui viene effettuata la compilazione. In tale circostanza chi riceve l’assegno si impegna a non incassarlo prima della data indicata sul titolo. A titolo di esempio se oggi, 9 gennaio 2025, si compila un assegno inserendo il 6 febbraio o un’altra data successiva, allora l’assegno viene considerato “postdatato”.

Nel caso posto come esempio, quindi, il soggetto beneficiario si impegna a non incassare l’assegno prima del 6 febbraio. In questo modo il soggetto che emette l’assegno può pianificare il pagamento tenendo conto delle proprie esigenze finanziarie e della disponibilità di fondi sul conto corrente. Nonostante si tratti di una pratica abbastanza utilizzata, è bene sapere che l’assegno postdatato è considerato un illecito amministrativo per cui si rischia di incorrere in pesanti sanzioni. Nei paragrafi successivi vedremo cosa prevede la normativa vigente.

Gli assegni postdatati sono legali? Ecco cosa dice la legge

In base a quanto previsto dal decreto legislativo numero 507 del 30 dicembre 1999, emettere un assegno postdato non è considerato un reato penalmente perseguibile. Si tratta comunque di un illecito amministrativo. In particolare, sotto la voce «Trasformazione dei reati in illeciti amministrativi», all’articolo 1 si legge quanto segue:

«Sono trasformate in illeciti amministrativi , soggetti alle sanzioni stabilite dagli articoli 2 e 3, le violazioni previste come reato dalle leggi comprese nell’elenco allegato al presente decreto legislativo e da ogni altra disposizione in materia di produzione, commercio e igiene degli alimenti e delle bevande, nonché di tutela della denominazione di origine dei medesimi, fatta eccezione per i reati previsti dal codice penale e dagli articoli 5, 6 e 12 della legge 30 aprile 1962, n. 283, e successive modificazioni ed integrazioni».

L’assegno in sé, quindi, è valido. Lo stesso non si può invece dire per il patto tra le due parti di postdatare la riscossione che non ha alcuna validità legale.

Si può incassare un assegno postdatato?

Se è pur vero che emettere un assegno postdatato è considerato un illecito amministrativo, questo non vuol dire che tale titolo sia nullo. La normativa vigente, infatti, rende nullo il patto di postdatazione fra le parti interessate, ma non rende invalido il titolo. Ne consegue che il credito può provvedere alla relativa riscossione. Ma non solo, può incassare immediatamente i soldi spettanti, ovvero prima della data formalmente indicata sull’assegno.

In questo caso, infatti, l’importo dell’assegno viene corrisposto il giorno stesso in cui viene presentato, a patto che l’emittente regolarizzi il titolo. È bene ricordare, infatti, che l’assegno è un titolo pagabile a vista, ovvero in qualsiasi momento e a favore di chiunque se ne trovi in possesso. L’accordo di postdatazione è nullo da un punto di vista civilistico e deve considerarsi come se non fosse mai stato siglato tra creditore e debitore.

Come regolarizzare un assegno postdatato

Un assegno postdatato espleta la stessa funzione di una cambiale. Si tratta, infatti, di una promessa di pagamento futura per un’obbligazione attuale. In caso di acquisto di un titolo cambiario bisogna pagare un’imposta di bollo. Quest’ultima, però, non viene onorata nel caso in cui si emetta un assegno postdatato.

Ne consegue che utilizzare l’assegno come forma di garanzia di un futuro pagamento viene considerato un modo per evadere l’imposta di bollo che deve essere assolta con la cambiale, costituendo pertanto una forma di evasione fiscale. Per sanarla bisogna provvedere alla regolarizzazione del titolo, tramite regolare adempimento dell’imposta proporzionale, calcolata proprio come accade per le cambiali. In particolare bisogna versare il 12 per mille dell’importo della somma dell’assegno postdatato e le sanzioni previste in materia di bollo.

Assegno postdatato e sanzioni

Emettere un assegno postdatato non è di per sé un reato. Diverso è il caso in cui un soggetto provveda alla relativa emissione con la consapevolezza che non c’è e non ci sarà una copertura adeguata. In tal caso, come sottolineato anche dalla seconda sezione della Cassazione con la sentenza numero 33441 del 29 luglio 2015 viene considerato un reato di truffa aggravata.

Mancare dai pagamenti, è bene sottolineare, viene considerato un inadempimento contrattuale, a cui può seguire un’azione civile per ottenere un risarcimento del danno e recuperare il relativo importo. Una condotta di questo tipo ricade nel penale, però, se il debitore rassicura il creditore sulla certezza del pagamento dell’assegno, attuando veri e propri raggiri.

Dal punto di visto delle sanzioni amministrative, in caso di assegno scoperto, il debitore deve pagare una sanzione pecuniaria base che oscilla da 516 euro a 3.099 euro. Tale cifra può raddoppiare fino 6.197 euro per importi superiori a 10.329 euro o in caso di recidiva.

Protesto

Nel caso in cui il titolo di credito, al momento della presentazione, risulti scoperto, scatta inevitabilmente il protesto. Si tratta di un atto pubblico attraverso cui il pubblico ufficiale accerta formalmente il mancato pagamento dell’assegno. Ma non solo, il Prefetto predispone una sanzione pecuniaria per il debitore che ha emesso un assegno a vuoto. Per avviare la procedura il soggetto interessato deve rivolgersi ad un notaio, un ufficiale giudiziario o un segretario comunale.

I tempi per richiedere il protesto sono stabiliti dalla legge e sono pari a 8 giorni se l’assegno è stato emesso nello stesso Comune in cui si chiede di incassarlo. In caso contrario è possibile effettuare tale richiesta fino a 15 giorni. In ogni caso viene dato un preavviso al debitore, a cui viene concesso un certo lasso di tempo entro cui mettersi in regola ed evitare di incorrere in pesanti sanzioni. A tal proposito si ricorda che chi emette un assegno postdatato rischia di dover pagare una sanzione pari al 2,4% del valore del titolo di credito.

Argomenti

# Banche

Iscriviti a Money.it

Trading online
in
Demo

Fai Trading Online senza rischi con un conto demo gratuito: puoi operare su Forex, Borsa, Indici, Materie prime e Criptovalute.