Riportare l’azione delle autorità politiche sotto la disciplina del mercato finanziario è un errore.
Dopo anni di politica monetaria eretica, i “falchi” della BCE e delle altre banche centrali vorrebbero ristabilire criteri “market based” di compravendita dei titoli. L’idea è che il banchiere centrale deve acquistare o usare come collaterali solo titoli ben valutati dal mercato. Se il mercato li rigetta, anche l’autorità monetaria deve considerarli spazzatura e lasciarli al loro destino. In sostanza, torna alla ribalta la vecchia litania liberista del mercato finanziario “efficiente”: il mercato non sbaglia mai nella valutazione dei titoli.
E’ quindi alla sua accorta disciplina che dovremmo sottostare tutti, incluse le autorità di politica economica. Ma le libere forze del mercato sono davvero così efficienti? La vasta aneddotica sui boom e gli improvvisi crolli di borsa sembrerebbe indicare il contrario. Tuttavia, per trarre conclusioni robuste serve di più. Gli studi del premio Nobel per l’economia Robert Shiller, e altri simili, verificano se la tesi del mercato efficiente sia confermata o smentita dall’evidenza empirica.
Questi studi partono da una considerazione. Se il mercato fosse davvero efficiente, allora gli attuali prezzi di mercato dei titoli dovrebbero essere determinati dal valore scontato dei redditi futuri – dividendi, interessi, ecc. – che si possono prevedere in base all’utilizzo ottimale di tutte le informazioni oggi disponibili.
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