Italia al voto, le proposte economiche di Noi Moderati in vista delle elezioni politiche. Scuola, stipendi, flat tax, pensioni e sanzioni: l’intervista di Money.it a Maurizio Lupi.
Stipendi dei professori più alti, aumenti in busta paga fino a 200 euro detassati per i lavoratori, più detrazioni sulle spese di istruzione per i figli, ristori immediati per famiglie e imprese colpite dal caro-bollette e difesa della pensione di cittadinanza. Sono queste le proposte economiche, lanciate in vista delle elezioni politiche, di uno dei leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, intervistato da Money.it.
Secondo l’esponente della la cosiddetta “quarta gamba” del centrodestra nella prossima legge di Bilancio bisogna “partire dalla scuola”, mentre vanno mantenute le sanzioni alla Russia che “stanno funzionando” e la flat tax “va studiata tecnicamente” prima di ogni possibile riforma. Quanto alle coperture, Lupi cita le “semplificazioni” burocratiche, ma anche la crescita del “tasso di crescita strutturale” che porterebbe “maggiori entrate fiscali”.
Qual è il primo intervento, quello che ritiene prioritario, che inserirebbe nella prossima legge di Bilancio?
Vorremmo partire dalla scuola. Ai diciottenni non bisogna dare una dote, ma una scuola di qualità, una scuola collegata con il mondo del lavoro e che dia concrete prospettive di occupazione. Questa è la vera dote con cui entrare nel mondo adulto. Allora due proposte: adeguiamo lo stipendio dei nostri professori a quello dei loro colleghi europei e inseriamo criteri di valutazione che premino il merito; secondo, rendiamo effettiva anche economicamente la parità scolastica (qui le forme possono essere diverse, dal voucher alla detrazione della retta all’aumento dei fondi per le paritarie). Sono obiettivi da raggiungere gradualmente, nel corso della prossima legislatura, ma sono ormai irrinunciabili.
Caro-bollette e crisi energetica: nella vostra alleanza Salvini propone uno scostamento di bilancio da 30 miliardi per abbassare i costi e poi puntare sul nucleare, Meloni frena sul nuovo debito e sottolinea che per il nucleare ci vorranno decenni, quindi meglio accelerare sui rigassificatori. Voi siete sempre stati cauti sul ricorso a nuovo debito: ora cosa proponete?
Serve un decreto ristori per le imprese aiuti per le famiglie: niente scostamento di bilancio, usiamo i fondi europei già in possesso delle regioni e immediatamente utilizzabili come già successo per il Covid. Serve l’accordo della Commissione europea, ma è in questi casi che si vede se la solidarietà tra paesi del Vecchio continente è una promessa o una realtà.
Nel centrodestra ci sono posizioni diverse sulle sanzioni alla Russia. Secondo voi stanno funzionando abbastanza? Vanno ridotte o rafforzate?
Le sanzioni stanno funzionando, altrimenti Putin non chiederebbe di toglierle in cambio del gas. Non lo penso io, lo dice un report del governo russo. Vanno mantenute, non sono un’esibizione muscolare di facciata, l’Unione europea sta facendo sul serio. Comportano sacrifici? Valutiamoli e cerchiamo di alleviarli.
Una volta al governo volete rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale varato da Draghi? Ed eventualmente di quanto aumentarlo (lato lavoratori e lato imprese) per far crescere il netto in busta paga?
Oltre al taglio del cuneo fiscale noi vogliamo che l’imprenditore che vuole aumentare lo stipendio a un proprio dipendente sino a 200 euro non paghi un euro in più al fisco, oggi gli costa oltre 500 euro. Ovviamente questa proposta vale per i redditi fino a 35.000 euro.
Questione tasse: oltre alla pace fiscale, quante e quali imposte proponete di abbassare? E la flat tax al 15% o al 23% non rischia di essere troppo onerosa? Meglio la formula “incrementale” di Meloni?
La prima “tassa” da abbassare è il costo della burocrazia: le imprese spendono 57 miliardi e 312 ore l’anno in adempimenti burocratici che comportano una mancata crescita del Pil di 70 miliardi di euro. Iniziamo da qui. Un altro modo per alleggerire la pressione fiscale è aumentare la possibilità di detrarre le spese per l’istruzione dei figli. Quanto alla flat tax, usciamo dagli scontri ideologici, per le partite Iva già esiste (per i giovani e per chi fattura sotto i 65.000 euro) e ha una formula “incrementale” così come richiede la nostra Costituzione. Va studiata tecnicamente, non bisogna dare risposte semplicistiche a problemi complessi.
Un vostro esponente ha detto che è meglio introdurre i voucher e ridurre la pressione fiscale piuttosto che finanziare il Reddito di cittadinanza. Andrebbe abolito o modificato?
L’eliminazione dei voucher per i lavori saltuari è stato un errore e un boomerang per il mercato del lavoro, soprattutto per i giovani. Quanto al reddito di cittadinanza, va riformato. Costa 8 miliardi l’anno, noi proponiamo di mantenerlo per chi è inabile al lavoro (3 miliardi) e di dare i restanti 5 miliardi alle imprese che assumono chi oggi lo riceve. La dignità e l’aiuto vero è nel lavoro, non nell’assistenzialismo.
Capitolo pensioni: cosa fare alla scadenza di Quota 102? E la pensione minima va aumentata?
La sorprenderò, ma questo è il caso in cui pragmaticamente ritengo che un provvedimento dei 5 Stelle abbia dato una risposta concreta a un problema sociale reale: la pensione di cittadinanza, un contrasto concreto alla povertà delle persone anziane. Attenti a toccarlo. Per il resto vale il programma del centrodestra: un sistema di “flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso alla pensione, favorendo il ricambio generazionale”. Quanto alle minime, è evidente che vadano adeguate al crescente costo della vita.
Proponente anche di rafforzare l’assegno unico familiare, aumentare a 1500 euro le detrazioni per le spese scolastiche, un super ammortamento al 110% alle imprese per costruire asili aziendali e far crescere del 10% la retribuzione di insegnanti e infermieri: dove trovare le risorse necessarie?
Le risorse non si recuperano solo da tagli alla spesa pubblica. C’è un capitolo “semplificazioni” che può essere molto significativo in tal senso. E poi non dobbiamo ragionare in termini di crescita invariata. Tutte le proposte che facciamo o hanno come obiettivo lo sviluppo, la crescita del Pil, o sono inutili esercizi di contabilità. In questo senso faccio mie le parole di Mario Draghi in un intervento all’Accademia dei Lincei: “Dobbiamo crescere di più di quanto si stima oggi, anche per contenere l’aumento del debito”. Se portiamo il tasso di crescita strutturale dell’economia oltre quello che avevamo prima della crisi sanitaria, saremo in grado di aumentare le entrate fiscali abbastanza da bilanciare l’aumento del debito che abbiamo emesso durante la pandemia”. Questo vale a maggior ragione oggi, dopo la guerra in Ucraina e la crisi energetica che sta colpendo famiglie e imprese. La decisione della Bce di aumentare i tassi d’interesse fa prospettare un periodo difficile, proprio per questo serve un robusto intervento di semplificazione della burocrazia che può accelerare la crescita. Dobbiamo riuscire a fare in tre anni ciò che facevamo in sette. Il segreto della nostra crescita, oltre che nella capacità di resilienza delle nostre imprese, è anche lì.
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