Da locomotiva del fenomeno delle meme stock, le azioni Robinhood sono finite per diventare a loro volta uno di quei titoli che, senza una vera ragione specifica, fanno registrare performance stellari.
Le azioni Robinhood si confermano sotto i riflettori. Se all’inizio della sua avventura in borsa gli operatori avevano scomodato lo “schadenfreude”, il termine tedesco che significa “piacere provocato dalla sfortuna (altrui)”, dopo qualche seduta è più appropriato fare ricorso al concetto di karma.
Secondo questo principio, un’azione «virtuosa» genera una o più rinascite positive, mentre un’azione «non virtuosa» ne innesca di negative.
Se Robinhood ha rappresentato lo strumento preferito dei trader più spregiudicati e inconsapevoli per spingere le c.d. “meme stock”, una volta sbarcata Wall Street è rimasta vittima delle stesse logiche.
Azioni Robinhood: due sedute da record
Dopo un debutto in profondo rosso, -8% rispetto ai 38 dollari di partenza, martedì scorso le azioni hanno messo a segno un +24% per salire del 50% il giorno dopo fino ad un picco di 85 dollari (+82% nelle prime fasi di contrattazione). Una volta iniziata la ritirata, giovedì il titolo ha messo a segno un -27,6%.
Azioni Robinhood, grafico a 5 minuti. Fonte: TeleTrader
Dopo aver rappresentato lo strumento preferito di chi puntava a far salire artificialmente il prezzo di un titolo per poi scaricarlo, Robinhood è finita per diventare essa stessa una “meme stock” come GameStop ed AMC Entertainment.
Cause del balzo
Secondo i dati elaborati da VandaTrack, Robinhood martedì ha registrato un balzo dei volumi di 10 volte rispetto alla prima seduta della settimana e mercoledì scorso è stata la terza azione più acquistata sulle piattaforme retail. Mercoledì, nelle prime tre ore di contrattazioni, sono passati di mano oltre 100 milioni di pezzi.
Nel caso della società fondata da Vlad Tenev e da Baiju Bhatt, il boom potrebbe essere partito dall’avvio delle negoziazioni sulle opzioni: in particolare, Cathie Wood, la guru dei sette fondi d’investimento che fanno capo alla sua Ark Investment Management, sarebbe stata particolarmente attiva.
E’ possibile che la notizia dello shopping da parte di quella che è stata ribattezzata la “broker di Dio” abbia fatto scattare un tam-tam che, alimentato dai social network e dalle app di messaggistica, sia alla base della trasformazione di Robinhood in meme stock.
Cause del crollo
Ma, come detto, al balzo ha fatto seguito un tonfo che potrebbe non essersi concluso. Secondo le indicazioni contenute in un filing della Securities and Exchange Commission, una dozzina di investitori della prima ora (tra cui Andreessen Horowitz, Iconiq Capital, Greenoaks Capital e Ribbit Capital) avrebbero annunciato l’intenzione di vendere poco meno di 100 milioni di azioni.
In diversi casi si tratta di investitori intervenuti per fornire fondi di emergenza qualche mese fa, quando il boom delle meme stock ha innescato un rialzo dei requisiti di copertura, e, con prezzi di oltre 30 punti percentuali maggiori rispetto all’IPO, è particolarmente allettante passare all’incasso: per fare due esempi, dall’operazione Ribbit Capital dovrebbe guadagnare quasi un miliardo di dollari (988 milioni) mentre Andreessen Horowitz si porterà a casa oltre 470 milioni.
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