Cosa accadrà al mercato azionario nel 2023? Tutto dipende dalle mosse delle banche centrali, Fed in testa, e dall’impatto sulla crescita. Con una recessione Usa, le azioni crolleranno del 25%.
Le azioni sono destinate a guadagnare o ad affondare nel 2023? Si intensificano le previsioni sull’andamento del mercato azionario del prossimo anno, con un focus su Wall Street.
Secondo i ricercatori di Deutsche Bank, è probabile che una recessione statunitense indotta dagli sforzi della Federal Reserve per frenare l’inflazione arrivi entro la metà del 2023 e inneschi un calo netto e “temporaneamente doloroso” delle azioni.
Le previsioni: cosa può accadere agli asset di rischio e perché un tonfo del 25% è possibile.
Crollo delle azioni del 25% nel 2023: la previsione
David Folkerts-Landau e Peter Hooper di Deutsche Bank hanno scritto in una nota che i principali mercati azionari sono visti affondare del 25% rispetto a livelli leggermente superiori a quelli odierni con una recessione negli Stati Uniti, per poi riprendersi completamente entro la fine del 2023, supponendo che la recessione duri solo diversi trimestri.
I due ricercatori hanno citato l’inflazione persistentemente elevata dei salari e dei prezzi negli Stati Uniti e in Europa, guidata da una domanda robusta, mercati del lavoro ristretti e shock dell’offerta come basi sulle quali hanno elaborato questa previsione. Con prezzi guidati al rialzo, le banche centrali opereranno con tassi in aumento, trainando un rallentamento e il crollo azionario.
Stime simili sono giunte da diversi esperti negli ultimi mesi. A luglio, il leggendario investitore Jeremy Grantham ha avvertito che le azioni potrebbero crollare del 25%. Ad agosto, l’analista di ricerca di Citi Christopher Danley ha scritto che i titoli legati ai chip potrebbero diminuire di tale entità mentre gli investitori entrano nella “peggior recessione dei semiconduttori in un decennio”.
All’inizio di questo mese, un team di analisti di Morgan Stanley guidati da Mike Wilson hanno insinuato che l’S&P 500 potrebbe vedere un ulteriore ribasso fino al 25% in caso di recessione.
Una flessione potrebbe già essere in corso in Germania, dove ha sede Deutsche Bank, e nell’Eurozona a causa dello shock energetico innescato dall’invasione russa dell’Ucraina, hanno ricordato gli analisti del gruppo tedesco.
Nel frattempo, la Fed e la Banca centrale europea sono determinate a ridurre l’inflazione nei prossimi anni, e “non sarà possibile farlo senza rallentamenti economici almeno moderati negli Stati Uniti e in Europa e aumenti significativi della disoccupazione.”
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Da evidenziare che ad aprile, Deutsche Bank è diventata la prima grande banca di Wall Street a prevedere una recessione negli Stati Uniti. E a giugno ha visto il rischio che l’inflazione acceleri o che non deceleri abbastanza velocemente.
Intanto, venti avversi e contrastanti soffiano sull’azionario. Le azioni statunitensi hanno registrato un aumento la scorsa settimana dopo che i verbali dell’ultimo incontro della Federal Reserve hanno indicato che i responsabili politici si aspettano un ritmo più lento degli aumenti dei tassi.
Lunedì 28 novembre, tuttavia, le ondate di proteste in Cina contro le misure Covid hanno innescato forte sfiducia nei mercati finanziari, con tutti e tre i principali indici azionari, incluso il Dow Jones Industrial Average che sono sprofondati.
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